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Il granata di San Precario

Foto Paolo Pavan

Sotto le granate / Torna la nostra rubrica con un approfondimento dedicato alla San Precario, polisportiva antirazzista padovana

Maria Grazia Nemour

Il granata è lo sfondo più appropriato per raccontare suggestioni legate al calcio. In questi tempi di quarantena da vittorie del Toro – anzi di più, magari fossero solo 40 dì – pagine di appassionante storia granata le ho sentite raccontare dalla San Precario, Polisportiva antirazzista padovana. La filosofia giocata dalla San Pre è oggettivamente una minaccia, risulta addirittura offensiva per il nostro splendido calcio neoliberista: lo sport è welfare, non business.

Il Presidente della San Pre non risulta essere il nipote di Che Guevara, è semplicemente un onesto sportivo che qualche anno fa, in reazione a calciopoli, crea una società che vede nel gioco la possibilità di aumentare il benessere psico-fisico di una comunità, una società dove i fondamentali sono il rispetto dell’avversario e la volontà di opporsi a ogni forma di razzismo e discriminazione. Lo sport come lingua universale che accoglie chi arriva da “un po’ più in là” – come i rifugiati –  e include chi è fuori dal gioco, come i detenuti di Padova. Perfino Famiglia Cristiana dedica alla San Pre articoli di elogio per i valori universali che esprime in campo. Politica nella sua essenza più pura: ricerca della felicità condivisa. Sarà perché a San Precario si votano milioni di italiani derubati di uno dei valori fondamentali della Costituzione italiana, il lavoro.

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Una San Pre che tanto ricorda il Sankt Pauli. Assonanza di santi nel nome, di teschi nello stemma e di valori rappresentati sul campo e sugli spalti. Proprio quel Sankt Pauli che continua a tifare e giocare uno sport di welfare e non di business, che nelle ultime settimane continua a rimarcare come le squadre della Bundesliga debbano essere costituite per il 50+1 da partenariato popolare, denunciando Hopp, il maggior azionista dell’Hoffehneim, che elude il sistema utilizzando partner di comodo. Ma l’Hoffehneim cresce, vince, va in Champions, sarà proprio il caso di privilegiare il welfare, quando si può ricavare grande business?

Una San Pre che si dimostra anarchica – la direzione ostinata e contraria presente sull’home page del suo sito ne è chiara indicazione – e sostanzialmente anti-Matteo, che sia Renzi o Salvini poco importa, quello che importa sono le scelte pro o contro la tolleranza, l’inclusione, la partecipazione. Qualche settimana fa un coro anti-Matteo – privo di insulti ben inteso, perché la San Pre esprime opinioni, ripudia l’odio – è stato intercettato dai ligi arbitri di terza categoria, e sanzionato con una multa di 150 euro. L’oggetto della multa non fa riferimento a minacce o inviti alla violenza, è piuttosto una battuta di spirito: comportamento canzonatorio e oltraggioso nei confronti di un partito e di un personaggio politico italiano. “Un provvedimento singolare – ha commentato il presidente della FigcVeneto, perfino lui… – a memoria non ne ricordo di simili”.

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In Italia sugli spalti ci si può trasformare in scimmie e dai vertici della Lega si possono definire handicappate le calciatrici, ma ciò che assolutamente non viene tollerato è il canzonare un Matteo. La San Pre paga la multa, e dichiara che continuerà a tifare senza cambiare direzione: contro il razzismo e il sessismo, ostinatamente a favore della tolleranza e dell’inclusione. E cosa c’entra ‘sto santo color granata, senza posto fisso e senza certezze, col Toro? Non so, forse in periodi di epidemie si va alla disperata ricerca di spiritualità, così io mi voto a lui e accendo un cero per il nostro martoriato Toro, augurandomi che San Pre ci faccia la grazia: più welfare e meno business. Al nostro Presidente invece, in questo periodo di influenze, auguro di non buscarsi quella esercitata da Agnelli, di influenza, quanto cercare anticorpi in Olivetti, che poneva al centro delle sue politiche la fidelizzazione: il Toro siamo Noi, facciamoci contagiare da idee sane, che ci guariscano.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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