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Il mondo di Claudio Ranieri

Loquor / Torna l'appuntamento con la rubrica a cura di Carmelo Pennisi

Carmelo Pennisi

“Ci sono quelli che creano un nuovo spazio. Questi sono i poeti del gioco”.

Osvaldo Soriano

A volte, rientrando a casa di sera, ci si dovrebbe fermare un attimo a pensare alla luce che si accende premendo semplicemente un interruttore. Perché un semplice atto quotidiano, non dovrebbe mai fare dimenticare quanta fatica ci sia voluta per ottenerlo. Una luce che si accende la si dovrebbe sempre considerare come una sorta di miracolo, perché per migliaia di anni l’umanità non ha potuto nemmeno desiderarla o sognarla all’interno di un proprio riparo o abitazione. Ci dovrebbe essere  una  vocina  a sussurrare: “non dare mai per scontato ciò che hai facilmente a disposizione”. Albert Einstein affermò come esistano “due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente sia un miracolo. L’altro è pensare che ogni cosa sia un miracolo”, e se c’è una cosa che Claudio Ranieri ha regalato agli abitanti di Leicester, è proprio la consapevolezza  di acchiappare la vita come possibilità di essere felici.

Perché tutto, appunto, può essere vissuto come un miracolo. Se uno nasce nella città della “Grande Bellezza”, ha in sé le qualità per riconoscere le potenzialità di ogni “Paperino” presente nel mondo. Sa quanta fatica fa ogni mattina, il Papero più famoso della storia, per affrontare il giorno con ottimismo, dato che viene dagli ennesimi rovesci del giorno precedente. E allora, quest’uomo nato nel cuore di Roma, nel descrivere il suo lavoro usa parole semplice, ma efficaci: “”ho scelto di fare questo lavoro perché mi rende felice. Rendere felici le altre persone e i miei tifosi, tutti i miei sacrifici vengono ripagati da questo”. Sono dichiarazioni di amore non solo per lo sport, ma per la gente, dette da un personaggio costantemente e  misteriosamente sottovalutato da tutta la stampa nostrana. Di uno tornato a casa dopo aver vinto la guerra contro Troia, e l’unica consolazione  è quella di non aver trovato i “Proci” a bivaccare tra le sue stanze,  insidiando la sua Penelope . Per il resto un silenzio strano a circondarlo, come se non avesse realizzato una vittoria che all’inizio del campionato era data 1 a 5000. Praticamente, scommettendo sul Leicester, si aderiva ad uno nuovo manifesto dell’utopia. Ed è chiaro come le utopie siano più tensioni morali ed esistenziali alle quali ambire solo per provare a migliorare un po’ il grigiore delle nostre miserie quotidiane. “Il nostro pensiero di una felicità futura è sempre chimerico: ora ci inganna la speranza, ora ci delude la cosa sperata”, scrive Arthur Schopenahuer, forse in un afflato troppo pessimistico, perché ingannato da una intelligenza consapevole dell’impossibilità di ottenere non solo tutte le cose sperate, me nemmeno una minima parte di queste.

Ma Ranieri, come tutte le persone pragmatiche, conosce fin troppo bene la storia dei due passi che avvicinano e dei due passi che allontanano, e sa come l’unico antidoto a questo gioco snervante a cui la vita sottopone sia l’utopia, che serve per continuare a camminare. Serve a non fermarsi davanti a qualcuno o qualcosa instancabile nel ripeterti come tanto non ce la farai mai. E se anche si riuscisse a prendere in considerazione la possibilità di qualche vittoria, da qualche parte giungerebbe, fatale, la domanda inesorabile: “mettiamo pure qualche vittoria sia possibile, perché dovresti essere proprio tu ad ottenerla?”. Il “Daily Mail”, uno dei più autorevoli quotidiani britannici nel 2016 definì l’affermazione delle “Foxes”, la “più grande favola sportiva di sempre”, sancendo così l’ingresso delle favole nel mondo della realtà. Connotandola come una favola, il “Daily Mail”, probabilmente non rendendosene conto, posizionò fuori dalla realtà la cavalcata in testa alla “Premier League” della squadra delle “Midlands Orientali”, come ci fosse stata una sospensione idilliaca del mondo per dare un’improbabile buona notte chissà da che cosa. Anche quel titolo, quindi, fu una sorta di involontario sgambetto a Claudio Ranieri, visto come la semantica contribuisca abitualmente a creare scenari di mondo artificiali, poi convertiti in naturali.

La battaglia vinta in terra inglese da Ranieri, è stata tutto tranne che una favola; la concorrenza in quel campionato fu spietata, e il Leicester era circondato da sceicchi arabi, oligarchi russi e dal fatturato “monstre” del Manchester United. Era più facile venire sconfitti come Riccardo III a Bosworth, teatro della battaglia finale della “Guerra delle due Rose”. D’altronde la recente scoperta in un convento francescano di Leicester, nel 2012, dei resti di colui che fu l’ultimo condottiero della casata degli York, non presagiva niente di buono, visto che anche a Bosworth, nel 1485, le cose erano cominciate bene. Ma nonostante sia stato definito da tutti “unfit”(inadatto) e un “perdente di successo”, il tecnico romano non si da per vinto nemmeno dopo la sconfitta con l’Arsenal a quattro giornate dalla fine, che fa presagire a tutti la sconfitta in un campionato già vinto. Ma siccome più che di una favola, si sta parlando di un’impresa, il Leicester va a prendersi il punto necessario per la sua storica vittoria nel “Teatro dei Sogni”  mancuniano costruito a suo tempo da Matt Busby. Il gol decisivo lo segna Wes Morgan, un gigante dai 100 chili di peso originario della Giamaica e con la suggestione di un pallone nella testa. E’ il simbolo, Wes, di una “banda dei perdenti” che ha messo al centro del suo attacco un metalmeccanico, Jamie Vardy, con la fissazione di passare ogni tempo libero dal lavoro alla caccia di un pallone.

Quel Leicester non è Cenerentola(ancora un riferimento favolistico…) come vorrebbe la “Cnn”, ma una forsennata ricerca dell’impresa attraverso un balzare da un’utopia all’altra, man mano che le giornate della Premier si dipanavano. Prima una salvezza tranquilla, poi un posto in “Europa League” tramutatosi in una partecipazione in “Champions”, infine la vittoria del campionato, ultima stazione dell’utopia realizzata. “Il migliore sistema di distruggere un’utopia è realizzarla”, scrive Chesterton, ma non credo Ranieri volesse distruggere niente, perché in realtà lui è proprio il simbolo dell’archetipico italico: pragmatico, scaltro, intuitivo, pronto a varcare ogni tipo di frontiera sconosciuta, proteso a costruire certezze. L’essere sedotti dall’ignoto e la propensione a costruire certezze, possono apparire quasi un ossimoro, ma è proprio in questo ossimoro misterioso a risiedere la forza e il fascino degli italiani. Una sconosciuta Vicky, dal mercato di Leicester, manda all’attuale tecnico della Sampdoria un messaggio video in cui lo ringrazia per quando di incredibile abbia fatto per la sua città, e gli ricorda come lì tutto lo ameranno per sempre. Una vecchia ed elegante signora lo rassicura come a Leicester parleranno di lui per almeno i prossimi trent’anni, e chiosa con decisione: “siamo fieri di te”. Ma sir Claudio non è il tipo da montarsi la testa, è solo soddisfatto di aver regalato tanta gioia a della gente della porta e dell’oltre porta accanto. Ranieri è una persona perbene, mai una parola fuori posto, mai la manifestazione di un rancore personale, semplicemente un sorriso e una parola buona per tutti. E’ uno di quegli italiani a far sentire orgogliosi di essere nati in questa splendida lingua protesa verso il Mediterraneo, e che avrebbe dovuto da noi essere onorato in ben altri modi.

Fossi stato il Presidente della nostra Repubblica lo avrei invitato per un colloquio privato speciale, per rendere chiaro a tutti come la Nazione fosse orgogliosa di questo suo figlio. Avrebbe dovuto essere invitato dalle più importanti trasmissioni italiane, affinché il servizio reso da quest’uomo all’immagine del Paese fosse rimasto impresso persino nella mente degli adolescenti. Invece niente di tutto questo è successo, e abbiamo dimenticato rapidamente il protagonista della più grande impresa sportiva di ogni tempo. E’ struggente fino all’inverosimile, il video che una giovane donna di Leicester dedica a colui che fu il mister del riscatto di una comunità intera: “se fossi qui ti abbraccerei. Hai creato qualcosa di speciale per questa città”. La stessa giovane donna, nel video, ha aggiunto come “la città di Leicester sarà per sempre testimone che se credi nei tuoi sogni le favole possono realizzarsi”. Ma ci rendiamo conto cosa ha fatto quest’uomo venuto dall’Italia? Caro Claudio, se ti avessi davanti ti abbraccerei anch’io. Lo so, non è molto, ma è tutto quel che posso darti. E un’ultima cosa: grazie.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.