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Non facciamo confusione

Il Toro nella Testa / Torna l'appuntamento con la rubrica di Marco Cassardo: "Avete presente la pietosa parabola del Genoa ostaggio di Preziosi? Ecco, difficile immaginare qualcosa di diverso con una società come la nostra"

Marco Cassardo

Le ultime tre vittorie consecutive non hanno certo cambiato il mio pensiero sulla gestione Cairo. Sono sempre più convinto che una società che per tirchieria e dabbenaggine omette di rizollare il campo di gioco e di costruire una mensa al Filadelfia sia una roba da “Scherzi a parte”. Così come ormai mi sembra superfluo rammentare il disgusto provato per l’esperimento sociale in Primavera. Insomma, non voglio ripetermi, la preoccupazione è tanta perché in tutti noi è presente lo spettro di una deriva inarrestabile. Sappiamo che, con una società priva di ambizione, il destino è di scendere qualche gradino alla volta e ritrovarsi ben presto (temo già il prossimo anno in caso di dipartita del Gallo e di Sirigu) a lottare per la retrocessione. Avete presente la pietosa parabola del Genoa ostaggio di Preziosi? Ecco, difficile immaginare qualcosa di diverso con una società come la nostra.

Però mi sembra giunto il momento di fare distinzioni precise tra società, staff tecnico e giocatori perché respiro, allo stadio e sui social, aria di infantilismo, come se la situazione ci stesse sfuggendo di mano.

Dunque, dev’essere chiaro a tutti che l’obiettivo della contestazione in atto è Cairo, in particolar modo “l’esperimento sociale” fatto in Primavera in occasione di Torino-Napoli e Torino-Inter e proseguito, in modo diverso, anche successivamente. Non è un caso che in Primavera, nonostante sia desolatamente vuota di cuori granata, continuino ad abbondare steward e recinzioni e divieti. Gli amici presenti domenica scorsa mi hanno parlato di un clima di controllo degno della Cambogia ai tempi di Pol Pot. Dopo lo scandalo, siamo al ridicolo.

Cairo, dunque, è il responsabile unico della depressione e della rabbia che in questi ultimi tempi ha fiaccato la tifoseria granata. Ma non facciamo confusione, ragazzi. La squadra deve essere sostenuta con tutte le nostre forze e con il colore e il calore di cui siamo capaci. Certo, Sirigu e il Gallo forse dimenticano che li abbiamo applauditi anche dopo sconfitte ignominiose, ma il loro grido d’allarme va ascoltato con serenità e realismo per una serie di motivi:

1) proviene da due fenomeni degni di entrare nella galleria dei “grandi” della storia del Toro

2) dobbiamo fare di tutto per convincerli a sposare la causa granata nonostante una società che non lascia spazio ai loro (e nostri) sogni

3) La loro rabbiosa esultanza al fischio finale di Torino-Bologna è l’unica “cosa granata” che ci rimane; denota senso di appartenenza e passione

4) non è colpa di Meitè e di Ola Aina se dispongono di piedi non esattamente angelici

5) Non è colpa né di Mazzarri né dei giocatori se in quattordici anni Cairo non è riuscito a costruire un centrocampo degno di questo nome

6) Non è colpa né di Zaza né di Verdi se Cairo li ha acquistati per un totale di 40 milioni circa mentre Lotito con la stessa cifra ha portato a casa Immobile, Milinkovic Savic, Luis Alberto e Lazzari

7) Il mister piace a pochi. La sua propensione per rosa corta, Fila chiuso e alibi fa venire l’orticaria. Il riferimento a Chiellini è stato un autogol clamoroso, ma Mazzarri è comunque un grande lavoratore e, soprattutto, ha la squadra con lui (basti pensare all’abbraccio di Ansaldi dopo il gol di Verona). Cosa serve contestarlo e fischiarlo ad ogni occasione? Assolutamente a nulla, tanto il suo destino è segnato e a fine stagione se ne andrà.

https://www.toronews.net/columnist/il-toro-nella-testa/linsostenibile-grigiore-di-chi-non-sa-amare/

Dunque lasciamo stare la squadra, sia in campo sia fuori campo. Ho trovato sgradevole, ad esempio, l’irrisione di Izzo colpevole di aver citato Bukowski. Evitiamo di fare le portinaie rabbiose sempre pronte a spiare dal buco della serratura e a parlar male dei condomini. Sosteniamo un gruppo che, nonostante evidenti limiti qualitativi e quantitativi, sta dando tutto quello che ha nel serbatoio. I fatti, al momento, parlano di un Toro ancora in corsa sia per la Coppa Italia sia per un posto valido per l’Europa. La contestazione facciamola pure, prima e dopo la partita, nell’intervallo, quando vogliamo, ma evitiamo di contaminare di negatività i novanta minuti della partita e, soprattutto, individuiamo il bersaglio giusto, perché altrimenti facciamo come quei mariti che, accecati dalla rabbia, per fare dispetto alla moglie si tagliano le palle.

Non solo i tifosi, ma tutte le componenti del mondo granata si stanno avvitando in una spirale puerile in cui ci si fa i dispetti a vicenda; puerile Mazzarri, che continua a imporre gli allenamenti a porte chiuse il primo giorno della settimana quando toccherebbe a lui per primo, capo del gruppo, un gesto di distensione; puerili i giocatori, che da qualche domenica fanno gli offesi e dopo la partita non vanno più sotto la curva a salutare i tifosi.

Facciamo gli adulti, non facciamo confusione ed evitiamo autolesionistiche banalizzazioni; tutti, ma noi per primi, che teniamo alla maglia granata (l’unica cosa che realmente conta) mille volte di più di quanto ci tengano società, allenatore e giocatori.

https://www.toronews.net/columnist/il-toro-nella-testa/riflessioni-sulla-gestione-cairo/

PS ogni volta che scrivo un articolo per Toro News qualche tifoso si diverte ad attaccare la redazione dichiarandosi sbalordito che un pezzo critico nei confronti della società abbia superato la censura oppure pensando che torno a scrivere perché ho espiato la pena inflitta dal Torino Fc alla www. Le cose non stanno cosi; non ho alcun contratto con Toro News; gratuitamente e quando ho qualcosa da dire invio articoli i quali, in due anni, non sono mai stati modificati nemmeno di una virgola. E’ la gioia di non essere a libro paga di nessuno, bellezza.

Marco Cassardo, esperto in psicologia dello sport e mental coach professionista.

E’ l’autore di “Belli e dannati”, best seller della letteratura granata

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