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LA LEGGENDA E I CAMPIONI

Gianni Bui. Pennellate granata

Gianni Bui. Pennellate granata - immagine 1
Torna la rubrica "La Leggenda e i Campioni" di Gianni Ponta, dedicata a Gianni Bui
Gianni Ponta

“È lui, è lui, è Gianni Bui!”, gridavano i tifosi in Curva Maratona.

Durante lo stupendo campionato 1971-1972, nel suo Torino tremendista e dannato (dalla sezione arbitrale di Gorizia-Cormons), che per noi granata rimarrà sempre Campione d’Italia, l’allenatore Gustavo Giagnoni alternò con la maglia numero 11:

-Giovanni Toschi (13 presenze, 2 goal)

-Livio Luppi (17 presenze, 1 sola rete)

-Gianni Bui (18 volte in campo, 9 reti).

Il dinoccolato e molto tecnico Gianni Alessio Bui, un pivot che con la fronte metteva la palla dove voleva, spesso sui piedi di Pulici ma più spesso ancora direttamente in porta. Secondo Salvatore Lo Presti, la “torre” Bui aveva raggiunto vertici di straordinaria saggezza calcistica, giunto com’era alla sua piena maturità sul piano tecnico. Il 26 marzo 1972 si giocò il derby, Torino-Juventus 2-1. Massimo Gramellini lo ha definito il giorno che vorrebbe replicare all’infinito; quella partita rivelò a noi granata il più bel Torino dopo Superga. Vantaggio bianconero di Anastasi, pareggio granata su punizione “a foglia morta” di Sala (30’), nel corso della ripresa assalti ripetuti dei granata fino a portare il terzino Fossati e il mediano Agroppi nell’area juventina sotto la Curva Filadelfia, per segnare il punto definitivo con Agroppi stesso, il granata in quel momento più lontano dalla Maratona (20’ s.t.). Ebbene, poco dopo il goal di Agroppi si ricorda una giocata…Bui, nel cerchio di centrocampo, distese la gamba destra e fece partire un bolide a mezz’altezza che impegnò seriamente il portiere bianconero Carmignani a 50 metri di distanza, ad evitare di subire il terzo goal!

La domenica precedente il Torino aveva battuto la Fiorentina, facendo esclamare all’allenatore viola Liedholm:”avevo previsto tutto, ma non un Bui così”.

La punta granata segnava entrambe le reti: al 33’ lanciato da Agroppi e al 78’ con una spettacolosa lecca al volo, dopo puntata incontenibile di Sala. Così l’indimenticabile Sandro Ciotti di “La Stampa”:”il cronista riferendosi a Bui usa una nomenclatura, quella di “torre” resa popolare dal pivot del basket…tuttavia l’espressione richiama fatalmente l’immagine di qualcosa di granitico e immobile, fa torto al nostro nella misura in cui ne sottace l’intelligenza calcistica…fra le torri che si limitano ad ancorarsi al centro dell’area in attesa dei cross e Bui c’è una notevole differenza. Gianni si muove per l’intera area d’attacco, rientra in appoggio, segue il suo avversario diretto, cerca spazio sulle fasce laterali per scambi e cross che ne testimoniano l’altruismo. Suffragato da un discreto ambidestrismo, da una straordinaria autorità nel corpo a corpo (come andiamo a raccontare tra poco) e nei duelli aerei, la sua azione riesce quasi sempre producente nella misura in cui ne esalta anche il fatto, troppo spesso ignorato dai tecnici, che il calcio risolve il 90% delle impostazioni offensive nei cross e che quindi le squadre capaci di camminare in classifica sono le stesse che dispongono di punte capaci di sfruttare in acrobazia le traiettorie…”.

Marzo 1973. Di nuovo derby! Dai ricordi del mio amico Wilmer, allora diciottenne in curva con i Fedelissimi…solita posizione in Maratona…Spinosi, Furino, “Morgan” Morini picchiano come fabbri. Scarsamente redarguiti. Il terzino romano suole lavorare ai fianchi coi pugni l’avversario per tagliargli il fiato, come nella boxe. Gara dura in casa loro per il calendario, ma lo stadio è teatro granata. Spiovente in area della goeba sotto di noi, tutti alla caccia del pallone, il numero 2 bianconero si appresta ad intervenire su Bui, i pugni serrati per colpire…vediamo il gomito sinistro di Gianni affondare nelle strisce bianconere che si deformano…confusione e l’azione sfuma, il prode difensore s’ingobbisce piegato in due dolorante, impetuoso si alza l’urlo “È lui, è lui, è Gianni Bui!”. Abbiamo poi vinto con goal di Pulici e una punizione finalizzata da Aldo Agroppi. Spinosi girava a metri di distanza da Gianni…

Torino-Roma.

Sotto la Maratona, tra i pali il portiere giallorosso Alberto Ginulfi…cross forte e teso di Marino Lombardo, Bui in rincorsa stacca perentorio ad incornare, la torsione potente, lo stadio ammutolito per una frazione di secondo aspettando qualcosa, la fucilata si stampa sulla traversa. Che roba, ragazzi! Chi ne fu spettatore ha ancora nelle orecchie il “paaac” del pallone sul legno e ha conservato l’immagine di Bui in splendida solitaria elevazione, mezzo metro sull’avversario. Un vero spettacolo di coordinazione aerea, Bui ebbe con l’allenatore Giagnoni qualche incomprensione tattica. E non avrebbe potuto essere diverso: d’altronde vulcanico era il tecnico, mentre Bui era ragionatore, comunque incisivo nello sfruttare le proprie innate doti d’improvvisatore. Con l’allenatore sardo fu costretto al compromesso, peraltro molto positivo, fino al punto di rischiare…lo Scudetto. Nel Toro ha svezzato giovani leoni, uno su tutti Graziani, che negli anni d’oro ha incornato palloni da ogni posizione e altrettanti ne ha offerti a Pulici, e nel movimento -anche nella posizione- c’era qualcosa che apparteneva ancora a Bui. Gianni Bui ha fatto tanto nel Torino, anche dopo. È stato allenatore nel settore giovanile e osservatore, soprattutto mentore ed educatore di Gianluigi Lentini, fino a portarlo e presentarlo, dalla sua squadra Berretti, a Sergio Vatta per un precoce impiego in Primavera.

Lasciato il calcio, Gianni Alessio Bui si è finalmente potuto dedicare alla pittura. Gli piace allontanarsi dal linguaggio classico, immaginare qualcosa di nuovo, fare anche “ritratti in modo magari anche contorto ma unico”. Nell’astratto,che ama in modo particolare, esprime una sensibilità in cui forme e colori arrivano a compendiarsi, con tratti forti o forme sinuose, chiaroscuri o tinte forti, con effetti sorprendenti.

Un credito particolare al dott. Paolo Ferrero autore del libro “Dentro un colbacco granata”, Editrice Il Punto, maggio 2001

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