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Ci va pazienza con i geni, anche perché è destino di chi non lo è non riuscire a vedere con quegli stessi occhi, quindi temerne o deriderne le scelte. Paura e spocchia sono le scorciatoie mentali di chi non capisce, paura e spocchia generano mostri.Godiamoci Radonjic e accettiamone le flessioni, le incertezze e i passi falsi: fanno tutti parte del suo essere unico, sono le molte facce di una moneta polidimensionale destinata a rilucere. Sono rari gli istrioni calcistici, i mattatori del rettangolo verde. Come i grandi interpreti vanno aspettati con la certezza che, da un momento all'altro, potranno donarci la giocata memorabile, quella che vale il prezzo del biglietto e la somma di tutte le arrabbiature patite fino a quel momento.
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Cerci era un altro di questi e si è perso per strada sul più bello, dopo averci regalato pietre preziose di bel gioco e una bordata all'ultimo istante (sempre contro il Genoa, vittima designata dei nostri frombolieri), destinata ad iscriversi tra i momenti d'oro della storia granata.
Sono fragili, i geni del calcio. E spesso autolesionisti.
Vanno capiti, incitati e qualche volta sopportati.
Sempre in bilico su un filo sottile a cavallo tra il paradiso e l'inferno pallonaro.
Un bel peso da sopportare, la gloria.
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