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Caro Nkoulou: i patti si rispettano, ma anche i contratti

Editoriale / Se "un uomo si definisce dal rispetto che ha per la parola data", caro Nkoulou, che considerazione dovrebbe avere il Torino di te?

Nicolò Muggianu

Se "un uomo si definisce dal rispetto che ha per la parola data", caro Nkoulou, che considerazione dovrebbe avere il Torino di te? Un grande giocatore - e questo e fuori discussione - che negli anni si è contraddistinto per la sua educazione ed il suo professionismo in campo. I grandi giocatori però, come spesso accade, sono accompagnati da ambizioni altrettanto grandi. E così, dopo appena un anno, a Nkoulou il Torino è iniziato a stare stretto. Fin qui niente di sconvolgente, visto che i tifosi granata negli anni si saranno ormai abituati alla tiritera del "non tarpiamo le ali". Mai però era accaduto, che un giocatore condizionasse con i suoi mal di pancia un obiettivo importante come l'Europa League.

E dice il vero Nkoulou quando afferma che un professionista vero "ha il dovere di informare il suo datore di lavoro se non è nelle condizioni ottimali per compiere il suo dovere". Peccato che un "professionista vero" dovrebbe altresì comunicare tali esigente prima di una partita (come accaduto, coerentemente, contro il Sassuolo) e non dopo. Ecco perché, guardando il terzo gol del Wolverhampton nel playoff d'andata, ai più maliziosi sarà venuto il dubbio che Nkoulou non fosse concentrato al 100%; vedendo il camerunese stendere un tappeto rosso per l'1-3 di Gimenez. Sia chiaro, e questo ci tengo a sottolinearlo: non è solo colpa di Nkoulou se il Torino è uscito contro il Wolverhampton, ma quando si scherza con il fuoco alla fine ci si brucia sempre.

Veniamo ora al discorso della parola data. Quale "parola data" dovrebbe valere di più di un accordo firmato e controfirmato dalle parti? Per altro Nkoulou, nel suo comunicato, fa riferimento a una presunta "promessa" fattagli dalla società. Promessa attribuita da Cairo a Petrachi e poi smentita dall'ex ds granata tramite un comunicato stampa fatto pervenire in serata all'Ansa (LEGGI QUI). Solo i protagonisti dei fatti sanno se la storia raccontata sia più o meno conforme alla realtà ma, e questo è un dato di fatto, ormai il vaso si è rotto e non resta che riflettere riguardo cosa sia meglio da fare. Pensare a quale sia il bene del Torino e del gruppo, che più volte si è detto pronto a riaccogliere Nkoulou ma che poi - in caso di ritorno del camerunese - dovrà fare i conti con la realtà dei fatti. Con un giocatore che potrebbe giocare titolare nonostante tutto quello che è successo a discapito di chi, in situazioni personali persino più complicate, ha scelto la via del lavoro per dimostrare qualcosa alla società.

E ha ragione Nkoulou anche quando afferma che il "silenzio non è sempre sinonimo di colpevolezza". Perché il silenzio non sarà sinonimo di colpevolezza, ma anche mandare un comunicato a un organo di stampa senza il permesso della società - infrangendo in questo modo il regolamento della stessa - beh, non è esattamente il metodo migliore per calmare le acque in piena burrasca. Era sacrosanto che anche Nkoulou avesse la possibilità di raccontare la propria versione dei fatti, ma prima, ci sembra altrettanto doveroso che l'ex Marsiglia risolvesse i problemi all'interno dello spogliatoio. Pensando prima al gruppo, ai suoi "fratelli", piuttosto che a difendere le proprie ragioni davanti all'opinione pubblica.

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