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E’ ancora il caso di contestare?

Editoriale / Il Torino di Mazzarri deve tenere i piedi per terra ma torna a crescere: e i punti di ritardo rispetto alla scorsa stagione sono solo due

Gianluca Sartori

Dopo la vittoria del Torino a Brescia avevamo affermato che una rondine non fa primavera. Ora le "rondini", anzi le vittorie, sono diventate tre nelle ultime quattro partite (due delle quali ottenute senza il giocatore più forte, Belotti). La banda Mazzarri si sta tirando fuori dal tunnel in cui si era ficcata. Non era scontato: dopo la figuraccia fatta in casa della Lazio l'avventura di Mazzarri sulla panchina granata sembrava avviata sulla via di una repentina conclusione.

Chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto dirà che le ultime tre vittorie del Torino sono arrivate grazie a una dose non indifferente di buona sorte. In parte è vero, sia per alcuni episodi che sono girati bene, sia per il fatto di aver trovato avversarie nel loro momento peggiore o quasi. Su questo, la trasferta di Verona ci leverà qualche dubbio. Chi il bicchiere lo vede sempre mezzo pieno parlerà invece di rimonta in atto verso le zone alte della classifica: in effetti, oggi il Torino è a un punto dal settimo posto che potrebbe aprire una finestra sull'Europa.

Noi proviamo ad avere equilibrio: rimaniamo scettici, al momento, di fronte all'idea che questa squadra possa davvero rientrare nella lotta per l'Europa. C'è però da riconoscere: 1) che il gruppo sia tornato gruppo, con una sua unità di intenti; 2) che sta ritrovando solidità difensiva; 3) che anche sul piano della produzione offensiva qualche timido miglioramento si vede (se il primo tempo contro la Fiorentina si fosse concluso sul 2-0 per i granata, non ci sarebbe stato nulla da dire); 4) che Mazzarri è ancora riconosciuto dai giocatori come la loro guida.

Proprio il tecnico è stato oggetto di una contestazione che, ormai, non ha più senso di esistere. Manifestare dissenso quando le cose vanno male, per una tifoseria, è sempre lecito e a volte doveroso, purchè lo si faccia in modo civile (chi butta bombe carta - peraltro dopo una vittoria - non può definirsi tifoso, per non parlare di chi lo giustifica o addirittura lo elogia). E di errori ne sono stati fatti, da parte di tutte le componenti del club, nessuna esclusa: altrimenti i risultati sarebbero stati migliori. Ma dati alla mano dopo 15 partite il Torino ha solo due punti in meno dell'anno scorso. Nulla di cui essere fieri, ma gli estremi per una sollevazione popolare non ci sono. Il Torino, oggi, va lasciato lavorare in serenità: il campionato è ancora lungo e il calcio è strano.