Già con il Genoa, con due giorni di allenamento alle spalle, Zapata era andato vicino a procurarsi un rigore e a fare gol (palla a fil di palo, era stato fermato per un fuorigioco dubbio che il Var avrebbe potuto smentire). A Salerno poi Duvan ha giocato una partita maiuscola. Non ha segnato né realizzato assist, ma solo la sua presenza scenica lì davanti ha influito in occasione del primo gol (duello aereo vinto su corner) che del terzo (movimento a svuotare l’area di rigore portando via un uomo). Per fisico e tecnica è perfetto per giocare spalle alla porta con due trequartisti a fianco ma anche per attaccare la profondità.
Il calcio è uno sport dove la squadra conta prima di tutto, ma certi giocatori contano più di altri e Zapata è tra questi. C’è la sensazione che davvero la società non potesse fare acquisto migliore nel contesto di quegli ultimi giorni di mercato, per dare un segnale di voler migliorare davvero la squadra e provare ad abbandonare la dimensione di aurea mediocritas degli ultimi tempi. Il rovescio della medaglia è che ora c’è da gestire la situazione di Sanabria, che può diventare delicata: reduce dalla sua miglior stagione, il capocannoniere vede ora chiudersi la porta del campo. Serviranno intelligenza e buonsenso da parte sua e di chi lo dovrà gestire.
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