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Oltre la retorica

Editoriale / Anche gli ultrà granata si allineano contro la ripresa del calcio. Ecco perché è una posizione poco ragionevole

Gianluca Sartori

Con alcuni striscioni esposti al Filadelfia, anche la parte più calda del tifo granata si è allineata al pensiero dominante del tifo organizzato in molte parti della penisola italiana. Il calcio sarebbe un mero orpello, secondo questa corrente di pensiero; ci sono cose molto più gravi a cui pensare e, siccome c’è chi continua a morire di coronavirus, è oltraggioso pensare alla ripartenza del pallone. Una visione questa che, a dire il vero, è condivisa non solo dagli ultrà ma anche da molti tifosi “normali”.

Costoro dimenticano che il calcio in Italia non è solo uno sport ma una vera e propria industria. Di calcio vivono tantissime persone, l’indotto coinvolge moltissimi lavoratori di vari settori economici, e il calcio partecipa grandemente al gettito erariale. Sbaglia insomma di grosso chi pensa solo agli stipendi di Ronaldo e Lukaku. Il calcio quindi deve provare a ripartire come tutte le altre realtà lavorative. Fuori dalla retorica, non è una mancanza di rispetto; è vero che purtroppo tanta gente muore, ma se possibile la vita deve andare avanti e per farlo non si può aspettare che si arrivi a zero contagi o che venga reso disponibile un vaccino anti-coronavirus.

Ma la conclusione del campionato è realmente fattibile? Questo è un altro discorso ed è naturale e lecito avere dei dubbi. Non si può e non si deve pensare di ripartire solo per motivi economici senza ridurre il più possibile i rischi per la salute dei calciatori e di chi sta loro intorno. Al tempo stesso, ha ragione chi dice che il sottoporre a tampone i lavoratori del calcio non deve impattare sulle necessità del resto del paese. Proprio per questo è chiaro che ci sono delle perplessità sul fatto che alla fine l’operazione Serie A possa avere successo; dubbi che il comunicato del Cts alimenta ulteriormente. Ma che il calcio provo a ripartire non è una cosa da biasimare.