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EDITORIALE

Ottanta minuti di vuoto

Ottanta minuti di vuoto - immagine 1

È difficile non rimanere colpiti in negativo dalla versione arruffona e inconcludente del Torino visto a Cagliari

Gianluca Sartori

Quando solo negli ultimi dieci minuti crei tre occasioni (malamente vanificate) per vincere una partita, ti viene da chiedere cosa sarebbe successo se il resto della partita fosse stato giocato allo stesso modo. Sono stati ottanta minuti di vuoto pneumatico quelli giocati dal Torino a Cagliari, sul campo di una squadra penultima in classifica e sotto pressione. E trovato il vantaggio solo grazie a un episodio, i granata non sono nemmeno stati capaci di preservarlo.

Per giudicare il valore di una prestazione occorre sempre tenere presente il valore dell’avversario e, così come era stata lodata la prima mezz’ora del Torino contro l’Empoli meglio posizionato in classifica, ora occorre notare che contro il Cagliari la banda Juric ha fatto un evidentissimo e rilevante passo indietro. In trasferta questa squadra non riesce proprio ad esprimersi: come già successo a Venezia e La Spezia, è mancata la personalità e la determinazione di imporre il proprio gioco sul campo di una squadra con l’acqua alla gola e bisognosa di fare punti. Chi ha seguito il Torino negli ultimi anni conosce bene la capacità delle squadre di Mazzarri di inibire il gioco avversario, però è difficile non rimanere colpiti in negativo dalla versione arruffona e inconcludente del Torino visto a Cagliari.

Occorre sempre guardare il lato positivo e così deve fare Juric: il Torino almeno ha interrotto la striscia di ko in trasferta e inoltre è importante, per il tecnico, aver recuperato i piedi buoni di Rodriguez e Ansaldi. Però se questa parte di campionato serviva a delineare quali sono le prospettive della squadra, i due punti nelle ultime tre partite non autorizzano certo alcun volo pindarico ed è arrivata un’altra conferma del fatto che l’orizzonte granata di quest’anno è un campionato di metà classifica. E può andar bene così, considerando da dove si era partiti, purché a un passo avanti (in casa) non ne corrisponda sempre uno indietro (in trasferta).

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