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EDITORIALE

Quindici giorni per ribaltare il Toro

Cairo Torino-Cremonese Coppa Italia foto Nderim Kaceli

Per evitare sofferenze in quindici giorni serve fare quello che non si è fatto nei due mesi precedenti

Gianluca Sartori

Tutto è bene quel che finisce bene? Stavolta no, non è così. La sudatissima vittoria ai rigori contro una buona squadra di Serie B come la Cremonese non può far passare in secondo piano la negativa prestazione del Torino, troppo brutta anche tenendo in considerazione la scusante degli infortuni. “Sono preoccupato”, dice Juric, e il tecnico non può non esserlo se si pensa che tra una settimana arriva l’Atalanta. La gara di Ferragosto deve essere interpretata come un campanello d'allarme. La squadra è sempre la stessa che ha terminato il campionato al 17° posto, con l’aggiunta del solo Pjaca in più, uno che non brilla per continuità, e impoverita di due giocatori comunque importanti come Sirigu e Nkoulou. Era inimmaginabile che bastasse cambiare allenatore per risolvere tutti i problemi: il gruppo è povero di qualità e di tempra morale, al suo interno sono tanti i giocatori che al Torino non hanno più nulla da dare.

Cosa fare ora? Ovvio: nei quindici giorni che mancano la società deve trovare il modo di cambiare il volto di questa squadra. Servono almeno tre titolari veri, è evidente: un difensore, un centrocampista, un altro trequartista di qualità. Più una punta se andasse via Belotti: e se il Gallo è quello visto ieri sera nella mezzora in cui è stato in campo forse, con immutato rispetto, andava ceduto prima. Inoltre, la rosa va alleggerita: i 32 elementi attuali devono diventare al massimo 25-26. Facile a dirsi, molto meno a farsi, anche perché il Torino come tutte le altre società è reduce da un anno e mezzo di mancati incassi. Ma la verità è che, se si vogliono evitare le sofferenze degli ultimi due anni, in quindici giorni serve fare quello che non si è fatto nei due mesi precedenti: ribaltare questo Toro. In bocca al lupo di cuore.