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Editoriale

Testa al prossimo campionato

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La squadra di Juric paga anche un po’ di sfortuna ma alcuni giocatori tendono, a tratti, a scollegarsi mentalmente. Qualcosa che non ci si può permettere

Gianluca Sartori

Tre sconfitte nelle ultime quattro partite devono portare, in casa Toro, non a fare drammi – era preventivabile che questa stagione potesse presentare alti e bassi – ma a riflettere su cosa non sia andato nel verso giusto in queste ultime settimane, al fine di individuare dove la squadra è chiamata a migliorare. Evidentemente qualcosa si è inceppato, se si tiene presente il bel Torino visto nel mese di gennaio, e Juric - il cui lavoro di quest’anno resta apprezzabile - è chiamato a capire cosa, insieme ovviamente alla società.

Nei giudizi va tenuto sempre presente il valore e il momento dell’avversario di turno; in particolare, la squadra di Mazzarri (complimenti a lui) è una delle più in forma del campionato. Inoltre la prestazione dei granata non è stata negativa al 100%: tra i due gol del Cagliari si è visto il solito Torino dominante, e Cragno è stato il migliore in campo. Però, ed è questo il punto, la squadra non è riuscita a tenere la spina attaccata per novanta minuti; non è stata sempre continua ed energica soprattutto sul piano mentale. Imperdonabile, in Serie A, una dormita collettiva come quella in occasione del gol di Bellanova (recentemente ce n’erano state altre simili, leggasi il gol di Crnigoj del Venezia). Preoccupante il fatto che un singolo episodio come la rete di Deiola – arrivata piuttosto a sorpresa – sia bastato a fiaccare definitivamente la squadra.

Questo Torino può vincere contro chiunque ma può anche perdere contro chiunque quando vengono meno energia, ferocia e applicazione costante. Il sospetto è che vuoi per la posizione tranquilla di classifica, vuoi per il fatto che il derby – partita che prosciuga sempre tante risorse e che si prepara da sola – è alle spalle, vuoi perchè quel gol di Raspadori ha cancellato l'illusione di potersela giocare per l'Europa, la squadra granata non sia “sul pezzo” come in precedenza. E in Serie A bisogna tenersi bene alla larga da cali di concentrazione, perché nella maggior parte dei casi si pagano cari. La testa deve essere a questo campionato, non a quello dopo. Per società, allenatore e calciatori è doveroso che i fili rimangano collegati in ogni istante da qui fino a fine campionato; sarebbe un peccato rovinare i giudizi su quella che è stata sin qui un’annata positiva.

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