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Considerazioni finali su “Qatar 2022”

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Torna un nuovo appuntamento con la rubrica Loquor, a cura di Carmelo Pennisi

Carmelo Pennisi

La nebbia copriva la terra”.

Vasilij Grossman

“La verità è una. Una sola, non due. Perché un pezzo di verità non è più verità”. Chi non ha letto “Vita e Destino” di Vasilij Grossman probabilmente ha perso una grande occasione per capire meglio questo nostro tempo figlio degenere e traditore di quel processo iniziato pressappoco a metà dell’Ottocento, che doveva regalare all’occidente alcune certezze granitiche, ricavate da una lotta, a tratti sanguinosa e orribile, persino contro la follia. Quasi due secoli passati a cercare di trovare dei mezzi per contenere l’insana voglia di supremazia che pervade l’uomo, trascorsi a rincorrere una uguaglianza non di censo, ma di diritti ineludibili per tutti, per poi cadere in mondovisione in una gag da avanspettacolo attraverso un Presidente FIFA ormai deciso a sfondare ogni limite del senso del ridicolo pur di compiacere chi evidentemente lo sta coprendo di ogni genere di prebende. Complice della gag, sarà bene essere chiari, è stato Lionel Messi subito messosi a disposizione, con relativa Coppa del Mondo tra le mani, alla messinscena progettata da un emiro più ricco di gas naturale che di stile.

Con il sorriso di chi sa di poterne fare di ogni perché tanto rimarrà impunito e omaggiato, questo Caligola 2.0 dal nome Tamim bin Hamad al Thani improvvisamente poggia sulle spalle del capitano argentino una tunica (da qualcuno in modo caricaturale rinominata “vestaglia”), il “Bisht”, e nomina Senatore il suo “cavallo”. Il Gianni Infantino impacciato e piegato nel tentativo di chiudere la tunica rimarrà nell’imperitura galleria dei celebri servi sciocchi, anche se temo a lui importi poco. Godere e prendere quel che si può in questa tragicommedia assai breve universalmente conosciuta come “vita”, questo è il mantra di un’Era in cui gli uomini credono di essere immortali e irresponsabili delle loro azioni.

Immorali davvero non più, vista la condizione caduca di convinzioni, idee e visioni riservate al futuro. Quest’ultimo utile esclusivamente per fare soldi nel presente, completamente svuotato dall’ansia di lasciare premesse per qualcosa di meglio da realizzare. “La nebbia copriva la terra” è l’incipit straordinario di “Vita e Destino”, metafora della guerra colpevole di non farci vedere cosa ci gira intorno, imponendoci di camminare a tentoni e nascondendo le intenzioni di chi ci circonda.

La guerra descritta da Grossman diventa nebbia perché è quella condizione in cui si fatica a distinguere l’amico dal nemico. La nebbia impedisce persino di comprendere cosa si potrebbe diventare. Tutto è tradimento, violenza, morte, fine del mondo; tranne per chi siede nell’Olimpo della Storia a godere quotidianamente dei proprii agi e privilegi. Il Caligola del Golfo non smette di riderecompiaciuto mentre sta “sporcando” la cosa più sacra del calcio: la maglia. Leo Messi, che solo il marketing a caratura sacerdotale ha potuto convincere la platea mondiale digitalizzata a paragonarlo a Diego Armando Maradona, ignora il valore dei colori “albicelesti” mentre alza la Coppa del Mondo, e nello stesso momento il tamtam mediatico provvede a incastonarlo come Dio immortale della storia di “Eupalla”.

Dieguito avrebbe restituito immediatamente al mittente il gesto sconcio, non avrebbe di certo aderito alla strategia qatarina nei confronti dell’audience multietnica panaraba e africana: usare l’empatia planetaria scatenata da una finale dei mondiali di calcio, per ricordare come in questo giorno, il 18 dicembre, si festeggi anche l’unificazione del Qatar avvenuta nel 1878(a proposito del calcio che non dovrebbe essere usato dalla politica, vero Infantino?). Ma “La Pulce” non è Maradona, è semplicemente un personaggio fuggito dal Barcellona nel peggior momento della sua storia per andare avendere a peso d’oro quel poco ormai rimasto della sua abilità con i piedi. Un mercenario della peggior specie avrebbe avuto più sensibilità, ma vallo a spiegare a uno come Lele Adani, tipico prodotto dello show business del calcio italiano fine anni 90/inizio nuovo millennio. Molti muscoli, poco intelletto e infinito senso delle opportunità. Il suo surreale “dobbiamo ringraziarlo(Messi) di aver continuato a giocare. Rispetto!”, ha travalicato un confine della cortigianeria un tempoinvalicabile anche ai più scaltri titillatori storici dinarcisisti tuttora in servizio permanente attivo.

Ma il “Caligola del Golfo” non ha “assunto” solo Lionel Messi e Gianni Infantino, si è dato molto da fare nel far fruttare l’avidità, unico comune denominatore rimasto nella civiltà europea ridotta allo stato di materia e perduta della sua essenza spirituale e filosofica. Valigie di soldi circolavano indisturbate tra i corridoi di un Parlamento Europeo preconizzato, negli ultimi trent’anni, come sacra guida di un continente avviato ad essere faro mondiale della civiltà. Emissari del Qatar,Secondo una Procura belga, usavano le banconote alla stessa stregua di argomenti validi a far approvare “Risoluzioni” favorevoli alla “Qatar-vision”. Si commetterebbe un grave errore, però, a considerare l’azione corruttiva (o di lobbying) del Qatar una catarsi sciovinista tesa a fargli occupare un posto del mondo, dato come questo posto lo abbia già occupato da tempo, posizionandosi a essere il “bancomat” della strategia panaraba e islamica per il pianeta. Uno dei paradossi culturali di questi sventurati mondiali è stata la semifinale Francia Marocco, dove in campo si sono affrontati venti giocatori figli di immigrati in Europa di prima o seconda generazione, i restanti due erano Hugo Lloris e Adrien Rabiot.

Il modesto ruolo oramai riservato alla verità ha consentito ad Infantino, nella conferenza stampa di chiusura della rassegna iridata, di esaltare la semifinale storica raggiunta della squadra marocchina come un segnale evidente del trionfo del calcio africano. Se dalle parti del parlamento Europeo non fossero stati troppo occupati a contare soldi delle mazzette ricevute, forse si sarebbero accorti il vero risvolto storico della semifinale mondiale giocata all’Al-Bayt Stadium di Al-Khor. Lo “Ius Sanguinis” della nazionale berbera e lo “Ius Soli” della nazionale transalpina hanno mostrato chiaramente, come solo il calcio sa fare, di quale tipo di confusione cultural/politica sia animato tutto il dibattito europeo sul concetto di “cittadinanza”. Evitando di dare giudizi di valore, al momento il problema sarebbe quello di capire; il giudizio dovrebbe venire sempre dopo la comprensione, e questo al netto delle parole dei barzellettieri alla Gianni Infantino. “Non c’è niente di peggio dell’essere figliastri del proprio tempo. Non c’èsorte peggiore di chi vive in un tempo non suo”, scrive Grossman con la durezza e l’assertività di chi è stato cronista di guerra, dove la confusione sanguinaria e folle ha l’unico pregio di fare emergere frammenti di verità. Il disegno finanziato dal “Caligola del Golfo” parte da lontano, sovente dimentichiamo la loro (degli arabi) conoscenza storica dei nostri difetti. Vivono nelle nostre città, studiano nelle nostre università, usufruiscono della nostra cultura, godono dei nostri traguardi raggiunti…conoscono tutto sulle nostre debolezze e sulle nostre contraddizioni al momento senza via d’uscita.

Gli arabi e l’Islam stanno giocando nel Vecchio Continente la loro legittima partita, proprio mentre noi siamo convinti, sfigurati dalla presunzione e dal nulla in cui siamo caduti, di star loro concedendo qualcosa delle nostre incredibili intuizioni storiche, a cui il calcio appartiene a buon diritto. Capire il vero obiettivo dell’operazione “Mondiali in Qatar” potrebbe essere l’occasione, per noi europei, di una necessaria catarsi interiore gravida di nuove intuizioni e ripartire così con il nostro cammino. L’istituzione della magistratura può solo indicarci lo stato di putrefazione di una malattia, non potrà mai essere l’indicatore di soluzioni. Non è il suo compito. Mentre “Al Jazeera”, da Doha per tutto il continente Africano e il Medio Oriente, da Londra per tutta l’Europa, sta dipanando le “meraviglie” del suo mondiale di calcio, la squadra Argentina ha fatto rientro a Buenos Aires per festeggiare con il suo popolo riversatosi per le strade impazzito di gioia. Sono buone notizie? Il Qatar ha già fatto capire come non si lascerà giudicare dall’Europa, che deve stare molto attenta a non farsi lasciare senza gas anche dallo Stato del Golfo.

Gianni Infantino sta già pensando ai prossimi mondiali nordamericani e, naturalmente, invece di parlare di calcio si entusiasma per futuri aumenti di fatturati. Certo non deve averlo messo di buon umore la richiesta di risarcimento danni (40 milioni) richiesti dallo Shaktar alla FIFA, che ha consentito ai giocatori stranieri di rescindere unilateralmente i propri contratti con i club ucraini a causa della guerra contro la Russia. “Una decisione che ha causato danni irreparabili al movimento calcistico ucraino – ha detto Sergei Palkin, Amministratore delegato del club ucraino -. Vogliamo lealtà e giustizia dalla FIFA”. Chi sono gli amici? Chi sono i nemici? Dove stiamo andando? La lezione di “Vita e Destino” è la disponibilità a farsi prendere tutto, ma non l’amore (solo “Il Vangelo” si è spinto a tanto).Ecco perché molti lo considerano il più grande romanzo del 900. Buon Natale.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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