L’invadenza negli affari del calcio di procuratori come Riso rendono difficile il compito di dare torto alla malizia di “SportItalia” se si ripensa al maggio scorso, quando Ivan Juric si presentò con il suo procuratore da Urbano Cairo proprio per parlare del mercato prossimo venturo. L’invadenza di Riso può essere uno dei problemi(non il solo) dell’attuale immobilismo sul mercato del club granata, avendo di fatto creato una impasse di interessi tra il direttore sportivo e l’allenatore del Toro. Continuando a seguire il filo del pensiero di Criscitiello, gli incastri di mercato sovente non andrebbero a buon fine proprio perché non c’è comunione di intenti tra il direttore sportivo e il procuratore-direttore, a volte forte nell’avere nell’allenatore suo assistito una sponda invalicabile per portare avanti i suoi disegni. Nel dire “i procuratori sono bravi ma non sempre fanno il bene del club”, il noto giornalista avellinese pone con forza il problema del “conflitto di interessi” e della “trasparenza” nel crocevia di affari in atto nel calciomercato, vero cuore pulsante dello sport più seguito al mondo. In effetti i direttori sportivi in teoria dovrebbero essere un “contrafforte”, a favore dei club per cui lavorano, a difesa dagli interessi dei procuratori, per deformazione professionale totalmente avulsi alle esigenze sportive di un club. “I soldi sono la cosa più importante, tutto il resto è conversazione”, dice il Gordon Gekko di “Wall Street” interessato ad una compagnia aerea non per il suo potenziale “passeggeri” ma solo per la speculazione finanziaria da poterci fare sopra. Una cosa molto simile portata avanti dal compianto Mino Raiola intento a far girare come una trottola Zlatan Ibrahimovic tra l’Europa e il Nord America solo per ricavarci più proventi possibili. Probabilmente il calcio è veramente giunto al punto di non avere più bisogno dei direttori sportivi, le agenzie di procuratori organizzate ferocemente sono lì pronte ad esaudire ogni desiderio finanziario dei giocatori e dei proprietari dei club, e sarà per questo che “tutti accettiamo -come evidenziato da Criscitiello- in silenzio senza lamentarci quando finisce tutto a rotoli”. In realtà sapere sul serio cosa si vuole è la sfida del nostro tempo, e si deve cercare di saperlo in fretta per non finire in mano ai Giuseppe Riso di turno volti, come Jerry Maguire, verso un unico orizzonte fatto più o meno così: “non avrò pace finché non ti vedrò con una Coca in mano, le tue scarpe ai piedi, mentre giochi con un videogame di cui sei protagonista, cantando una tua canzone in una tua pubblicità durante il Superbowl in una partita che stai vincendo. E non dormirò finché non accadrà. Hai quindici minuti per richiamarmi”. Credetemi, lo richiameranno tutti. Ma proprio tutti. Siamo circondati e senza vie d’uscita. Forse.
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