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Mihajlovic: il granatismo a parole non basta più

Mario Giordano
Lavata di Capo / E viene il giorno in cui tutto quel "granatismo" esibito da Mihajlovic suona un po' bastardo...
Mario Giordano

E viene il giorno in cui tutto quel "granatismo" esibito da Mihajlovic suona un po' bastardo. Perché, forse c'è bisogno di qualcuno che glielo dica, essere granata non vuol dire chiacchierare di grinta ma mostrarla in campo, non far la voce grossa con Maxi Lopez ma con gli avversari, non sputtanare i propri giocatori ma semmai quelli dell'altra squadra. Non basta spaccare un tabellone della pubblicità per passare alla storia come un allenatore da Toro, gli occhi iniettati di sangue vanno bene se trasformano la squadra. Altrimenti sono solo un'esibizione a favore di flash.

Alle volte ho l'impressione che, furbo com'è, Mihajlovic ci abbia presi un po' tutti per il culo. E' arrivato, e ci ha subito strizzato l'occhio. Le bandiere, il cuore, l'orgoglio, la grinta, le parole dure, le tribune aperte, il pubblico ai bordi del campo, i tifosi e i magazzinieri in conferenza stampa, tutte le parole che noi volevamo sentirci. Ah come le ho amate, le sue parole. Come mi sono piaciute. E come mi continuano a piacere, a dirla tutta. Ma ecco: se uno è granata davvero lo si deve vedere in campo. Mica solo in conferenza stampa. Sono sincero: temo di essermi illuso. Dopo la lunga stagione venturiana, avevo così bisogno di respirare aria diversa che mi sono entusiasmato alle parole d'ordine di Sinisa, abilissimo a solleticare tutte le mie parti granatamente deboli. Il problema è che poi si è fermato lì. Al granatismo tutto chiacchiere e distintivo.

In effetti: non c'era nulla di veramente granata nella squadra che abbiamo visto in campo nelle ultime domeniche, a parte il solito grande eroico Belotti, che a Bologna non c'era e se va avanti così rischieremo che non ci sia più per sempre… Però, ecco, siccome Miha ha la grinta, siccome butta dentro 5 attaccanti, siccome apre l'allenamento ai tifosi, siccome usa parole taglienti, alla fine gli perdoniamo tutto. Gli perdoniamo una squadra a tratti inguardabile, la scommessa persa di fare di Lijaic un giocatore, i cambi sconclusionati, gli errori più elementari. Dice che a Bologna è mancata intensità. D'accordo. Ma chi gliela doveva dare l'intensità? Si compra anche quella al calciomercato come l'amalgama, Iturbe o il misterioso Carlao? E l'allenatore che fa? Si dedica alla conferenza stampa e al rapporto con i tifosi? Mi scusi, mister, ma visto che lei ama parlar chiaro, ci provo anch'io: tutti noi, qui amiamo alla follia il cuore granata. Ma io sinceramente vorrei sentirne parlare un po' di meno. E vederne in campo un po' di più.

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