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A quale coppia granata fu dedicato il soprannome di Bronzi di Riace?

Nel segno del Toro / Torna la nostra rubrica e oggi si parla di Renato Zaccarelli e Paolo Pulici

Stefano Budicin

Si sa che nella storia granata i soprannomi non mancano mai. Alcuni di essi sono particolarmente azzeccati, altri invece fanno sorgere il dubbio se i loro inventori non abbiano voluto semplicemente divertirsi imbastendo paragoni forzati o eccentrici tra due realtà che non potrebbero essere più lontane. Parlando di bizzarrie, sapreste dirmi “Bronzi di Riace” a chi si riferisce? Chi mai fu protagonista e oggetto di un soprannome tanto curioso e apparentemente irrelato?

I Bronzi di Riace sono due statue di bronzo la cui origine si attesta intorno al V secolo a.C. Di provenienza greca, ci sono pervenute in uno stato di conservazione eccelso, quasi miracoloso. A ciò si aggiunge il fatto che le due statue sono considerate tra le opere più importanti e significative dell'arte greca, veri e autentici capolavori scultorei. Viene, contemplando le due statue, una sensazione di protezione, quasi i bronzi assurgessero a guardiani nati allo scopo di proteggere gli altri e ispirare con il loro splendore l’umanità.

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Siamo nel 1981, il campionato è appena iniziato. Per il Toro l'anno comincia con una svolta importante. Orfeo Pianelli lascia le redini della presidenza dopo vent'anni. A subentrare al suo posto è Sergio Rossi. L'organico è composto per la maggior parte da ragazzi prelevati dal vivaio, ricco di talenti famelici di consacrarsi in nome di una maglia con la quale sono cresciuti e di un nome nel quale non mancano di riconoscersi. Oltre a loro militano due personaggi che la storia ha già consacrato: Paolo Pulici e Renato Zaccarelli.

Renato Zaccarelli è nato ad Ancona il 18 gennaio 1951. La sua esistenza calcistica, a parte delle brevi presenze al Novara e Verona, è legata inossidabilmente al Torino, nel quale giocò nel triennio 1966-1968 e dal 1974 al 1987. Mezzala elegante, veloce, precisa, inarrestabile, Zaccarelli dava l'idea, ogni volta che scendeva in campo, di essere uno scienziato del pallone tanto era capace di trovate di genio mediate dalla ragione, da un gioco sempre controllato e intelligente. Testa alta, tocchi taglienti, segnati da un'ispirazione inesauribile. Soprattutto quando in coppia con Paolo Pulici, gigante e incontrastato goleador.

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Di Pulici è già stato detto e scritto di tutto. Quasi duecento reti in 437 partite, una furia capace di prestarsi a qualsivoglia schema di gioco, un bomber instancabile e tremendo, come attestato dall’appellativo Puliciclone che Giovanni Brera gli dedicò. Non c’è manifestazione in cui Pulici negò al pubblico l’emozione di un gol spettacolare, non importa dove si giocasse o per quale titolo si competesse.

Allenatore della stagione 1981-82 era Massimo Giacomini. E proprio Giacomini fu il creatore del soprannome “Bronzi di Riace”, in riferimento alla coppia Pulici-Zaccarelli, che in quel campionato dimostrarono doti da capitani, lavorando per tenere unito un team di neofiti entusiasti. Come i due bronzi così i due giocatori, forti e potenti e in grado di svettare su tutti gli altri, sono il ritratto esemplare di un Toro capace di impastare tattica e talento, genio ed esperienza con giocate impossibili da dimenticare o, peggio, salutare con uno sbadiglio.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

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