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Breve guida al tifo granata

Nel Segno del Toro / Torna l’appuntamento con la rubrica di Stefano Budicin

Stefano Budicin

Da tempi biblici il tifo è parte integrante della vita di una squadra. Non esiste club, militante in una serie qualsiasi, che possa credere di definirsi sprovvisto del supporto di un nutrito coro di accoliti pronti a tutto pur di vedere i propri giocatori del cuore. E quando i tifosi cooperano tra di loro per celebrare la squadra con striscioni e coreografie d'impatto, il tifo muta pelle, e passa da semplice manifestazione di affetto a qualcosa di molto più complesso ed esaltante, un vero e proprio show nello show. In virtù di questa consapevolezza andiamo quindi a riepilogare insieme la storia del tifo organizzato granata dalle origini a oggi.

Una domanda che rivolgo ai tifosi torinesi più accaniti e navigati. Sapete cos'è il G.I.S.? Qual è il significato dell'acronimo? A cosa si riferiscono quelle tre lettere intervallate da punti fermi? Per rispondere bisogna ritornare al 1924. Secondo quanto attesta il periodico sociale del mese di luglio il G.I.S. è un'associazione di soci particolarmente affezionati al Torino F.C. e da tutti coloro che hanno investito soldi, tempo ed energie per la squadra granata e dimostrano una sincera, autentica passione per il gioco del calcio.  Gli aderenti al G.I.S. erano soliti riunirsi ogni giovedì sera alle ore 21 nelle sale del ristorante Lagrange di Porta Nuova. L'acronimo sta per "Gruppo iniziative speciali".

La nascita di un club specifico di adoratori viene giustificata dal periodico con le seguenti parole:

Ormai la nostra, più che una numerosa famiglia, è una cospicua associazione: e gli aderenti entrando nel Torino non si sono spogliati del loro carattere. Ci sono quindi i calmi, i tiepidi, i tardigradi vicino agli ardenti, ai vulcanici, a coloro e son soprattutto giovani, che sentono il bisogno di agire.

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Il nuovo gruppo mirava a tenere sempre alto l'entusiasmo della squadra partita dopo partita, e portare il Torino a eccellere in campionato spronandolo a dare il meglio di sé. In altre parole, il G.I.S. è per la storia granata l'antesignano del tifo organizzato. Naturalmente, per arrivare alla denominazione ufficiale del tifo organizzato bisognerà attendere fino agli anni '50, con la nascita di gruppi quali "Attilio Ferraris",  a opera dei tifosi giallorossi, dei "Circoli Biancocelesti" e naturalmente dei "Fedelissimi Granata". Restiamo in terra piemontese. Tale manipolo di tifosi era solito riunirsi nella celebre Curva Maratona, che deve il suo nome alla presenza di una cisterna d'acqua nota come "Torre Maratona". Riuniti nella curva, i tifosi cominciarono a portare tamburi e realizzare le prime coreografie di un certo impatto, soprattutto in occasione di partite importanti come le stracittadine. Negli anni '60 fu la volta dei "Commandos Fedelissimi", primo gruppo a mostrare un nome da battaglia. Nel 1971, in occasione della partita Torino-Vicenza, conclusasi con un 2-3 per gli avversari, la curva torinese inseguì l'arbitro Concetto Lo Bello fino in aeroporto, reo di avere assegnato al Vicenza un rigore che le regalò la vittoria. A seguito della contestazione di quella partita fu fondato il "Maratona Club Torino Ultras Granata", cuore dei tifosi più giovani che non si riconoscevano nei Fedelissimi. In realtà vi sono delle discrepanze sulla data esatta di origine del club. C'è chi riconosce la fondazione degli Ultras Granata nel 1969, quando il gruppo dei dissidenti dei Fedelissimi formò i Commandos, e chi invece ritiene doveroso collocare la nascita degli Ultras Granata con l'apparizione del primo striscione, con il mitico teschio posto al centro.

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Agli inizi degli anni ‘70 nacquero i "Leoni della Maratona", considerati tra i primi ad avvicinarsi al concetto di "ultras" comunemente inteso. Erano soliti portare allo stadio bandiere, striscioni e fumogeni e fecero scuola con il loro atteggiamento fiero e trascinante. Negli anni '80 il tifo organizzato prese a seguire una linea sempre più radicale e politicizzata. E il numero di sottogruppi cominciò davvero a moltiplicarsi come il pane e i pesci: "Granata Korps", "Mods", "Giant","Tnt", "Vikings", ce n'era davvero per tutti. Ciò che mai mutava era l'amore nutrito dai tifosi per la squadra piemontese. Ad ogni modo, la curva Maratona venne presa ben presto come modello da applicare ad altre tifoserie, data la compattezza identitaria che era capace di garantire. Non per niente la Domenica Sportiva, sempre negli anni '80, premiò la curva asserendo che fosse la più bella del campionato. Non mancarono riconoscimenti anche dalla stampa estera, con il settimanale francese Onze che premiò il tifo organizzato granata come il più bello d'Europa. Accedere alla curva Maratona significa entrare di diritto nell'elite dei tifosi più accaniti. Al punto che il numero di maglia 12 è stato assegnato all'intera curva, quasi un patentino volto a riconoscerne l'importanza assoluta nella storia della squadra. Il dodicesimo giocatore, non meno essenziale degli undici presenti sul campo, dona con il suo supporto una forza spaventosa ai giocatori, ed è uno dei motivi per cui assistere a una partita di calcio è sempre un’esperienza straordinaria. Malgrado gli episodi di violenza, sporadici o meno che siano, non manchino mai.

Opposta alla curva Maratona è la curva Primavera, intitolata in onore delle squadre giovanili del Torino, anche se un tempo era nota come curva Filadelfia, data la vicinanza che presentava con l'omonima via. Ne fanno parte, tra i tanti, i Torino Hooligans e la Banda Bayer. A prescindere dalle curve e dai nomi dei gruppi che ne popolano gli spalti, l'affetto che guida i tifosi ogni volta che giocano i granata è sempre gargantuesco, tanto nello sfoggio degli striscioni quanto nella foga dei cori che vengono intonati.