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Torino, chi fu soprannominato “Grignulin”?

Nel segno del Toro / Torna la rubrica di Stefano Budicin: "A trovarsi beato dal privilegio del soprannome Grignulin è Eugenio Mosso"

Stefano Budicin

Un piemontese che si rispetti non può non conoscere e apprezzare il Grignolino. Nato e prodotto tra i Colli Astigiani e Alessandrini, è diffuso anche in alcune zone della provincia di Cuneo e nell'Oltrepò Pavese, dove è noto anche come Barbesino. Il termine "Grignolino" deve la sua origine dal dialettale "grignòle", vale a dire vinaccioli. E cosa c'entra il vino piemontese con la squadra del Torino?

Non molto, se non per un aneddoto curioso legato all'intramontabile sfilza di soprannomi che i tifosi torinisti ebbero cura di creare per i loro giocatori del cuore. A trovarsi beato dal privilegio del soprannome Grignulin è Eugenio Mosso. Nato in Argentina nel 1895, esordì in Italia nel 1912 in qualità di attaccante del Torino. Era il terzo di quattro fratelli, tutti giocatori granata in anni diversi. Come mai i tifosi lo chiamarono Grignulin? La risposta è semplice: Eugenio impazziva per quel vino, la cui marca aveva il merito di placare gli animi creando il tipico sentore di sollievo che succede a un sorso di vino pregiato.

Eugenio Mosso, detto anche "Genio", aveva un fisico forte, atletico e possente. Era munito di un tiro molto potente, capacità che gli permetteva non solo di fare gol, ma anche di sfondare le reti, qualora l'avesse voluto. Il suo stile era molto bello e spettacolare, al punto che ogni volta che giocava era sempre un’ovazione ciò che proveniva dagli spalti. La nomea della sua abilità a sparare granate con il piede era tale che quando un portiere se lo trovava dinanzi, la mira puntata su di lui, non ci pensava due volte a scappare via, ben felice di lasciare la porta incustodita.

Della potenza proverbiale di Mosso è testimone Vittorio Pozzo, che in un articolo della rivista sociale del Torino, evoca il Genio con le seguenti parole: Mosso III deve una buona parte della sua popolarità sui campi di football al potente shot di cui dispone. È, se si vuole, un tiro un po' uniforme e prevedibile per i movimenti che lo precedono, ma è pur sempre un tiro di un'efficacia straordinaria per la forza tremenda con cui la palla giunge sull'obbiettivo. Forse non vi è in Italia uno shot più violento di quello di Mosso III. Chi ne può dire qualche cosa è quel portiere del Cercle Athlétique di Parigi che nel Torneo di Pasqua del 1914 a Genova, a cui concorse il Torino, ebbe un'avventura che parrebbe una storiella se il pubblico genovese e i nostri giuocatori non la ricordassero per l'omerica risata che essa suscitò. Il goalkeeper parigino, verso la fine del match, da noi vinto per 7-1, si era appena rimesso dalla sgradevolissima impressione lasciatagli da un tiro di Mosso III ricevuto in pieno, quando ebbe a trovarsi nuovamente a pochi passi di fronte a Genio. La cannonata partì ultrapotente e nell'avversario l'istinto di conservazione vinse l'onore sociale. Il temerario, per evitare di essere colpito una seconda volta da un pallone di tanta veemenza, fuggì letteralmente dal gol e si gettò a terra con un plongeon e una delle contorsioni più buffe che si siano mai viste.

Grignulin era capace di questo e altro. Fu anche il primo oriundo a giocare in Nazionale: il 5 aprile 1914, contro la Svizzera. Un primato che a pochi è concesso e che noi tifosi torinisti sappiamo pertenere appieno alla storia della nostra squadra, dalle origini ai trofei ai momenti catastrofici ai tempi attuali.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

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