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Toro, il sogno di una squadra migliore continua… Nonostante tutto

Occhi Sgranata / La rubrica di Vincenzo Chiarizia: "Nonostante il fallimento e gli ultimi 15 anni di esistenza praticamente passiva, continuo a sognare"

Vincenzo Chiarizia

Il tifoso del Toro, specie dalle mie latitudini, è un tifoso passionale, che segue la squadra per amore e fede, e che nonostante tutto, nonostante la tragedia del Grande Torino, della prematura scomparsa di Meroni, nonostante l'ultimo scudetto sia di quasi mezzo secolo fa, nonostante i tre pali di Amsterdam, il fallimento e gli ultimi 15 anni di esistenza praticamente passiva, continua a sognare. Sogna con incoscienza e forse in maniera un po' infantile di vedere una squadra migliore, tenace, di carattere, che nonostante non sia la più forte, talvolta, riesce ad avere la meglio su avversari maggiormente attrezzati grazie al cuore e dando l'anima per questi colori. Non tutte le squadre possono godere di una tifoseria così passionale. So di sfiorare la retorica, ma purtroppo o per fortuna il tifoso del Toro è questo. Più volte ho avuto un confronto con tifosi ad esempio dei nostri mai amati cugini, che mi hanno candidamente ammesso che se la loro squadra vince, è una cosa positiva perché si conferma lo status quo, se perde, non è un problema e non ci stanno male. Al contrario io, come penso tanti altri tifosi del Toro, se i granata perdono ci sto malissimo, per non parlare se si perde una partita come il derby, senza provare a vincere.

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Dopo la stracittadina c'è stata la rotonda vittoria di Brescia. Sicuramente è stato un 4 a 0 che naturalmente ha fatto contenti i tifosi, me compreso ovviamente, tuttavia non mi illudo che questa vittoria possa invertire la tendenza del campionato del Toro. Perché? Semplicemente perché noto come non ci sia stato un singolo provvedimento, un comunicato ufficiale un qualcosa che faccia intendere che la società ha deciso di aiutare il tecnico ad invertire la rotta. In particolare il nostro presidente credo che stia adottando un'antica tecnica: “divide et impera”. Se il Toro fosse ultimo in classifica, la tifoseria, immagino, si compatterebbe per avviare una contestazione. Se il Toro fosse lanciato nelle zone alte, la tifoseria sarebbe altrettanto compatta nel seguire la squadra e nel sostenere anche la presidenza, salvo che poi si incappi in qualche scivolone, come ad esempio sta accadendo in questi giorni a Napoli. Tenere la squadra a galla, come da anni accade al Toro, consente a mio avviso al presidente di non scontrarsi contro il muro dei tifosi granata che, ricordo, sono stati capaci di sfilare in 50.000 nella marcia dell'orgoglio granata nel giorno della retrocessione in B, di bagnare con 40.000 presenze al Delle Alpi contro l'Albinoleffe l'esordio di Cairo alla presidenza, e di riempire lo stesso impianto con 60.000 spettatori nella finale PlayOff contro il Mantova. I tifosi del Toro, tutti assieme, potrebbero essere un muro che invece oggi non ha più quella resistenza perché a mio modesto avviso, mantenere una squadra a metà classifica, crea delle crepe nella compattezza tra tifosi. Anche perché altrimenti come spiegarsi, se non con la volontà di mantenere la mediocrità, la contemporanea cessione di Immobile e Cerci rimpiazzati da Martinez e Amauri?

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Se solo tutti i tifosi granata tornassero ad inseguire e a credere nei sogni, probabilmente non ci si accontenterebbe più di questa mediocrità. Il presidente Cairo torna a parlare dopo la vittoria di Brescia dicendo che vuole che il Toro giochi una partita alla volta, che Mazzarri è confermato e che non ha mai pensato di cambiarlo e si parla di possibili cessioni a gennaio. Di sicuro la rosa è ampia per quanto riguarda il reparto avanzato e quello arretrato, ma a centrocampo la coperta è cortissima e il presidente non fa minimamente menzione di voler intervenire sul mercato in entrata. Sinceramente i “muoversi a fari spenti”, i “non facciamo voli pindarici” e i vari “niente proclami” hanno un po' stancato, piuttosto risuonano come alibi a giustificare la volontà di non fare nulla. Potrei tornare a dare credito a Cairo, se finalmente, costruisse un assetto societario degno di tale nome e se a gennaio prendesse almeno un centrocampista capace di dettare i tempi alla mediana granata. Anche fare rientrare Segre potrebbe essere ossigeno per il gioco del Toro, anche se va detto che per i giovani avere a che fare con Mazzarri è praticamente una mission impossibile.

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Infatti a Torino tutti i giovani usciti fuori dalla Primavera non vedono il campo. Bonifazi (oggi infortunato), Parigini, Edera e Millico sono ormai dei fantasmi. Millico, uno dei gioielli più importanti dello scorso campionato Primavera, ha raggranellato solo 11 minuti in Serie A, molto meno di Vlahovic della Fiorentina (284') e anche del diciassettenne Esposito dell'Inter (30'). Vorrei capire la ragione di questo ostracismo nei confronti del bomberino granata, meritevole in questa stagione ad oggi balorda, di giocare soltanto 11 minuti dei 1080 disputati. Anche Bonifazi, a prescindere dall'infortunio alla mano prima della gara contro il Cagliari, dopo la partita contro il Lecce, non ha più visto il campo. Perché? Come può Bremer meritare la titolarità e Bonifazi la cessione? Qual è la logica? Sono personalmente stanco del presidente Cairo e di mister Mazzarri, ma nonostante tutto io continuo a sognare un Toro migliore, nella speranza che prima o poi il presidente vada via e che arrivi una dirigenza che abbia veramente a cuore le sorti del Toro e che portino un allenatore giovane, con idee nuove, ma con tanto Toro nel cuore.

Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.

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