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Sotto la lente: Genoa-Torino

Sotto la lente: Genoa-Torino - immagine 1
Un Toro troppo statico non riesce a superare la difesa del Genoa
Francesco Bonsi

In questo turno di campionato, in cui il Toro può concedersi di ricaricare le pile, c’è tempo di analizzare le difficoltà che hanno caratterizzato l’ultimo 0-0 ottenuto sul campo del Genoa. Un pareggio quello di Marassi, che ha palesato un’altra volta le grandi difficoltà del Torino di Juric nel fare una partita di controllo contro una difesa attendista. Il dato più allarmante è quello dei tiri in porta, dato che i granata hanno calciato sei volte fuori dallo specchio e zero volte l’hanno centrato. I padroni di casa, invece, hanno tirato sei volte nella porta difesa da Vanja Milinkovic-Savic, che con 6 parate e 1,39 xGOT (dato che calcola la probabilità segnare dopo un tiro) evitati è stato il migliore in campo.

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Il Torino è sceso in campo con un ibrido tra il 3-5-2 e il 3-4-2-1 dato che Sanabria ha agito in continuazione alle spalle di Zapata, mentre il Genoa ha schierato il solito 3-5-2 (per la prima volta senza Frendrup titolare), che vediamo anche nella foto.

I soliti problemi in fase offensiva

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È in fase di possesso dove i granata hanno riscontrato la maggior parte delle difficoltà, in quanto le uniche occasioni che sono riusciti a creare sono state su palla inattiva. Il Genoa si è compattato come al solito con un 5-3-2 e con un baricentro medio-basso. Come vediamo dall’immagine, tutti i giocatori si trovano sotto la linea del pallone.

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Per cercare di avere la superiorità numerica contro la linea difensiva a 5 del Genoa, i granata formavano una linea di 6 attaccanti, rimodellando il modulo di partenza in una sorta di 3-1-5-1.

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Una caratteristica che balza immediatamente all’occhio osservando la precedente immagine, è la considerevole distanza tra il reparto di costruzione e quello dei cosiddetti “invasori”, o comunque quello composto dai 6 attaccanti citati prima. Questo sarà un problema che condizionerà l'intera partita e che approfondiremo tra qualche paragrafo. In fase di costruzione il Toro ha sempre avuto la superiorità numerica, arrivando quindi con agevolezza al cerchio di metà campo. Come vediamo il 3+1 coinvolge Djidji, Buongiorno, Ilic e Ricci in posizione di regista di centrocampo.

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Non vediamo Rodriguez in quanto è stata effettuata costantemente una rotazione che lo portava ad allargarsi sulla fascia, simultaneamente al movimento dentro al campo di Lazaro e allo scivolamento di Ilic in difesa.

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Quindi adesso capiamo bene com’era strutturato questo 3-1-5-1, con una linea offensiva composta da Rodriguez, Lazaro, Sanabria, Vlasic e Bellanova alle spalle di Zapata. I problemi per il Toro sono iniziati a venire fuori nel momento in cui bisognava arrivare in area di rigore, o quantomeno nell’ultimo terzo di campo. Quando il pallone arrivava a Ricardo Rodriguez sull’esterno, quest’ultimo non aveva nessuna soluzione in avanti, in quanto Lazaro veniva marcato stretto da De Winter, mentre Sabelli usciva forte sul numero 13, lasciando uno spazio alle sue spalle che però non veniva attaccato da nessuno.

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Problemi simili si sono verificati anche sulla corsia di destra: nella prima immagine vediamo che Ilic e Bellanova sono troppo vicini a Ricci, creando ancora più disordine anziché dare un’opzione, mentre Vlasic è marcato da Vasquez.

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Nel secondo caso sia Ilic che Vlasic provano ad attaccare la profondità, ma Ricci a palla coperta non li può servire e stavolta non ha alcuna opzione di passaggio corto alla sua sinistra.

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Anche se trovano la superiorità numerica sulle catene laterali, i granata non riescono ad avanzare perché o manca l’attacco alla profondità, o comunque c'è una scarsa occupazione degli spazi circostanti. Purtroppo questi problemi trovano conferma anche nelle zone interne del campo, dove Sanabria ha il compito di muoversi. Nell’esempio sottostante vediamo il centrocampo del Genoa che non è scaglionato, poiché Badelj esce in pressione su Lazaro e le due mezzali tendono ad allargarsi: Sanabria occupa quella zona di campo, ma non c’è nessuna linea di passaggio pulita per servirlo o nessun giocatore di collegamento.

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L’unica mera possibilità di attaccare lo spazio alle spalle della difesa era rappresentata da Zapata, che poteva essere imbucato con un lancio lungo. Il problema è che in seguito alla ricezione avrebbe dovuto comunque fare a sportellate con il difensore che lo marcava, senza mai avere quindi la possibilità di giocarsi un pallone pulito.

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Sanabria e Zapata hanno effettuato un tocco ciascuno nell’area di rigore del Genoa, e anche questo è un dato che deve far riflettere l’allenatore e lo staff.

L'attitudine in fase difensiva

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Il Genoa partiva in fase di costruzione con un 4+2, che in realtà diventava 5+2 con l’inserimento di Martinez nella prima linea, molto abile nella distribuzione del pallone. Il terzino destro Sabelli rimaneva bloccato, al contrario di Aaron Martin che si poteva sganciare. Malinovskyi affiancava Badelj in mediana, invece Messias si spingeva più in avanti. Il Toro ha cercato di pareggiare numericamente i costruttori del Genoa portando il solito pressing a uomo che ormai conosciamo.

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I rossoblù hanno cercato di superare questa pressione giocando direttamente verso gli attaccanti, tentando spesso delle rotazioni, come quella che ha coinvolto Gudmundsson e Martin, ben contenuti rispettivamente da Djidji e Bellanova.

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La prestazione che più di tutte va sottolineata è quella di Alessandro Buongiorno, sempre perfetto negli anticipi su Retegui e compagnia. Il vice capitano ha compiuto in totale 26 azioni difensive, di cui 6/7 uno contro uno vinti e 6/8 duelli aerei vinti.

Verso il tramonto della partita il Toro ha abbassato decisamente i ritmi: la squadra non pressava più come nel primo tempo e vista la stanchezza, è stato sempre più complicato difendere i rapidi contrattacchi avversari.

Le migliori chance del Genoa

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È proprio da situazioni di transizione positiva che i padroni di casa hanno creato maggiori insidie ai granata. Il Torino portava tanti uomini nella metà campo avversaria, andando perciò a braccetto con il rischio di subire pericolose ripartenze, che vista la velocità dei giocatori a disposizione, può considerarsi un punto forte del Genoa. A palla aperta ci sono sempre stati uno o più giocatori che attaccassero la profondità, come vediamo nella seguente illustrazione.

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Ivan Juric ha una settimana in più per sistemare questi problemi offensivi ormai troppo costanti, dato che la partita contro la Lazio di questo weekend è stata rimandata al 22 febbraio. Il prossimo avversario sarà l’ostico Cagliari di Ranieri, che aveva già messo in difficoltà i granata alla prima di campionato.

Francesco Bonsi, nato a Ferrara, ha 16 anni e tifa Torino e Spal. Lavora come match-analyst in una squadra di prima categoria, e il suo sogno è quello di farlo professionalmente. Oltre a questo, si dedica a scrivere analisi su Twitter e per varie testate giornalistiche.

Disclaimer: Gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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