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Sotto la lente: Torino-Juventus

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Un Toro troppo monotematico non riesce a scalfire il fortino bianconero
Francesco Bonsi

Siamo giunti alle battute finali di questa stagione, il Torino ospita la Juventus per il 158° derby della Mole in Serie A, davanti ad uno Stadio Olimpico Grande Torino gremito di 27.788 spettatori. Ne viene fuori una partita sgonfia, con qualche lampo sì, ma dove nessuna delle due squadre si è resa particolarmente minacciosa. Lo 0-0 finale non fa contento nessuno, nemmeno gli spettatori neutrali, ma probabilmente riassume alla perfezione un match tra due squadre attentissime in fase difensiva e poco concrete negli ultimi 30 metri I granata scendono in campo con gli stessi uomini di Empoli, vengono confermati Vlasic come mezzapunta sinistra e Sanabria alla sua stessa altezza sul lato opposto. Anche i bianconeri confermano la stessa formazione vista nell'ultimo incontro, seppur dal punto di vista tattico cambierà qualche tendenza e qualche posizionamento.

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I movimenti senza palla della Juve

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Per provare ad aggirare le fastidiose marcature a tutto campo dei granata, la Juventus cerca di effettuare quante più rotazioni possibili per allargare il campo. Nella seguente immagine vediamo che Locatelli scivola nella linea difensiva, Gatti si sovrappone a destra prendendo il posto di Cambiaso che entra dentro al campo e McKennie si spinge in avanti.

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Nel primo tempo la Juve trova sbocchi sul lato destro in diverse occasioni. Quando Gatti riceve in ampiezza, Rabiot viene incontro, mentre Cambiaso e McKennie si aprono: questo libera una linea di passaggio verso Vlahovic, che viene incontro per ricevere il pallone.

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Vlahovic riceve nella zona di densità composta da Cambiaso, Rabiot e McKennie: al serbo basta uno scarico per poi attaccare la profondità. Il suo compagno di reparto Chiesa scatta ancor prima di lui, vince il duello con Tameze e mette un cross perfetto per il numero 9, che però stampa il palo.

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Questa densità di uomini ha mandato in confusione la difesa del Toro, tanto che Buongiorno aveva perso il proprio riferimento in area di rigore. Il numero 4 granata ed il numero 9 bianconero si sono giocati tantissimi duelli, specialmente quando quest'ultimo veniva incontro al pallone.

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L'ex Fiorentina ha l'occasione di rifarsi dopo il primo errore sotto porta: su un cross in area di rigore, un inserimento da parte di McKennie manda di nuovo fuori giri la difesa granata, quindi si libera Vlahovic che questa volta sbatte addosso a Milinkovic-Savic. Non è giornata per il centravanti della Juve, il quale ha avuto due occasioni da 0,94 xG complessivi per portare in vantaggio la sua squadra. Dopo questi spaventi iniziali, il Toro prende in mano la situazione. Le marcature a uomo sono strette e rigorose in ogni zona del campo: è importante che ogni giocatore segua il proprio riferimento dovunque vada. Sul lato sinistro la Juventus ha provato ad abbassare Rabiot o Locatelli per permettere a Kostic o McKennie di tagliare alle spalle della difesa, ma non ha funzionato, la retroguardia granata è stata attenta a non concedere più nessun movimento in profondità.

Lo sviluppo del Toro sulle catene laterali

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In fase di non possesso, la Juventus prende i riferimenti a uomo, ma non attua una prima pressione aggressiva sul portatore. Questo aspetto permette al Toro di muovere le pedine avversarie con più agevolezza e quindi di provare ad attaccare la profondità. In questo caso vediamo che le due mezzepunte, Vlasic e Sanabria, si abbassano attirando la pressione di Gatti e Danilo, mentre Linetty attacca lo spazio liberatosi alle loro spalle.

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Molto più spesso è stato cercato Zapata con un lancio lungo dalla difesa, nella speranza che potesse vincere il duello aereo per poi andare a calciare in porta. Il colombiano però, si è dovuto confrontare con difensori molto ruvidi, rapidi e bravi nei duelli aerei. Dunque il Toro, si è trovato spesso ad affrontare un blocco basso 5-4-1, contro cui doveva essere in grado di manipolare bene gli spazi.

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Tramite la costruzione di connessioni sulle catene laterali, i granata potevano scalare bene il campo e trovare spazi alle spalle del blocco difensivo bianconero. In questo caso Ricci si apre attirando su di sé la pressione di Cambiaso e costringendo Rabiot ad un ripiegamento su Vlasic.

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In quest'altra occasione notiamo che Sanabria viene incontro e libera lo spazio tra difensore centrale e quinto, il quale viene attaccato da Tameze.

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Queste circostanze si sono ripetute con poca continuità nell'arco del primo tempo, infatti il Toro non ha creato nessun pericolo rilevante.

I problemi dei granata in fase di rifinitura

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Nel secondo tempo vediamo ancora diverse rotazioni da parte degli ospiti, come l'idea di spostare Danilo a centrocampo.

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La squadra però è troppo lunga ed è frettolosa nella ricerca della profondità: in questa situazione Gatti può appoggiarsi a Bremer per andare a sinistra, dove c'è più spazio, ma l’ex Frosinone preferisce andare al lancio lungo verso uno tra McKennie, Chiesa e Vlahovic.

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Quello dei bianconeri si rivela quindi un possesso sterile, poiché li porta a calciare poche volte verso la porta e con conclusioni meno pericolose rispetto alla prima frazione di gioco. Dall'altro lato viene fuori un Toro più frizzante, con più occasioni per poter far male ai rivali cittadini. Nel secondo tempo Vlasic tende ad abbassarsi di più e la Juve allenta un po’ le marcature a uomo: McKennie rimane più basso in copertura su Vlasic o in marcatura su Linetty, quindi Rodriguez rimane libero di condurre il pallone. Nell’immagine successiva vediamo che il Toro sta cercando spazi sul lato destro, mentre a sinistra c'è un corridoio completamente libero per Rodriguez.

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Lo svizzero aveva lo spazio a disposizione per spingersi nella metà campo avversaria ed effettuare dei traversoni in area di rigore, infatti a fine partita sarà il giocatore con più cross tentati (10).

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Il Toro chiuderà la partita con 35 cross tentati, un numero esorbitante considerando che la media dei granata è di 20 a partita. A forza di cross su cross la Juve ha concesso qualcosa (come l'occasione di Lazaro negli ultimi minuti), ma è una delle squadre che normalmente concede meno sulle palle aeree dirette nella propria area di rigore. Il Toro poteva cercare più spesso di smuovere gli avversari palla a terra, contando anche su una Juve più sfilacciata del solito in difesa.

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In questo caso vediamo Vojvoda aperto con dello spazio davanti a sé e Vlasic alle spalle di tre giocatori bianconeri: questa è una potenziale situazione di superiorità posizionale, ma non è stata sfruttata a dovere.

Bonus: la preparazione dei calci piazzati

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Come anticipato da Ivan Juric nella conferenza stampa pre-gara, tra i pericoli principali ci sarebbero stati sicuramente i calci piazzati. In Serie A la Juventus è seconda per gol segnati su piazzato e contro il Toro aveva avuto modo di comprovare questo valore: nei derby sotto la gestione di Juric, il Toro ha subito 7 reti su 9 su calcio piazzato. Sarebbe servita una difesa magistrale per limitare questa potenziale minaccia e così è stato. Il Toro ha difeso i corner con nove giocatori in area di rigore (più il portiere) e uno a disturbare lo scambio dalla bandierina, quindi con tutti i giocatori nella trequarti difensiva.

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Si tratta di una difesa a zona dove però, alcuni riferimenti vengono presi a uomo. Dopo mezz'ora notiamo una disposizione pressoché identica, con gli stessi uomini in area di rigore.

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Sui calci d'angolo a favore, invece, i granata non hanno creato particolari insidie, se non in un'occasione dove Buongiorno va a duellare con Gatti sul secondo palo, costringendo Szczesny ad un'uscita rischiosa.

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È stato un derby preparato nel dettaglio da mister Juric, che ci teneva a regalare almeno una gioia nel derby ai propri tifosi. Non si può dire che non ci sia andato vicino e che i giocatori non ci abbiano provato sino all'ultimo, ma alla fine la vittoria non è arrivata.

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