Arrivati in fondo, ritiene soddisfacente la stagione del Torino conclusa al decimo posto e con un’eliminazione ai quarti di Coppa Italia? “Il Torino si sta consolidando, gli è mancata una gara per raggiungere l’ottavo posto. Fa ancora fatica a dare continuità ai gol segnati. La squadra è però migliorata molto per come sta in campo, per come lotta, per come interpreta le partite contro tutti i tipi di avversari. Non riesce ancora a semplificare alcune gare con qualcosa di efficace in avanti: questo è stato il principale difetto del Torino 2022/2023. Soltanto tale aspetto non ha permesso al Torino di fare un balzo verso i 60 punti. Comunque, si è consolidato in classifica ed è stato costantemente in quella fetta di graduatoria. Dunque, è stata un’annata positiva”.

Juric ha dichiarato che uno dei suoi crucci è non essere riuscito a ricompattare l’ambiente granata. Da allenatore è giusto sentirsi responsabili di questo? “Intanto è notevole che Juric si ponga questo problema. Saldare la spaccatura tra tifoseria e società significherebbe crescere. Io penso che la condivisione delle idee e la pacificazione siano centrali per migliorare il lavoro di tutti. A Verona il compito di Juric era più semplice: il club arrivava da anni difficili, quindi era semplice migliorare. Il Torino è da tanti anni che non riesce a scalare un altro gradino. Certe fratture si sono anche sedimentate e sono più difficili da chiudere. Secondo me, è già un ottimo punto di partenza se Juric si pone questo come obiettivo personale. Poi, parliamoci chiaro: con 4 punti in più il morale cambia, con 8 si fa una festa. La squadra è competitiva, c’è. Bisogna trovare soltanto qualcosa in più negli ultimi trenta metri. Ma il dato rilevante sapete qual è?
Prego. “In Serie A è tornata l’identità Toro con Juric e con gli ultimi acquisiti. È tornata un’idea di cosa sia il Toro anche per gli avversari. Tale idea deve tornare anche tra i tifosi, serve la condivisione. Anche noi giornalisti possiamo fare il nostro con il racconto. In Italia siamo sempre sconvolti per i debiti ma ci piacciono le vittorie, quindi se le vittorie costano debiti, le festeggiamo lo stesso. Napoli e Lazio hanno invece ottenuto grandi risultati con bilanci perfetti, giocando con mentalità e identità forti. Condivisioni e idee accrescono qualsiasi avventura”.
In cosa deve migliorare il Torino per raggiungere il livello della Fiorentina? “Beh, non c’è stata una grande differenza tra Torino e Fiorentina. In campionato erano lì, in Coppa Italia il match è stato equilibrato e la Viola ha avuto il fattore casa. La Fiorentina attacca meglio del Torino. Lo ribadisco: al Torino manca qualcosa in avanti. Diamo tempo a Ricci e a Ilic di farsi le ossa e la qualità d’azione del Torino ne guadagnerà parecchio. In questa stagione la differenza tra Torino e Fiorentina non è stata tanta: mezza partita in campionato e uno scontro diretto giocato in Toscana per quanto riguarda la Coppa Italia. I modi di giocare sono diversi, è vero. Tuttavia, la conferma di Juric farà fare altri passi in avanti al Torino: soltanto quelli grandi sono eclatanti ma l’importante è progredire sempre. Il prossimo passo è il Torino in Europa. Per arrivarci serve la condivisione di tutti. Spero che i risultati sportivi di questa stagione di Napoli, Lazio e Fiorentina raccontino un modo di fare calcio interessante da sognare; è più facile sognare quello che fa il Napoli rispetto a quello che possono fare Juventus, Milan e Inter”.
È stata la stagione di Alessandro Buongiorno: cosa rappresenta per il Torino una storia come la sua? “Penso che un concetto alla base della riuscita di qualsiasi cosa nello sport e nella vita sia l’identità. E poi un allenatore deve proteggerla e trasformarla in mentalità. Giocatori come Buongiorno hanno un forte senso identitario e per questo sono preziosi. Negli ultimi anni tante squadre stanno cercando di ridare considerazione a questi concetti che apparivano stinti. In tal senso, credo che sia importante aver acquistato in due anni centrocampisti come Ilic e Ricci in grado di dare una fisionomia alla squadra. È bello prendere un giovane, migliorarlo e conservare questa forza”.
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