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Cereser a TN: “La Juve ci temeva, era Boniperti a dircelo. E quella doppietta…”

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Le parole di Angelo Cereser prima del derby con la Juventus in esclusiva su Toro News: "Ferrini, un caposaldo su cui poter contare"

Andrea Calderoni

Nel corso della stagione 1970-71 il Torino pareggiò un derby 3-3, con doppietta di Angelo Cereser che calciò due rigori. Cereser, soprannominato “Trincea", mai appellativo più calzante, è uno dei giocatori più amati dai tifosi, un simbolo del “Tremendismo granata”. Rimane nella mente di tanti il gesto dell'ombrello a Bettega in seguito alla rete del pareggio finale. In vista della sfida di martedì Toro News si affida in esclusiva proprio a "Trincea" per illustrare il significato più profondo della partita con la Juventus.

Buongiorno Angelo. Fare doppietta in un derby non capita tutti i giorni, soprattutto per un difensore. Che ricordi ha di quella gara?

"Fu una giornata importantissima per me, ma anche per la squadra perché andammo in vantaggio noi, poi andarono in vantaggio loro su un gol che doveva essere annullato. Aveva fatto gol Rampanti, poi due rigori, una cosa abbastanza strana, per di più contro la Juventus. Avrebbe dovuto tirare qualcun altro, ma mi diedero l'incarico. Io ero il più freddo e concentrato. Dall'altra parte c'era Tancredi che era stato nel settore giovanile della Juve e io avevo fatto tutto il settore giovanile del Toro. Con lui e Agroppi eravamo al mare tutte le estati insieme, quindi ci conoscevamo dalla A alla Z. Perciò era doppiamente difficile per via della conoscenza dei rigori che facevamo sulla sabbia. Questo la gente non lo sapeva e io non lo dicevo per non agitarmi ulteriormente. C'era questa lotta psicologica tra noi due. Il secondo rigore, ad un minuto dalla fine, lo tirai nella stessa direzione del primo e lui lo capì, ma io sapevo che non era velocissimo nel tuffarsi e mi andò bene".

All'andata di quello stesso campionato il Toro vinse il derby con Pulici e autogol di Morini...

"Esatto, erano anni molto felici per i derby perché noi non subivamo la partita con la Juventus. Avevamo preso coscienza e personalità per controbattere. Erano loro che temevano noi e questo ce lo disse Boniperti perché avevamo imparato a fare quello che sta facendo il Toro adesso, cioè, quando giocavamo il derby o le partite contro le grandi squadre, non c'era da impostare il gioco: erano tutti duelli personali. L'uomo contro uomo a tutto campo è poi il gioco che si applica oggi. Questo ci favorì e ci diede sicurezza. Non bisogna dimenticare che noi giocavamo davvero per il pubblico. Eravamo soddisfatti per aver reso felici i tifosi. Questo era l'andazzo di allora, oggi è un'altra cosa. Già due settimane prima del derby c'erano duemila persone al Filadelfia tutti i giorni".

Chi era un uomo-derby che ha fatto la differenza in quegli anni o in quelli successivi?

"Pulici, Sala, Ferrini... Probabilmente direi Pulici perché faceva i gol che rimanevano più impressi. Potrei anche nominare Giorgio Ferrini che per noi era un caposaldo, un uomo senza paura su cui contare sempre e comunque. A lui eravamo tutti affezionati". 

Il derby del 3-3 è per lei il migliore tra quelli che ha vissuto?

"Per me è il più bello perché all'ottantanovesimo avevo Bettega vicino che mi diceva: "Tanto lo sbagli, tanto lo sbagli". Io facevo finta di non sentire, Ferrini voleva dargli un cazzotto e invece lo invitavo a star calmo. Un altro derby veramente gigantesco è stato uno in cui io non giocavo più: quello in cui il Toro ha ribaltato il punteggio da 0-2 a 3-2. Quello è ineguagliabile".

Come vede il Toro di oggi in vista della partita?

"Il pareggio con la Cremonese può essere utile: ha insegnato che oggi non si può mollare mai perché gli altri ne approfittano subito. Si evita uno scarico di tensione ed è importante. Per non essere troppo caricati di tensione di dover vincere, bisogna pensare alla Juve che quando ha dei problemi e viene criticata, sembra che inizi a giocare per lo 0-0. Quando la Juve gioca il derby aspettando cosa succede, ha degli sbalzi di tensione e di gioco e questo la rende molto pericolosa perché ha dei giocatori che possono risolvere la partita in qualunque momento. Non si deve cadere in questo tranello".

La stagione del Toro può essere soddisfacente?

"Direi di sì perché se ci fossero stati i punti con la Cremonese sarebbe stato un gran successo. Con i lombardi il Torino non ha giocato male. In questi due anni il Torino ha cambiato faccia e ci si diverte a vedere la partita. L'allenatore è stato determinante nel sistemare l'assetto di gioco e inserisce anche dei giovani. Mi sembra che ci sia un lavoro che sta portando un beneficio nella resa globale della squadra". 

 

(Ha collaborato Giacomo Stanchi)

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