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Esclusiva

La sedia di Mondonico ispira un libro: “Vincere non è l’unica cosa che conta”

La sedia di Mondonico ispira un libro: “Vincere non è l’unica cosa che conta” - immagine 1

In esclusiva le parole del giornalista autore del volume "Vincere non è l'unica cosa che conta"

Andrea Calderoni

Andrea Dalmasso è un giovane giornalista tifoso del Torino che ha scritto il volume "Vincere non è l'unica cosa che conta", uscito qualche settimana fa per la casa editrice Urbone Publishing. In copertina c'è un Emiliano Mondonico di spalle con la sedia rivolta al cielo. Un gesto iconico che "spegne" oggi, 13 maggio 2022, le 30 candeline. Si giocò infatti il 13 maggio 1992 la finale di ritorno tra l'Ajax e il Torino (0 a 0 che consentì agli olandesi di vincere la Coppa Uefa grazie al 2 a 2 maturato sotto la Mole). Toro News, in questa ricorrenza speciale, ha contattato Dalmasso per parlare di quello che rappresenta per il mondo granata quel gesto di Mondonico.

La sedia di Mondonico ispira un libro: “Vincere non è l’unica cosa che conta”- immagine 2

Buongiorno Andrea, trent'anni da quel 13 maggio 1992: una finale di ritorno tra Ajax e Torino che ancora oggi resta nella storia del calcio per varie ragioni. Anche nel suo libro non può che riservare un capitolo all'argomento.

"Lo spunto per tutti i diversi capitoli è la sconfitta che ha il sapore di beffa. Il primo capitolo è sul campionato del '77 quando il Torino fece 50 punti su 60 e la Juventus ne fece uno in più. Emblematica è anche la finale di Amsterdam. Non perdi mai nel doppio confronto, prendi tre pali e non alzi il trofeo. La beffa attraversa il mio libro e la storia granata. Amsterdam docet". 

Una partita passata alla storia per un gesto, la sedia al cielo di Emiliano Mondonico dopo il presunto rigore negato per fallo di De Boer su Cravero. 

"Su quel gesto ne hanno scritto persone ben più qualificate di me. Fu un gesto di ribellione nei confronti del destino e del fato che in qualche modo avevano trovato un altro modo fantasioso per opporsi al Torino e ai suoi tifosi. Quel gesto è passato alla storia per un rigore che non c'era, ma è rimasto nell'immaginario collettivo. Quando si parla di quella partita si parla di quella sedia, senza magari conoscere i dettagli di quella stagione e di quella Coppa Uefa. Mi sembra un fatto più unico che raro che il primo ricordo di quella partita fu un episodio accaduto fuori dal campo, e non un gol, una parata, un passaggio geniale". 

Alcune volte gli sconfitti sono più ricordati dei vincitori: la storia del Torino può essere considerata unica anche per queste ragioni... 

"A me non piace dare etichette alle tifoserie. Però, chi è come me degli anni Novanta ha sempre tifato Toro senza una vera e propria ricompensa sportiva. Se tifi per una big, puoi quanto meno sperare di vincere e quindi hai qualcosa in cambio. Se tifi il Toro, non solo non vinci ma non puoi nemmeno sperare di vincere. Questo crea un rapporto ancor più viscerale tra il popolo granata e la sua squadra. Il tifoso del Torino non può essere occasionale perché c'è sempre, nonostante le delusioni e le tragedie. Se sei del Toro, hai qualcosa di più profondo perché hai sopportato tanto nel corso dei decenni".