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Luigi Cagni: “Quante volte mi sono arrabbiato con Bonazzoli, forse è stato mal consigliato”

PESCARA, ITALY - MAY 01:  Luigi Cagni head coach of Vicenza during the Serie B match between Pescara Calcio and Vicenza Calcio at Adriatico Stadium on May 1, 2012 in Pescara, Italy.  (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)

Esclusiva TN / Il tecnico che allenò Bonazzoli al Brescia: "In allenamento faceva cose incredibili, me è ancora un gran giocatore... del giovedì"

Nicolò Muggianu

Chi è davvero Federico Bonazzoli? Questa la domanda a cui abbiamo provato rispondere insieme a Luigi "Gigi" Cagni, esperto tecnico bresciano che ha avuto a che fare con il neo acquisto del Torino per ben due volte nel corso della sua carriera. La prima delle quali nel 2015 alla Sampdoria, quando Cagni ricoprì per un breve periodo il ruolo di vice di Walter Zenga, e la seconda nel 2017 al Brescia: squadra in cui Bonazzoli ha militato in prestito nella stagione 2016/2017 segnando 2 gol in 25 presenze.

 PARMA, ITALY - JULY 19: Federico Bonazzoli of UC Sampdoria celebrates after scoring his team third goal during the Serie A match between Parma Calcio and UC Sampdoria at Stadio Ennio Tardini on July 19, 2020 in Parma, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Buongiorno mister. Ci parli un po' di Federico Bonazzoli: in che circostanze ha avuto modo di lavorare con lui?

"Parto con il dire che da allenatore mi sono sempre arrabbiato molto con i giocatori che hanno grande qualità ma che non riescono ad esprimerla sempre e Federico è stato uno di questi. Io l'ho incontrato la prima volta in ritiro con la Sampdoria, quando facevo parte dello staff di Zenga (nel 2015 ndr), ed era molto giovane. Oltretutto lui è un ragazzo di Brescia, della mia terra, per cui come spesso accade in questi casi si instaura un feeling particolare. Vedevo in allenamento un giocatore di grandissima prospettiva e cercai già in quell'occasione di dargli qualche consiglio, ma la mia esperienza alla Sampdoria finì presto per cui non ci fu modo di lavorare con continuità. Qualche anno dopo - nel 2017 - lo ebbi invece al Brescia in una situazione di grandissima difficoltà. Erano passati due anni dal nostro primo incontro e trovai un giocatore un po' più adulto, non molto ma un po' sì. Anche perché lui è un giocatore che ha iniziato a fare il professionista da giovanissimo, all'Inter quando esordì aveva poco più di 16 anni. Lo vedevo allenarsi e vedevo un giocatore con grandi doti, sia fisiche che tecniche".

Passiamo al campo: che giocatore è? Quali sono le sue caratteristiche tecniche?

"Dico sempre che era un 'giocatore del giovedì'. Perché tutte le volte che lo facevo giocare dall'inizio, non so per quale motivo, non riusciva a ripetere quel che faceva vedere in allenamento. Io all'epoca lo facevo giocare esterno, che forse oggi non è il ruolo più adatto a lui, ma anche in allenamento giocava esterno e faceva delle cose di grandissima classe. Sulla falsariga di quel che si è visto nel post-lockdown con la Sampdoria, per intenderci. Lui ha rapidità, velocità, ma anche una propensione incredibile al gioco in acrobazia. E ti assicuro che la vera qualità di un giocatore la si vede con la continuità in allenamento ancor più che in partita, perché in allenamento rischi delle giocate che poi in partita non replichi mai. Lui ha questa grande qualità, ma bisogna scoprire il motivo per cui non riesce a replicarlo con continuità in partita. Quel che oggi gli manca è capire cosa serve per fare il titolare, guadagnandoselo partita dopo partita e giocare tutti i 90' al massimo. Secondo me lui pensa troppo, dovrebbe essere più libero mentalmente ed essere felice di giocare a pallone senza pensare a niente e dare retta solo al suo allenatore...".

 PESCARA, ITALY - MAY 01: Luigi Cagni head coach of Vicenza during the Serie B match between Pescara Calcio and Vicenza Calcio at Adriatico Stadium on May 1, 2012 in Pescara, Italy. (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)

Intende dire che il calciatore è mal consigliato da chi gli sta attorno?

"Non so se sia così, questa è stata la mia impressione dell'epoca. Forse ha troppa gente che parla con lui, gente che non c'entra niente con la squadra. Deve pensare solo a quel che gli dice il suo allenatore e pensare a mettere in campo quelle che sono le sue doti che sono molto molto buone. Ma per essere un giocatore titolare e di successo, come potrebbe essere lui, deve essere libero mentalmente e non ascoltare nessuno cercando di fare il meglio nella professionalità e come comportamenti. Perché, specie per i giovani, per fare questo mestiere devi fare dei sacrifici, devi estraniarti e condurre una vita di un certo tipo, ascoltando solo i tuoi compagni e il tuo allenatore senza aver altre pressioni".

Da un punto di vista tattico Giampaolo, probabilmente, lo schiererà seconda punta al fianco di Belotti nel suo 4-3-1-2. Pensa che sia il ruolo adatto a lui? 

"Se Giampaolo lo ha voluto è perché ha visto qualcosa in questo giocatore. Per quanto riguarda il ruolo è lì che dico che deve ascoltare solo l'allenatore, perché quando lo allenavo io so che troppa gente parlava e diceva 'tu non sei un esterno, tu sei prima punta, devi fare la seconda punta, eccetera'. Ma lui deve solo ascoltare quel che dice l'allenatore e giocare come sa. In ogni caso credo che possa fare la seconda punta, ma non la prima punta. Perché nel calcio di oggi per giocare prima punta devi avere un gran colpo di testa e lui ad oggi non ha questa dote".

 PARMA, ITALY - JULY 19: Federico Bonazzoli of UC Sampdoria celebrates after scoring his team third goal during the Serie A match between Parma Calcio and UC Sampdoria at Stadio Ennio Tardini on July 19, 2020 in Parma, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Cosa manca, secondo lei, a questo ragazzo per sbocciare definitivamente? Perché parliamo di un giocatore che, almeno a livello giovanile, era tra i prospetti più interessanti della sua generazione.

"Gli manca la continuità e questo dipende solo da lui. Un giocatore per arrivare deve essere sereno, professionale, ma soprattutto umile e avere voglia di imparare tutti i giorni da chiunque. La continuità deriva anche da un ragazzo che dovrà essere felice tutti i giorni di giocare a pallone, a prescindere da quello che succede. Di lui si è parlato tanto a livello giovanile, forse anche troppo, ma nel calcio di oggi se vuoi fare il professionista devi saper gestire anche queste situazioni. Ho avuto la fortuna di allenare grandi attaccanti, uno che è qualitativamente inferiore a Federico è stato Inzaghi (Filippo ndr) ma Inzaghi aveva un grande pregio: non gli importava di sbagliare. Non si è mai disperato per un gol sbagliato, lui tornava indietro per la sua strada e ci riprovava subito dopo. Così dal 1' al 95' e dava tutto, si impegnava fino alla morte. Poi ci sarebbe da fare anche un discorso di natura economica, perché secondo me guadagnare certe cifre già da giovanissimi quando ancora hai tutto da dimostrare non è etico e non è facile da gestire per dei ragazzi di 17/18 anni. Ma questa è un'altra storia...".