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Grava, il duro

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A Superga, il 4 maggio 2011, ancora una volta era presente Odile. Sì, lei, Odile Grava, la sorella di Ruggero Grava, l'attaccante clautano perito a Superga; il centrattacco che, secondo alcuni, avrebbe dovuto sostituire Guglielmo Gabetto...
Diego Piovano

A Superga, il 4 maggio 2011, ancora una volta era presente Odile. Sì, lei, Odile Grava, la sorella di Ruggero Grava, l'attaccante clautano perito a Superga; il centrattacco che, secondo alcuni, avrebbe dovuto sostituire Guglielmo Gabetto nel Grande Torino, un rinnovato Grande Torino che la tragedia ha impedito di vedere all'opera. Grava nasce il 26 aprile 1922 a Claut, in Valcellina; la provincia è Pordenone; la regione, il Friuli. Siamo nella zona dove è avvenuto il disastro del Vajont, siamo dalle parti di Mauro Corona, in una zona di rude montagna, anche se Claut è quotato a soli 613 metri di altezza sul livello del mare. Grava. Facciamo chiarezza, i francesi lo chiamavano Roger, gli italiani Ruggero, ma il primo nome di Grava era Revelli. Sì, Revelli, Revelli Ruggero Grava, pare per via del fatto che a mamma piacessero i nomi un po' originali e alternativi, che distinguessero i suoi figli dagli altri bambini. I francesi, ho scritto? Ci arriviamo.

Claut è un paesino (oggi conta poco meno di 1200 abitanti) dove la vita è dura, nel 1922. Molto dura. L'ambiente è aspro, un po' fuori dal mondo, chiuso. Tanta neve. Terremoti, incendi, malattie, liti anche gravissime tra vicini. La gente è tosta, le donne sono instancabili, gli uomini sono abili nei lavori, sono scolpiti nel fisico e sanno scolpire: nei lunghi mesi invernali, da semplici pezzi di legno nascono stupendi utensili, che sono venduti dalle donne, nelle città; i boscaioli cucinano la polenta, i casari sono maestri nella preparazione del formaggio e la lavorazione dei vimini è una tradizione antica. Le strade sono poche e piene di buche; i sentieri, a volte, sono le arterie principali, uniscono angoli sperduti, sono faticosi e pericolosi, ma le donne di Claut li percorrono senza paura o, se hanno paura, non lo danno a vedere. Gli anni passano lentamente, la vecchia economia è in crisi, il mondo silvo-pastorale-artigianale non basta più: con il miglioramento delle strade e dei mezzi di trasporto, anche i clautani pensano che sia meglio abbandonare il paese e andare in qualche grande città o all'estero, verso l'industria, in cerca di un lavoro meno faticoso e più redditizio. E' un esodo. Anche il piccolissimo Revelli Grava, con la famiglia, emigra. Maggio, 1923. Lo aspetta la Francia. Possiamo dire che con il tempo Grava si francesizzerà, ma la sua tempra solida, la sua corporatura statuaria, la sua forza fisica e la sua potenza da boxeur, la sua grinta e la sua energia sono scritte nel DNA friulano. In ogni caso, Revelli non diventerà mai cittadino francese e sentirà sempre il legame con Claut.

La famiglia Grava si trasferisce non lontano da Parigi, dicevamo, spostandosi spesso di località per inseguire condizioni migliori, fino a stabilirsi nel cuore della capitale. Il piccolo Roger gioca a pallone, si distingue per classe e per temperamento. Temperamento, anche troppo! Che zuffe!Roger cresce, lavora molto per guadagnarsi la baguette, si allena duramente e tenacemente, quando può, ha la forza di un torello e la determinazione di un uomo di montagna. 1942. Revelli è ormai un calciatore vero e lascia Parigi per giocare in varie squadre francesi, c'è la guerra, è tutto difficilissimo, ma Roger non molla, anzi. Vive molte avventure, spesso sotto la minaccia dei bombardamenti e, come calciatore, è in continua ascesa. Interviste, titoloni, foto, vignette, caricature. E' popolare, conteso dai vari clubs, si tiene in forma insegnando educazione fisica agli altri atleti. Di testa è forte, calcia di destro e sinistro, è un centrattacco, ma può fare l'ala, conosce i preziosismi ma sa essere essenziale, è un duro e gioca benissimo sotto la pioggia.E' proprio forte, Grava, diventa Campione di Francia con la squadra del Roubaix-Tourcoing nel 1946-47, segna un sacco di gol, viene ingaggiato dal Torino e marcato a vista, per i primi tempi, dal dirigente Civalleri, viste alcune voci sul caratterino un po' birichino di Revelli. Civalleri ha modo di annoiarsi, però, visto che il nostro Eroe si comporta in modo esemplare, smentendo ogni timore: ci tiene molto a farsi confermare dal Torino, anche se riflette su nuove avventure, che potrebbero portarlo in America, in alternativa.Grava gioca pochissimo, con la maglia Granata; parte dal primo minuto una sola volta, nel corso del Campionato 1948-49, ma è necessario considerare il nome del titolare inamovibile: Gabetto, un attaccante di livello mondiale. Non sapremo mai come il Grande Torino avrebbe potuto darsi una "rinfrescata", nel 1950 o nel 1951, con l'inserimento nell'Undici titolare di un paio di giovani promesse o di un paio di realtà, come il talentuosissimo Fadini e il collaudato Martelli, tanto per dire, ma non solo loro: anche Grava è spesso indicato tra i possibili, anzi, probabili nuovi titolari. Il Grande Torino "del futuro" muore a Superga, però... e il Fato toglie a Monsieur Roger la possibilità della definitiva consacrazione con la maglia Granata. Fato Crudele.

Grazie Odile, dedico il pezzo a te, grazie per i tuoi racconti, grazie per la tua presenza, grazie per il libro che mi hai regalato. Grazie anche a Giuliana V. Fantuz e a Mauro Corona per il loro indispensabile contributo. Grava riposa nel Cimitero di Saint-Ouen, a Parigi.

Firmato: Dottor Puzzetto (Percival Ulrico Zoroastro Zacintus Ermenegildo Theodor Theophilus Orson)

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