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Lettera di un tifoso: “L’ammiraglio e la Dea”

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Lettere alla redazione: "E mentre il buon Urbano se ne sta, capelli al vento, a godersi il Giro d'Italia sull'ammiraglia, a Dublino una squadra storicamente di provincia alza al cielo l'Europa League"
Redazione Toro News

La redazione di Toro News torna ad aprire le colonne della prima e più grande testata on-line dedicata al Torino FC ai suoi lettori, i quali da sempre meritano di avere spazio. L'indirizzo di riferimento a cui mandare le vostre lettere è lo stesso: redazione@toronews.net 

Gli articoli su qualsiasi argomento legato al mondo Toro: i più meritevoli e significativi saranno settimanalmente pubblicati sul nostro sito. Oggi l'autore è Fabio Selini, scrittore e tifoso granata, autore già di due libri sul Toro, "Passione al rovescio, diario di un antijuventino" e "Torneremo ad Amsterdam". In questa occasione l'autore espone una riflessione nata dopo la vittoria dell'Europa League dell'Atalanta, dando voce ai sentimenti di un'abbondante fetta di tifosi.

L'AMMIRAGLIO

E mentre il buon Urbano se ne sta, capelli al vento, a godersi il Giro d'Italia sull'ammiraglia, a Dublino una squadra storicamente di provincia alza al cielo l'Europa League (la vecchia coppa UEFA).

Mentre il Presidente di una delle più blasonate squadre italiane si gode le bellezze di tappa, il Toro sfiorisce con la consapevolezza di non essere più se stesso e soprattutto, senza che chi lo gestisce se ne renda conto o peggio, ne sia minimamente interessato.

Destinato ad una mediocrità "provinciale".

Così, mercoledì sera, il tifoso del Toro s'è trovato, inevitabilmente, infilato in un multiverso dove l'Atalanta è una big del calcio europeo e il Torino una provinciale senza presente e futuro.

Sarà che quella Coppa ha per ogni tifoso granata over 40 qualcosa di magico e malinconico, ma assistere alla festa bergamasca è davvero doloroso.

Che vi sto ancora a raccontare? La sedia di Emiliano, i tre pali, Amsterdam? Tutto noto e incredibilmente sempre più distante.

Ad ogni edizione, le premiazioni che riportano a oltre tre decenni fa e quella fatica ad accettare l'inevitabile.

Per assurdo l'Atalanta, in questa storia, nemmeno c'entra.

Non tanto per la simpatia o meno che il club esercita (io sono bresciano e quindi ...) quanto piuttosto per questa untuosa sensazione di sconfitta, di fallimento e di disinteresse verso il destino del Toro e la sua "naturale" collocazione storica.

Quella certezza amara che da quelle parti il Toro non ci tornerà più. E non ci tornerà più perché qualcuno non è interessato a farlo. Che "... Amsterdam, Amsterdam ... torneremo, torneremo ad Amsterdam!" sia diventata solo un coretto da stadio buono per placare le ansie che una vera speranza. Al Toro è stato tolto perfino il sogno e la speranza di essere felice.

Altre priorità, caro Urbano?

Onore alla Dea che ha meritato non solo la finale, ma anche per il cammino strepitoso.

Così, come se fosse necessario girare ancor più il coltello nella piaga, l'ultima giornata di campionato vedrà il Toro cercare di conquistare un'improbabile quanto patetica qualificazione alle prossime Coppe proprio sul campo dell'Atalanta.

Loro (gli ex provinciali) alzeranno di nuovo la Coppa festeggiando con i tifosi e noi del Toro ad "elemosinare" dal destino un soffio di Europa. Loro in Champions, con una Coppa in bacheca e noi ... noi salvi.

Immagine plastica del vuoto nel quale è stato infilato il Toro.

Rimane l'idea che l'universo (almeno il mio) stia girando all'inverso.

E piace davvero poco.

Urbano, continua a prendere aria sulla faccia ... noi del Toro, invece, continueremo a prendere schiaffi.

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