Il match comincia e mi rendo quasi subito conto che il signore calvo di prima aveva assolutamente ragione. I ragazzi di Scala, disposti a zona, schierano in apparenza cinque difensori tra i quali si distinguono i centrali Apolloni e Minotti. Ma in realtà, i due “terzini” Donati ed Orlando (che oggi sostituisce Gambaro) fanno un enorme lavoro sulle fasce contribuendo alla fase difensiva per ripartire rapidamente quando si tratta di costruire quella offensiva. Le ripartenze sono inoltre affidate alla fantasia di Pizzi e dell’ex Osio (oggi per fortuna manca il regista Zoratto) ed alle penetrazioni del giovanissimo bomber Melli. Non è una novità che al Toro quest’anno capiti di soffrire. In trasferta è successo praticamente sempre. Ma è la prima volta che lo vediamo faticare tra le mura amiche. Per la prima volta quest’anno tiriamo un bel sospiro di sollievo quando l’arbitro Beschin fischia la fine sullo 0 a 0: partite come quella di oggi possono anche concludersi con una sconfitta che sarebbe stata pesante, vista la contemporanea vittoria per 4 a 1 del Pisa sul campo del Brescia . Al termine del match, i più pessimisti scuotono il capo dicendosi convinti che il sogno è già finito, che la macchina si è inceppata e che si ricomincerà a soffrire come nella scorsa stagione.Secondo me, invece, abbiamo semplicemente conosciuto una giornata storta, cosa che può capitare in un campionato lungo come la serie B. Oltre tutto abbiamo incontrato una squadra davvero tosta che secondo me potrebbe anche aspirare alla promozione.
Era solo l’inizio
All’epoca mi rendevo conto che quel Parma era forte, ma probabilmente non capivo fino in fondo quanto davvero lo sarebbe diventato. I ragazzi di Scala giunsero quarti al termine di quel campionato e, a fine stagione, volarono insieme a noi, al Pisa ed al Cagliari nella massima serie. Ma era soltanto l’inizio. Già l’anno successivo, il Parma giunse quinto in A qualificandosi come il Toro per la Coppa Uefa 1991-92. Al termine della stagione successiva, i gialloblu vinsero la prima, storica Coppa Italia. Iniziò a quel punto un ciclo d’oro che portò i parmigiani a conquistare una Coppa delle Coppe nel 1993, una Super Coppa Europea nella stagione successiva, e due Coppe Uefa: una in finale contro i gobbi nel 1995 ancora con Scala al timone, e l’altra sotto la guida di Malesani che, nella stagione 1998-99, conquistò anche la Coppa Italia. Tanti trofei ai quali mancò soltanto la ciliegina sulla torta di una vittoria in Campionato, sfiorata soprattutto in due occasioni con i secondi posti del 1994-95 e del 1996-97.Ma il Parma fu anche e soprattutto una fucina di talenti che giunsero in Emilia come giovani di belle speranze, trasformandosi col tempo in veri e propri fenomeni. Tra questi ricordo i Campioni del Mondo Taffarel (Brasile 1994), Thuram e Boghossian (Francia 1998) ed i vice campioni del mondo con l’Italia Benarrivo, Zola, gli ex granata Dino Baggio e Roberto Mussi, il futuro nostro portiere Luca Bucci, Luigi Apolloni (ora tecnico del Modena, come purtroppo ben sappiamo) e Lorenzo Minotti (anche lui al Toro verso fine carriera).Mussi, Apolloni, Minotti. Tutti e tre, pur su sponde diverse, erano in campo in quel Toro-Parma di quel giorno d’autunno del 1989. Chi poteva pensare che di lì a qualche anno avrebbero fatto parte della squadra vice campione del mondo guidata dall’ex tecnico parmigiano Arrigo Sacchi? Chi poteva immaginare, in quel lontano pomeriggio di ottobre, che quel Toro e soprattutto quel Parma avrebbero scritto tanti bei capitoli della storia del calcio nel corso degli anni successivi?
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