Ma vedete, il punto non è quello. Non è che vi dovete dare una sveglia perché guadagnate bene e c’è gente che per venirvi a vedere tira la carretta. Quella è una buona ragione, certo, ma che potrebbe riguardare qualsiasi altra squadra del mondo. Il fatto è, ragazzi miei, che IL TORO NON E’ UNA SQUADRA COME LE ALTRE. Ve lo dico in totale buona fede, fuori da ogni retorica e pure con un po’ d’affetto. Qualcuno di voi magari è troppo giovane e ha la testa chissà dove (anche se i ragazzini mi sembrano quelli che ci stanno più dentro fra di voi, alla faccia di ogni luogo comune sulle ultime generazioni), forse qualcuno è troppo vecchio e ha le motivazioni che ha (anche se a casa mia, gli ultimi colpi sono quelli che si sparano sempre più volentieri), forse qualcuno arriva da altri ambienti e crede ingenuamente di essere lui il protagonista del mondo del Toro, in quanto giocatore, con noi a pendere dalle sue giocate (ma qui è esattamente il contrario, dovreste essere voi a chiederci l’autografo quando ci incontrate in giro con qualcosa di granata addosso.. qui siete ospiti di una Cosa Più Grande, dove quando si vince invece di imbrattare i muri partiamo in pellegrinaggio).Ragazzi, per tirarvi/ci fuori da questa situazione dovete capire che noi non siamo gente come le altre, questa piazza è un’altra cosa, qui valgono altre regole. Qui avevamo Scifo e Casagrande e sballavamo per Bruno e Policano. Qui da noi di una bella triangolazione di prima non ce ne fotte niente (si fa per dire, se ve ne entrasse qualcuna va bene lo stesso…), qui andiamo di fuori per un fallo laterale o un calcio d’angolo conquistato facendo pressing con la bava alla bocca. Non sentite cos’è che fa esplodere la curva? Cos’è che può riaccenderci e rimettere le cose sui binari giusti? Vogliamo vedere come siete fatti dentro, non ce ne frega niente del resto. Qui siamo a teatro. Voi dovete interpretare il copione a modo vostro, ma non un altro copione, non quello che pare a voi.Qui siamo retrocessi e abbiamo fatto una marcia di 50.000 persone, qui eravamo i più forti del mondo, riscatto sociale della parte sfruttata della città, contro la squadra dei padroni del vapore ma mai dei nostri cuori e nemmeno del prato verde; qui eravamo così forti che l’Italia in ginocchio dopo la Guerra vedeva nel nostro colore, così come in Coppi e Bartali, un simbolo di riscatto e dignità; qui siamo caduti tutti insieme in un aereo precipitando su una Basilica progettata da uno che si chiamava Juvarra; qui ci siamo rialzati e quando abbiamo potuto innamorarci di nuovo, l’artista col sette sulla schiena è finito sotto una macchina, la macchina di un tifoso che c’aveva la sua foto sul parabrezza; qui succede che il tifoso ha provato a riscattarsi, è diventato Presidente e ha fatto un altro casino, facendo morire il Toro a un passo dai cent’anni; qui succede che quando tutti volavano su di noi come avvoltoi, ci siamo messi di traverso e siamo rinati; qui succede che quando il vostro e nostro Presidente ci ha comprato all’asta i cimeli, il giorno dopo attraverso il Lotto era arrivato un ringraziamento dall’alto (4-5-49-10 sulla ruota di Torino... cioè la data di Superga e la firma di Capitan Valentino).Qui vi state mettendo addosso un colore più grande di voi. Questa non è una tifoseria, è una setta, dio bono, io non so più come dirvelo che VI E’ CAPITATA UNA FIGATA PAZZESCA, potevate finire a giocare in una società normale ed essere carne da Lucignolo, con la camicia aperta e lo champagne a rispondere a domande per deficienti cerebrolesi.Qui vi è capitata una figata pazzesca e adesso avete il tempo per rimediare.La soluzione non è difficile, anzi è la cosa più facile del mondo, come giocare a pallone con il cuore nelle scarpe. Oggi quando andate all’allenamento lavorate meglio che potete, e sabato quando scendete in campo con quei brocchi del Bologna (non raccontiamoci cavolate) correte come dei pazzi, correte come dei pazzi, correte come dei pazzi, difendete la porta come se fosse tutto quello che avete.Perché noi adesso non veniamo più soltanto a fare il tifo, veniamo anche a controllare.Un abbraccio a tutti, Marco
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