Cairo sfreccia sull’autostrada Torino – Milano a 190 all’ora, e non teme le sanzioni perché di punti in classifica ne ha già persi così tanti che, uno più uno meno anche sulla patente, lo renderebbe indifferente. Ha una missione da compiere: salvare il suo Toro dalla disgregazione della squadra, dalla sfiducia che dilaga, dalla palude del mugugno, anche perché ora sa bene che dietro l’angolo incombe l’ombra di “Mister X” e con un Toro in caduta libera perderebbe consensi e agevolerebbe la sua scalata.Sa anche di aver sbagliato a Giugno subito dopo la fine del campionato, quando l’esonero sarebbe stato fisiologico e quasi indolore. Già dopo la sconfitta casalinga con la Fiorentina all’ultima di campionato ci aveva pensato ma poi, qualche telefonata galeotta, lo aveva convinto a desistere. E allora giù con gli acquisti, ma quel De Biasi aveva dei pallini strani e costosissimi e non gli andava mai bene niente, nemmeno il nipponico Oguro. No, sapeva di doverlo fare, adesso, prima che il gorgo ingoiasse anche lui.Diamine, bastava deciderlo pochi giorni prima e Di Michele sarebbe ancora qui: un vero colpo di testa privarsi dei suoi colpi ad effetto. Entrò in un’area di servizio e appartatosi compose il numero sul cellulare.
Nella sua cameretta, Gianni riflette e verifica l’andamento del suo sogno: costruire una squadra intera con giocatori già allenati in passato. Era a buon punto, ma ancora con qualche corpo estraneo. Per questo si avvicina alla lavagna degli appunti e aggiunge: “sbolognare Rosina”. In un angolo, quasi invisibile, c’è il suo giaciglio; una brandina da campo, più che sufficiente per quelle poche ore di riposo strappate all’accavallarsi dei suoi pensieri.Sul muro adiacente, troneggiano i poster dei suoi campioni preferiti, tra i quali risaltano l’indimenticato Balestri e il duttile Gallo, l’unico che obbediva ai suoi ordini più ermetici senza protestare, anche se non li capiva. Nel comodino, due cassetti stipati. Nel primo conserva, aggiornatissimo, l’album delle figurine dei calciatori che non gli piacciono, e nell’altro tiene quelli che gradisce: qualcuno è in tutti e due. E’ un continuo travasarli, sostituirli, cambiargli posto, e preso dalla frenesia a volte li confonde e si smarrisce.Malonga e Vailatti per esempio, non si sa più dove siano, anche se i tifosi più geniali hanno capito che il Toro deve privarsi dei più bravi per darli in prestito ad altre squadre, e così ritrovarseli il prossimo anno con più esperienza. Un’idea così raffinata non l’aveva avuta neppure lui … però, a pensarci bene, anche Rosina potrebbe andare ad una delle milanesi: lì sì che farebbe un grande rodaggio nella massima serie.Ecco perché, tornato alla lavagna, aggiunge: “convincere Cairo per il prestito del Principino”. In molti lo accusano di presunzione, ma pochi apprezzano la sua capacità di non essere influenzato; anzi, se gli danno un consiglio fa subito il contrario; è così insofferente alle imposizioni che per tornare a casa imbocca sempre un senso vietato. A volte viaggia con la fantasia e sfora la realtà, mischiando i ricordi agli auspici. Stava guardando dei programmi sportivi sulla televisione e quel nome, Ronaldo, gli diceva qualcosa. Da qualche parte doveva aver avuto un giocatore con quel nome, ma non ricordava che avesse così tanto fiato e muscoli addominali… boh, comunque era lieto di averlo visto e ci stava facendo un pensierino per il prossimo mercato di riparazione, peccato per Pancaro e Vryzas mai inquadrati dalla Tv.E’ fatto così, a volte distratto a volte geniale. Adesso sta ascoltando Bach, per rilassarsi, e su quelle note avvolgenti gli piace disegnare nella mente la partita perfetta che forse un giorno riuscirà a giocare, e vincerà per 7 a 6. Adora la toccata e fuga, anche se per lui si materializza in una toccata di Rosina per una fuga di Di Michele, ma soprattutto lo affascina l’idea che ogni strumento suoni la sua parte senza errori, senza confusione, seguendo l’armonia generale dell’orchestra come se un maestro infallibile avesse curato il singolo e l’insieme: già, ma come diavolo si fa? Forse per allenare il Toro ci vorrebbe Bach.Ma proprio in quel momento gli squillò il cellulare.
Cairo: “Buongiorno Novellino, allora siamo d’accordo, da stasera lei è l’allenatore del Toro”.De Biasi finse di non riconoscere la voce del Presidente e senza fiatare chiuse il telefono.Si avvicinò alla lavagnetta e, dopo aver cancellato tutti gli appunti, ne scrisse uno nuovo:“Chiamare urgentemente il Levante”.Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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