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LASCIARCI LE PENNE

Il cammino di Superga

Il cammino di Superga - immagine 1
Torna un nuovo episodio di "Lasciarci le penne" la rubrica di Marco Bernardi
Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 

Splendida giornata

Vasco Rossi

dall'album Vado al massimo 1982 – Carosello

 

Oh, splendida giornata, quante sensazioni, con quali emozioni poi, poi alla fine ti travolgerà!

Che parlasse di una giornata stravissuta, di un amore finito o della vita stessa ha poca importanza.

Vasco, con la solita voce graffiata e con le sue parole secche, essenziali ed evocative, è riuscito a trasmetterci un'emozione vaga, all'apparenza intrisa di gioia, ma sempre in bilico sul filo del rimpianto, del trascorrere rapido dei momenti più belli che sfuggono veloci.

La nostra annuale splendida giornata, noi del Toro l'abbiamo vissuta sabato scorso.

Ed è stato un crescendo di emozioni iniziato nel momento in cui abbiamo messo il naso fuori di casa e ci siamo accorti che la città non era la solita, quella di tutti gli altri giorni, ma che si stava colorando di granata.

C'era sempre più gente a mano a mano che ci si avvicinava all'imbocco della strada di Superga: uomini, donne, bambini e perfino cani con addosso un unico colore.

Poi l'affollarsi della gente alla partenza delle navette, la coda per prendere la tranvia Sassi-Superga (la mitica Dentera), i posti disponibili che esauriscono in un batter d'occhio.

Già, la Dentera... il mezzo di trasporto ideale per quella salita: il suo incedere lento è intriso di ricordo, come una macchina del tempo che riporta nel passato.

Sedili in legno, l'avanzare incerto che ti fa pensare: "Ce la farà a percorrere il prossimo metro o alzerà bandiera bianca e ci abbandonerà a metà strada?". Si può credere di essere veramente ritornati nella prima metà del Novecento e perfino i cartelli Vietato sputare rimandano ad altre epoche.

Poi la lenta processione fino alla lapide dei caduti, uno scorrere composto di gente comune alla quale si mescola, in incognito, qualche vecchia gloria granata. Qualcuno li riconosce, gli eroi del passato, si dà di gomito e bisbiglia: "E' lui!"; vorrebbe scambiare due parole, ma non osa disturbare.

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Perché in quel lento avanzare si è tutti uguali, e poi a Superga non si sale per i vivi.

Gli uomini, le donne e i bambini, un silenzio compreso, poca voglia di chiacchierare.

In quel giorno non si va per fare rumore, ma per celebrare un ricordo ed un modo di essere, il ricordo di un calcio che non esiste più, leale e terroso, in cui i valori tecnici possono essere amplificati dalla volontà e dalla grinta. Un mondo in cui non esistevano divi e folle osannanti, ma uomini fra gli uomini. Un altro mondo.

Celebrare un modo di essere, l'antica fedeltà al ricordo della squadra che unisce tutti i tifosi del Toro, i vivi e i morti, convenuti in un unico luogo e in un unico momento.

Sabato scorso, come ogni anno, è stato bello esserci, per vivere vecchie sensazioni, per ricordare vecchi ricordi, per sentirci i soliti vecchi tifosi del Toro. Una splendida giornata, sempre con il sole in faccia fino a sera, finché la sera di nuovo sarà.

 

 

 

 

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