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Cagliari-Torino, Nicola batte Di Francesco: e spiega così il piano-partita granata

Il confronto / Tanta confusione nel Cagliari: l’allenatore abruzzese si è completamente snaturato e ciò non sta portando benefici

Andrea Calderoni

Il Torino con una prova ordinata è riuscito a strappare tre punti fondamentali a Cagliari. La prestazione dei granata ha dato continuità alle precedenti partite della gestione Nicola. In particolar modo, si è ripartiti dalla stessa attenzione al particolare che aveva contraddistinto i granata nello 0 a 0 contro il Genoa. La seconda partita consecutiva senza reti incassate certifica i progressi della fase difensiva in ognuna delle sue componenti. Il terzetto difensivo composto da Izzo, Nkoulou e Bremer ha acquisito la giusta dose di fiducia e ora si può pensare di puntare con costanza sul napoletano, sul camerunense e sul brasiliano, come per altro avviene da qualche partita. Come contro il Genoa, il Torino ha concesso poco all’avversario, segno che alcuni automatismi sono stati trovati anche nelle altre zone del campo. L’unica vera insidia della gara di ieri sera in Sardegna è stato Nainggolan con il suo posizionamento. Una volta che il belga è calato, la strada è risultata in discesa per un Torino che ha dimostrato di aver acquisito l’umiltà giusta per fronteggiare la complicatissima lotta salvezza.

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CRESCITA TATTICA - Ha convinto lo spirito di adattamento della squadra granata all’avversario. È stato lo stesso tecnico granata, infatti, a sottolineare al termine della gara come “La partita a me non è dispiaciuta nei primi 25 minuti, perché siamo riusciti a tenere il baricentro alto come avevamo preparato, con la mezzala che usciva a fare pressing sul terzo difensore avversario del suo lato. Poi complice la qualità di Nainggolan, che si muoveva tra le linee anticipando i nostri difensori, abbiamo dovuto optare per una strategia diversa. Vedevamo che Ceppitelli e Rugani non portavano palla e abbiamo tenuto più bassi i centrocampisti per coprire meglio le linee di passaggio. Mandragora ha potuto stare più arretrato, Nainggolan ha dovuto appiattirsi sulla linea dei difensori e così lo abbiamo controllato meglio". Sono parole che certificano la crescita non soltanto mentale (di cui ormai è da qualche settimana che parliamo) ma anche tattica del Torino. Saper leggere la gara e le mosse dell’avversario risulta fondamentale per una formazione che contro tutte le squadre è chiamata a fare punti per risalire in classifica e allontanarsi dalle zone rosse. In tal senso, il Torino anche tatticamente, senza entrare nel merito dei moduli, sta diventando resiliente. Per completare il discorso, riportiamo anche altre parole dell’analisi di Nicola. “Nei primi 25 minuti si vedeva che volevamo gestire il possesso e verticalizzare – ha detto il tecnico –, ma non sempre siamo stati puliti. Poi abbiamo subito alcune situazioni pericolose e questo ci ha fatto perdere un po’ di quella certezza che stavamo provando a mettere in campo. Nel secondo tempo ho visto dei miglioramenti, perché la squadra sapeva quando alzarsi e cercare il cambio gioco”.

 CAGLIARI, ITALY - FEBRUARY 19: Torino's coach Davide Nicola looks during the Serie A match between Cagliari Calcio and Torino FC at Sardegna Arena on February 19, 2021 in Cagliari, Italy. (Photo by Enrico Locci/Getty Images)

DI FRANCESCO SNATURATO - Se il Torino di Nicola sta crescendo sia tecnicamente che mentalmente, invece il Cagliari di Eusebio Di Francesco è apparso ieri sera snaturato rispetto a quelle che sono da sempre le idee tattiche del tecnico abruzzese. Di Francesco ha abbandonato il suo credo tattico e la confusione appare evidente nel Cagliari. Alcuni spunti offensivi ci sono stati, ma hanno sempre dato l’idea dell’estemporaneità. Anche nel finale Di Francesco predicava di non lanciare lungo, ma i suoi suggerimenti erano antitetici rispetto alle sostituzioni effettuate che avevano imbottito l’attacco di due lungagnoni come Pavoletti e Cerri, i quali amano il gioco aereo. Capitolo cambi. Bonazzoli poteva anche essere inserito prima del gol decisivo di Bremer, ma Nicola ha preferito non cambiare nemmeno una pedina del proprio scacchiere vedendo che nel secondo tempo le cose stavano andando bene.