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Fonseca e l’arbitro battono Giampaolo: ma il granata lancia la rivoluzione

ROME, ITALY - DECEMBER 17: Paulo Fonseca (l), head coach of Roma interacts with Marco Giampaolo, head coach of Torino during the Serie A match between AS Roma and Torino FC at Stadio Olimpico on December 17, 2020 in Rome, Italy. The match will be played without fans, behind closed doors as a Covid-19 precaution.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Il Confronto / Giampaolo ha puntato nuovamente sul 3-5-2 ma ha cambiato moltissimi interpreti lanciando un messaggio inequivocabile allo spogliatoio

Andrea Calderoni

L’orgoglio del Torino si è fatto vivo nella parte conclusiva di una gara nata male contro un avversario più forte come la Roma. I granata hanno avuto il merito di non alzare bianca a gara ormai compromessa: né sul 2 a 0 con l’uomo in meno, tanto da colpire una grande traversa con Edera, né sul 3 a 0 sempre naturalmente in 10 contro 11, tanto da segnare il gol della bandiera con Belotti. L’orgoglio granata è emerso anche grazie alle scelte e alle parole d’incitamento spese da Marco Giampaolo. Nel momento della realizzazione del 3 a 1 ha cercato di infondere coraggio alla sua squadra passando alla difesa a quattro. Ha tolto, infatti, un centrale di difesa come Buongiorno e ha inserito un attaccante da affiancare a Belotti, ovvero Bonazzoli. Sono segnali piccoli, ma importanti per un gruppo da recuperare in primo luogo mentalmente. Anche dalla panchina Giampaolo non ha mai smesso di spingere i suoi a provare la giocata in verticale, offensiva e magari rischiosa. I suoi hanno recepito e hanno chiuso in crescendo una partita indirizzata dall’arbitro Abisso.

UDINE, ITALY - OCTOBER 03: Referee Rosario Abisso looks on during the Serie A match between Udinese Calcio and AS Roma at Dacia Arena on October 03, 2020 in Udine, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

RIVOLUZIONE – Parlando della gestione di gara del tecnico, il tema di copertina tuttavia è rappresentato da come ha deciso di affrontare dal 1’ la Roma di Paulo Fonseca. Giampaolo ha, difatti, rivoluzionato la squadra. Ha proposto un 11 inedito e ricco di soprese, a partire da Buongiorno e Milinkovic-Savic titolari. Inoltre, Giampaolo ha schierato Meité davanti alla difesa, ha riproposto Lukic da mezzapunta e ha insistito con Vojvoda sulla sinistra. E poi ha soprattutto lasciato in panchina a meditare alcuni (ex) califfi dello spogliatoio, su tutti Nkoulou e Sirigu. Ha voluto scuotere lo spogliatoio, dopo cinque giorni di ritiro e le dichiarazioni molto forti del presidente Urbano Cairo, con scelte coraggiose ma quanto mai necessarie in un momento complicatissimo per il suo Torino. Ha messo davanti le motivazioni alle qualità tecniche e al curriculum dei suoi giocatori. La strada battuta ha già prodotto un risultato: il Torino ieri sera, anche grazie ad una Roma che ha giocato una ripresa ampiamente sotto ritmo, non ha sbracato.

ORGOGLIO - La sconfitta è arrivata, i gol incassati pure e la conquista di punti è stata (ancora una volta) rimandata, ma in 10 contro 11 all’Olimpico contro una Roma in fiducia era difficile attendersi qualcosa di diverso. I problemi irrisolti nel Torino restano tanti, ma i primi messaggi Giampaolo li ha spediti forti e chiari. Aveva annunciato che “prima di tutto viene il Toro” e dalle scelte effettuate sembra aver individuato chi al momento mette realmente il Toro davanti a tutto. Dal punto di vista tattico, infine, ha tentato di arginare la Roma, la miglior squadra in Serie A per possesso palla, con la densità a metà campo. Il piano partita è stato ovviamente mandato all’aria dall’espulsione di Singo e le sostituzioni seguenti sono state condizionate da questo. Giampaolo, insomma, ha gestito come poteva la situazione dopo l’affrettata espulsione di Singo. Ma la partita di domenica col Bologna assume ora un’importanza decisiva per il suo futuro.