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Toro, la chiave tattica per battere l’Atalanta: la partita si vince a centrocampo

Focus on / I temi tattici della gara di sabato alle 20.45 allo stadio “Grande Torino”

Andrea Calderoni

Una squadra più di ogni altra negli ultimi anni ha messo in seria difficoltà l’Atalanta dei miracoli di Gianpiero Gasperini: si tratta del Torino di Walter Mazzarri. Tatticamente parlando, i match contro i bergamaschi sono stati tra i migliori dell’era Mazzarri sotto la Mole. I granata, infatti, a differenza di molte altre formazioni in Serie A e in Europa, sono stati capaci di inibire completamente la manovra a tratti furiosa dei nerazzurri. La chiave è sempre stato il centrocampo. Quello granata, infatti, è riuscito ad avere la meglio grazie a movimenti oculati in grado di togliere l’ossigeno ai bergamaschi.

MATCH D’ANDATA - Prendiamo come esempio la gara dell’andata, giocata ad inizio settembre al “Tardini” di Parma. Successo per 2 a 3 del Torino grazie ai guizzi nel secondo tempo di Berenguer e di Izzo. In quel caso la cerniera di centrocampo granata fu composta da Meité, Baselli e Rincon con De Silvestri a destra e Aina a sinistra. A fare da raccordo tra la mediana e Belotti lo spagnolo Berenguer per il più classico dei 3-5-1-1. La densità di maglie granata paralizzò l’impostazione di De Roon e soprattutto Pasalic. Inoltre, il raddoppio garantito sugli esterni limitò le sgroppate di Hateboer e di Gosens. Decisivo in chiave tattica risultò, come molto spesso capita, Rincon, molto abile tra le linee a non concedere troppa libertà a Gomez. Altro accorgimento tattico di Mazzarri fu mettere una marcatura molto stretta su Ilicic. Ad occuparsi dello sloveno fu soprattutto Aina, che in effetti in quella gara non si vide praticamente mai nella metà campo offensiva. Una partita a scacchi ben condotta dal Torino con uno dei pochi scacchi matti subiti da Gasperini nelle ultime stagioni.

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ULTIMO PRECEDENTE A TORINO - Rimaniamo nel 2019, ma torniamo al mese di febbraio e alla gara vinta 2 a 0 dal Torino in casa grazie alle firme del solito Izzo e Falque. Anche in quel caso Mazzarri riuscì a spegnere la pericolosità offensiva degli esterni della Dea, autori nella stagione in corso di ben nove reti. Il merito fu di De Silvestri e di Aina: il primo fronteggiò Gosens (sostituito subito da Kulusevski) e Castagne (posizionato nei due trequartisti insieme ad Ilicic dietro all’unica punta Zapata), il secondo Hateboer. Ovviamente, i laterali del 3-5-2 granata rimasero bloccati, soprattutto nella ripresa quando bisognava difendere un doppio vantaggio. Una cerniera di centrocampo molto folta e solida, una sorta di falange oplitica spartana invalicabile. Nel cuore della mediana non giocò quella partita Rincon, ma Lukic lo sostituì egregiamente affiancato da Meité (poi sostituito da Ansaldi) e da Baselli (fondamentale nel lavoro a destra in coppia con De Silvestri). Anche in quel caso Pasalic e Freuler soffrirono e non poco. Dietro, poi, il terzetto composto da Izzo, Nkoulou e Moretti fu perfetto: il primo non fece toccare palla al giovane Kulusevski, il secondo arginò la corrente Zapata e Moretti utilizzò tutta la propria esperienza per inibire Ilicic.