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Juric, il 4-2-3-1 e tutti i limiti d’applicazione. E togliere Zapata…

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Il croato cerca di stravolgere la squadra presentandola come all'andata con la difesa a quattro. Per Inzaghi bastano la ripresa e l'uomo in più
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Se non segni nel calcio non vinci. Questa frase, di una banalità enorme, bisogna ricordarla in questa stagione del Toro, la terza dell'era Ivan Juric. Quindici partite di campionato senza gol, appena 31 reti in 34 partite, zero gol nelle ultime tre giornate, nessun timbro nei doppi confronti con Inter, Juventus, Fiorentina e Lazio. Il problema in fase offensiva è lampante e la gara di San Siro contro l'Inter di Simone Inzaghi, già Campione d'Italia, ha soltanto emesso l'ennesima conferma. Tutto questo nonostante i tentativi di Juric di stravolgere l'undici iniziale contro la formazione più competitiva e organizzata della Serie A 2023/2024. E dire che il primo tempo non è stato male per il Toro, sebbene le occasioni siano state molto limitate. Si è visto il solito Toro dal punto di vista dell'atteggiamento: buon approccio, ottima personalità nel tentare di fare la partita, baricentro piuttosto alto e alcune discrete trame in fase di possesso. Dal punto di vista tattico, invece, il Toro è stato differente rispetto al recente passato e si è presentato con un assetto quasi del tutto inedito. Juric ha puntato sul 4-2-3-1, proprio come nel match d'andata contro l'Inter. In quel caso, eravamo al 21 ottobre, i granata stavano cambiando pelle dopo un avvio di stagione oltremodo negativo. Nemmeno ieri si può dire che l'azzardo tattico abbia pagato. Perché? Il vero problema riscontrato è sempre legato alla corsia di sinistra. Mettere Valentino Lazaro nel terzetto di trequartisti dietro a Zapata non ha garantito nulla in fase offensiva.

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L'apporto mancato da centrocampo, esterni e difensori in termini di gol: le parole di Juric

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Juric ha spiegato così i cambiamenti tattici nel match del "Giuseppe Meazza" di San Siro: "Abbiamo provato varie cose, stasera abbiamo giocato a quattro e la squadra si è espressa sempre bene dal punto di vista della stabilità, non ha deluso. Ci sono state tante partite dove abbiamo creato tanto e non siamo riusciti a segnare. Secondo me, l'apporto generale dei centrocampisti, degli esterni e dei difensori è stato molto basso" (LEGGI QUI). Quest'ultima affermazione di Juric è stata scritta e analizzata su queste colonne. Del resto, anche la richiesta dello stesso tecnico croato molto spesso limita quelli che possono essere gli apporti offensivi di centrocampisti, esterni e difensori. La partita di ieri a Milano non è quella che sposterà gli equilibri sul giudizio finale sull'operato di Juric, anche perché l'espulsione nella ripresa di Tameze ha inciso e non poco sull'esito della contesa; tuttavia, anche la gara di ieri ha confermato tutti i pregi e tutti i difetti di un Toro che sta fallendo il salto di qualità. I problemi in fase di possesso sono sotto gli occhi di tutti e troppo spesso i granata si riducono alla corsa e alla prestanza fisica di Bellanova sulla destra per creare pericoli agli avversari.

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Il 4-2-3-1 e tutti i suoi limiti di applicazione con la rosa del Toro

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Diciamo che come lo scorso 21 ottobre il 4-2-3-1 non ha convinto fino in fondo. Un lato positivo potrebbe essere avvicinare Ricci a Zapata liberandolo da scopi di interdizione in mediana; tra l'altro, Ricci è nel miglior momento della sua stagione e le sue geometrie più vicine alla porta avversaria possono fare comodo. Inoltre, la presenza di Ricci in trequarti permette a Ilic, altro centrocampista di qualità, di agire più tranquillamente in mediana con al fianco un interditore come Tameze. Nello stesso tempo una squadra con pochissimi trequartisti in rosa non può permettersi di giocare con continuità con tre giocatori dietro a una punta. In tal senso, appare quasi antitetico il 4-2-3-1 con la conformazione attuale del Toro che conta un solo vero trequartista in rosa, ovvero Vlasic. In aggiunta a ciò la trequarti a sinistra risulta scoperta perché né Lazaro né Vojvoda possono garantire la qualità necessaria negli inserimenti e negli uno contro uno. Un ultimo appunto sulla partita di ieri lo merita la sostituzione di Zapata al 63' con l'Inter in vantaggio di due gol e il Toro già in dieci uomini. La mossa di Juric è apparsa una resa incondizionata e francamente non è apparsa giustificabile. Togliere Zapata per Sanabria, attaccante dalle altre caratteristiche, ha emesso i tre fischi sul match con mezz'ora d'anticipo.

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