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Il momento di Jimmy

Il momento di Jimmy

Torna l'appuntamento con "Culto", la rubrica a cura di Francesco Bugnone: "Fontana, molto più di un portiere di riserva... Quella volta in cui salvò un risultato all'ultimo secondo sotto il caldo sole di Catania"

Francesco Bugnone

Se non impossibile, qualche eccezione c’è sempre, è quantomeno arduo trovare tifosi del Toro che non vogliano bene ad Alberto Maria Fontana, detto “Jimmy”. Ragazzo intelligente, sveglio, simpatico, in anni decisamente bui ha dato un apporto alla causa granata che va al di là del puro impegno in campo. Un ragazzo normale e coi piedi per terra, cosa difficile in un mondo talvolta alieno come quello del calcio, con cui è facile identificarsi, l’ennesimo working class Hero da portare nel cuore della nostra lunga storia. Chi ha letto “Il portiere di riserva”, libro scritto da Jimmy con Marco Mathieu (e il cuore mi si stringe al solo nominare Marco) sa di cosa sto parlando.

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Indelebile il ricordo di lui che si arrampica sul Toro dopo lo spareggio playoff contro il Perugia, quando avevamo la grande illusione di essere tornati su con una squadra dall’immenso potenziale mentre in capo a qualche settimana ci saremmo ritrovati falliti. Un anno dopo, su quel Toro, c’era ancora lui, a festeggiare un’altra promozione in A, stavolta contro il Mantova, in una serata in cui l’illusione era ancora più grande, perché credevamo di avere realmente svoltato, e invece no. In mezzo a quei due momenti c’è Jimmy che firma per rimanere, e con lui Vailatti, sulle macerie del vecchio Toro, puntando su quello che verrà, mentre intorno è il fuggi fuggi generale. Cose che non si dimenticano.

Fontana è stato un portiere di riserva, non un portiere mascotte buono solo per festeggiare qualche gol in stile animatore villaggio vacanze. E’ stato un portiere vero che quando ce n’è stato bisogno è sceso in campo per parare e per aiutare la squadra e, salvo la sconfitta 3-0 contro l’Inter in cui subentra a Taibi nel finale a fine 2006/2007, sempre in partite che valevano qualcosa. Ha sfoderato buoni interventi, non ha mai fatto errori particolari, ma gli è sempre mancato qualcosa che fosse il “suo” momento, ovvero la parata che realmente determina il risultato, magari all’ultimo minuto, magari in una partita pesantissima. Sì, ci sono state le parate alla lotteria dei rigori contro il Penarol nel Torneo del Centenario, ma quella era un’amichevole. Il momento, se sai aspettare, però arriva e giunge il 30 marzo 2008.

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Il 2007/2008 è partito con il nefasto slogan “quest’anno ci divertiamo” e sembrava realmente che fosse la stagione giusta per farlo. A Rosina, ancora in versione Rosinaldo, si affiancano Di Michele e, soprattutto, il Chino Recoba, mentre il centrocampo Corini-Grella può permettere più di qualche sogno. Invece la truppa di Novellino si arena ben presto nella palude della zona sinistra della classifica, fallendo sistematicamente le partite della svolta e facendo vedere troppo di rado quel potenziale che ci eravamo solamente immaginati. La trasferta di Catania arriva in un momento complicatissimo per i granata: dopo un girone di ritorno apertosi con otto risultati utili consecutivi (tre vittorie e cinque pareggi), ne perdiamo tre di fila in una settimana, a Cagliari, con una prova vergognosa, poi in casa contro l’Udinese, dove veniamo letteralmente derubati, e, sempre nel colabrodo Olimpico, contro il Milan che porterà i granata a festeggiare la Pasqua molto vicini alla zona retrocessione. Dal 46’ del match contro I friulani in porta c’è Fontana causa infortunio di Sereni e sarà ancora lui il titolare al “Massimino”.

L’inizio è un incubo: dopo un paio di minuti uno splendido colpo di testa di Spinesi su corner di Mascara porta in vantaggio i padroni di casa. Il Toro, per una volta, non si sfalda e pareggia immediatamente con Diana che non spreca l’assist di Recoba e batte con freddezza Polito in uscita. Non sembra vero, ma giochiamo finalmente a pallone: Recoba obbliga Polito a una grande parata, la puntata di Rosina finisce fuori di un soffio, ancora il “Chino” a impegnare il portiere catanese, il colpo di testa di Motta va vicinissimo al “sette” e poi, dopo un incredibile errore di Mascara da zero metri, Paolo Zanetti ha la palla del vantaggio su grande assist di Stellone, ma il Catania riesce a metterci una pezza.

Nel secondo tempo gli etnei provano a ributtarsi in avanti e ci fanno paura col sinistro di Vargas, ai tempi una sentenza, fuori di nulla. Poi, al 63’, passiamo in vantaggio: Rosina pesca perfettamente in area Di Michele, subentrato a Recoba pochi minuti prima, il cui controllo taglia fuori il portiere, ma sembra finire sul fondo. L’ex udinese corre dietro al pallone, lo colpisce da posizione quasi impossibile e lo fa finire in rete. Dopo un sinistro di Vargas che ci provoca qualche sommovimento intestinale, Di Michele ha la chance per chiuderla, scarta Polito, si defila e non trova la porta. Quando sbagliamo un gol così significa soltanto una cosa: ci sarà da soffrire fino al 90’.

Così è, il Catania si riversa nella nostra metà campo, ma resistiamo, stringiamo i denti e, tutto sommato non subiamo particolari conclusioni in porta, però quando porti l’avversario nella tua metà campo finisce che un pericolo prima o poi lo corri. Magari su una punizione concessa in pieno recupero sulla tre quarti, una di quelle che fanno scattare il portiere avversario dalla sua area alla tua con il pubblico avversario che prega perché accada qualcosa e tu che fai lo stesso, ma esattamente per il contrario.

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Il pallone viene scodellato in area, qualcuno tocca di testa e la sfera sembra nella disponibilità della difesa granata. Poi succede qualcosa, le maglie bianche paiono scomparire di colpo, facendo un passo in avanti verso chissà cosa e, come sbucati dal nulla, due giocatori del Catania si ritrovano soli, con la porta davanti praticamente spalancata. Quello dei due che si sta coordinando è il più temibile di tutti, Gionatha Spinesi che sembra avviato verso la doppietta, ma si ritrova fare i conti con Fontana, perché quello è letteralmente il “suo” momento.

“Jimmy” si ritrova gli avversari al limite dell’area piccola, pronti a mandare in polvere una delle poche gioie stagionali di quel Toro e sicuramente non ha il tempo per pensare, ma solo quello di agire. Allarga le braccia, vuole far valere i suoi 188 centimetri coprendo lo specchio, poi si butta verso la palla. Lo fa con foga, ma deve anche misurarsi perché calcolare male l’intervento vorrebbe dire travolgere Spinesi e provocare rigore più espulsione. Il tempismo però è perfetto, il tuffo efficace, il pallone viene letteralmente murato, schizza verso l’esterno, si accende un’altra mischia, Mascara va giù, ma l’arbitro non vede nulla di strano e di lì a poco sancisce la fine. Se il Toro ha vinto è perché Fontana ha salvato il risultato all’ultimo secondo con coraggio e bravura.

Sarebbe bello se il 2-1 di Catania avesse scatenato una nuova vitalità granata, ma ricominceremo subito a perdere prima in casa contro l’Empoli, battuti allo scadere da Giovinco, dopo una gara caratterizzata da due legni clamorosi e da un errore incredibile di Di Michele, e poi in casa del Genoa con un imbarazzante 3-0 che costerà la panchina a Novellino. Le ultime giornate toccherà a De Biasi racimolare i punti di una salvezza che lascerà tanta amarezza e pochi sorrisi. Uno è sicuramente dato da Fontana che si butta con tutto quello che ha su Spinesi e gli dice di no, perché quello era il suo momento e nessuno poteva rovinarlo.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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