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Torino-Salernitana e le occasioni perdute

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Tra rimpianti e occasioni perdute, riviviamo la storia di Toro-Salernitana: dai gentili omaggi ai campani spesso ultimi della classe al pareggio dello scorso gennaio

In un mondo perfetto, Salernitana-Toro dell’8 gennaio scorso sarebbe dovuta finire con un’ampia vittoria granata. Ma il mondo granata è naturalmente imperfetto. Se fossimo una squadra di baseball, quella partita si sarebbe chiusa con una manifesta superiorità al settimo inning. Se fossimo una franchigia cestistica, l’avremmo portata a casa con un ventello o addirittura un trentello. Se giocassimo a volley, non avremmo lasciato che le briciole in un netto 3-0.

Il Maestro Franco Battiato in uno dei suoi pezzi migliori, scrisse: "Ne abbiamo avute di occasioni. Perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai". Ogni volta che il Toro spreca ghiotte opportunità non riesco a non pensare a queste parole. Di occasioni, storicamente, e soprattutto negli anni passati, il Toro ne ha mancate più d’una e resteranno a imperitura memoria, solo per fare un esempio recente, i tanti punti lasciati per strada contro le Cenerentole della classifica negli ultimi due campionati. Il calcio è materia strana e, a volte, inspiegabile.

L’esempio dell’andata in cui il Toro avrebbe meritato i tre punti ma nonostante tredici occasioni da rete (e ventitrè (!) tiri verso la porta), le parate in serie di Ochoa (il miglior portiere del mondo ogni quattro anni, cit.) e due pali, il match si concluse con la solita sfilza di moccoli e improperi. Fu un bel Toro e quel primo tempo di Salerno mostrò il manifesto calcistico di Ivan Juric: baricentro altissimo, recupero feroce delle seconde palle sulla trequarti offensiva, esterni a tutto gas e superiorità della coppia di mediani Lukic & Linetty. Capitò anche di dover attendere che il VAR si rimettesse in funzione, allungando il riposo di oltre tredici minuti. Nella fenomenologia degli scontri con i campani è successo anche questo. Nel secondo tempo Nicola ridisegnò la Salernitana e dopo cinque minuti di gioco, ecco l’indigesta frittata in salsa slava. Vilhena approfitta di una incredibile serie di errori marchiani della nostra difesa che, prima con Vojvoda, rinvio sbilenco e centrale (!) poi con Lukic, lento a chiudere lo specchio al tiratore, beffa Milinkovic-Savic coperto proprio dal numero 10 granata. Il Toro accusò il colpo. Ochoa, straordinario nel primo tempo, riuscì a concludere la partita con due miracoli super su Miranchuk e Rodriguez. Porta stregata o meno, non cavammo un ragno dal buco, andando ad alimentare la lista delle occasioni perdute, leit-motiv nella storia di questo incontro. Come se non bastasse, in quella partita perdemmo per un infortunio, il migliore in campo (e uno dei più in forma del periodo), Lazaro, vittima di una lesione al legamento collaterale.

La lista dei rimpianti nelle sfide con i campani parte con il ricordo della sconfitta datata 9 marzo 1997.

E se nel 1948 (17 aprile) c’era stata la roboante vittoria degli Invincibili, al primo ritorno in terra campana dopo ben 49 anni, il Toro inciampa malamente. Certo, quello di Sandreani era un Torello piccolo piccolo e i tempi erano belli che cambiati e, nonostante il vantaggio (Cammarata), i nipotini di terzo grado subirono la rimonta dei padroni di casa perdendo per 2-1.

Il copione viene replicato il 21 dicembre 1997. Questa volta è il Toro di Reja, lanciatissimo dopo sette risultati utili consecutivi, a cadere all’Arechi sotto i colpi di Marco Di Vaio e Giacomo Tedesco. Anche in questo caso, perdiamo di rimonta (Ferrante per il momentaneo 0-1) e paghiamo a carissimo prezzo due distrazioni difensive.

All’elenco delle occasioni perdute si aggiunte il match del campionato di serie B 2003/04. Piovono fischi sul Toro sconfitto in casa al Delle Alpi in un match rinviato di un mese (doveva essere disputato il 7 settembre). Il Toro, infatti, scelse di non giocare, aderendo allo sciopero con altre quindici società di serie B, in segno di protesta con la Lega che aveva annullato le retrocessioni della stagione e allargato la rosa delle partecipanti al torneo cadetto a ventiquattro squadre. L’8 ottobre, nel recupero della seconda giornata (o nel posticipo, come preferite) la Salernitana vinse con pieno merito per 1-0. I campani che avrebbero dovuto giocare in C1 per la retrocessione della stagione precedente non facevano tre punti in trasferta dal 17 marzo 2002. Anche in quella partita, rimpianti a grappoli: basti pensare al rigore di Ferrante calciato in Maratona e alla clamorosa traversa di Tiribocchi.

L’anno successivo, non andò certo meglio con lo scialbo 0-0 del 15 ottobre 2004. All’Arechi un bruttissimo Toro non va oltre il pari e anzi, contro l’ultima della classe, rischia la beffa, evitata solo da un errore dell’arbitro Messina che annulla un regolarissimo gol di Longo. Traversa di Marazzina, un sinistro velenoso di Pinga e tanta stanchezza per il Toro, alla decima partita giocata in trentatré giorni.

Non dimentichiamo il gentile cadeau del 20 febbraio 2010. Con il Toro che cede, in casa, per 2-3. Gli ospiti, virtualmente retrocessi in Lega Pro e ultimissimi in classifica, prima di quella partita avevano raccolto soltanto quattro pareggi nelle tredici partite esterne disputate sin lì. Un palo di Scaglia, una parata miracolosa di Polito (sempre su Scaglia), un rigore fallito da Bianchi aumentarono la frustrazione per il più classico e più velenoso dei testa-coda. Colantuono dixit: ''Tranquillizzo tutti. Non sottovaluteremo la Salernitana perché non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno''. Le ultime parole famose.

"Potrebbe essere peggio."

-E come?

"Potrebbe piovere."

Dal film Frankenstein jr

O potrebbe grandinare veramente, aggiungiamo noi.

L’evento accade in Salernitana-Toro 0-1, 2 aprile 2022, la partita del gol numero centodieci di Belotti con la maglia del Toro (rigore tirato due volte). La grandine si trasforma in metafora del granatismo, spingendosi ben oltre l’immaginifico, stabilendo uno dei record più incredibili della storia del calcio (senza timore di smentita) nella partita del 17 maggio 1998: contiamo addirittura tre i giocatori che si infortunano per una lesione ai legamenti crociati. Nella vittoria (1-0, eurogol di Carparelli) perdiamo in un colpo solo Sommese, Citterio e Brambilla. Perdere nella stessa partita, per lo stesso infortunio, tre calciatori nella corsa alla promozione (volata via nello spareggio di Reggio Emilia) è qualcosa di sublime, di folle, di granata. Giocammo addirittura in dieci perché, finiti i cambi, non potemmo sostituire Brambilla che rimase stoicamente in campo negli ultimi minuti del match, in cui pareggiammo la superiorità numerica guadagnata per l’espulsione dell’allora salernitano Ciccio Artistico. A ripensarci oggi, l’infortunio di Brambilla e il conseguente stop fu il rimpianto più grosso di quella stagione maledetta.

Nel computo di una sfida che in serie A si è disputata soltanto cinque volte (quattro vittorie del Toro e un pareggio) e in B dodici (cinque vittorie a testa e due pareggi) potete ritrovare tutte le storie, i rimpianti e le occasioni perdute che vi abbiamo appena raccontato. Per ripartire dopo il brutto stop casalingo contro la Roma e l’ennesimo rimpianto stagionale (il pari contro il Sassuolo) servirà un Toro diverso. Un Toro che sappia essere cinico, magari meno bello di quello di Salerno (e di Reggio Emilia), ma più concreto sotto porta e anche più attento in difesa. Perché se è vero che non sfruttiamo a dovere la grande mole di gioco, è altresì vero che spesso paghiamo a caro prezzo il primo errore (o anche l’unico) delle nostre partite (vedasi Roma). Per un Toro che ha già sprecato troppe occasioni, servono tre punti e pochi calcoli. Per un Toro che non debba rimpiangere nulla.

Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.

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