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Facciamo che

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Torna "Granata dall'Europa", la rubrica a cura di Michele Cercone: "Il tifo per il Toro mi fa restare bambino, giovane e adolescente..."
Michele Cercone Columnist 

Nel suo fantasmagorico libro "La compagnia dei Celestini" Stefano Benni racconta di una scombinata squadra di "pallastrada" a cui fa giocare un'immaginaria partita con la variante del "facciamo che…". Costretti a nascondersi a seguito di un rocambolesco inseguimento, i ragazzini non possono giocare la partita non su un vero campetto e allora si affrontano con la fantasia. Viene in mente che anche noi tifosi del Toro, ormai da trent'anni, siamo costretti allo stesso sforzo per mantenere vivi i nostri sogni e le nostre ambizioni. Il parallelo mi è divenuto chiaro nel corso del solito scambio post-derby con un fratello granata su quanti punti potrebbe fare il Napoli fino a fine campionato, sul calendario della Viola e sui problemi della Lazio.

A un osservatore esterno quella ridda di ipotesi e quell'ingenua tessitura di finissimi fili di speranza avrebbe certamente ricordato i ragazzini di Benni che giocano ad immaginarsi la vittoria nella loro partita a colpi di fantasia (splendido il passaggio in cui mentre gli avversari si immaginano sulla linea di porta mentre scoccano un tiro imparabile, la difesa interviene inventandosi "un geyser che ti solleva in alto e ti impedisce di segnare"). La prima riflessione fatta ripensando alla vivace conversazione con il mio fratello di tifo, è stata che l'invecchiamento precoce o un principio di demenza non sono da escludere. Alla luce di quanto visto negli ultimi venti anni è da folli aggrapparsi a flebili quanto vane speranze di vedere il Toro oltre una mediocre metà classifica. Continuare a farlo in maniera scientifica e spudorata deve quindi essere sintomo di qualche malattia.

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Poi però, a questa giustissima riflessione (pienamente condivisa da mia moglie), se ne è aggiunta un'altra. Per quale altra passione sarei pronto ad ingannare me stesso, a darmi false speranze, a negare l'evidenza pur di continuare a sognare che l'impossibile diventi possibile? Perché una piccola, minima soddisfazione come l'ingresso in Conference mi riempirebbe di una gioia immensa? La risposta è che il tifo per il Toro mi fa restare bambino, giovane e adolescente. Mi fa riassaporare quei dolori e quelle gioie pure della vita per cui ci si spende senza alcuna ricompensa, a cui ci si abbandona senza rete di sicurezza. Malattia sì, dunque, ma non senile. Piuttosto un "rimbambinimento" meraviglioso, che fa mantiene vivi i nostri sogni e alimenta una meravigliosa confusione tra realtà e immaginazione. La rincorsa per l'Europa non è ancora finita, quindi facciamo che…

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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