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Il granata della porta accanto

Toro, anno nuovo vita vecchia?

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Torna Il Granata della Porta Accanto: "La società non può ignorare in questa finestra di mercato le richieste del mister"

Alessandro Costantino

È iniziato l'anno nuovo, è ricominciato il campionato, ma dopo il pareggio col Verona in casa granata sembra che l'andazzo sia sempre lo stesso. Anno nuovo, vita vecchia quindi? D'altronde i limiti di questa squadra sono ben noti a tutti (dirigenza compresa…) e pertanto sperare che le cose cambino radicalmente da sole è appunto poco più che una speranza. Mi chiedo come non si possa essere d'accordo con le parole di Juric dette sia prima della partita che dopo, nel commento a caldo.

Il mister fondamentalmente ha sottolineato due cose: nel pre-gara, che a questa squadra mancano due elementi decisivi (quindi non due giovani di prospettiva, ma due giocatori fatti e finiti con livello qualitativo alto) per potersela giocare per l'Europa e nel post-gara, che la differenza tra vincere una partita o pareggiarla la fanno i giocatori di qualità. È quindi palese che se non hai il centrocampista mancino che ti manca, se non hai una punta prolifica perché quella che ha il potenziale per esserlo passa in infermeria tre quarti di campionato, se non hai gli esterni che sanno crossare e hanno qualità nel creare superiorità in dribbling e chiudere le azioni d'attacco, diventa allora difficile lottare per qualcosa in più del platonico titolo di migliore delle peggiori, cioè quell'ottavo posto che è un po' la "medaglia di legno" della nostra serie A.

Ora, io non voglio incensare Juric perché come tutti gli esseri umani ha i suoi limiti e fa i suoi errori, ad esempio a volte ritarda i cambi e più di una volta ha fatto fatica a leggere la partita cambiando il canovaccio tattico per sorprendere l'avversario, ma le sue parole, seppur dette senza apparenti filtri, per cui spesso crude e taglienti, hanno la rara, per il mondo del calcio, qualità di essere vere. Quando il mister sottolinea che tra noi ed il Verona non c'è grande differenza dice una lampante verità che solo chi si limita a guardare superficialmente la classifica può non capire.

Tolte le prime 7-8 squadre, tra le restanti 12-13 le differenze sono davvero minime. Il nostro campionato è livellatissimo e spesso basta una vittoria su 38 partite per fare la differenza tra una squadra che si salva ed una che retrocede. Ecco perché i giocatori di qualità, invocati da Juric, spesso fanno la differenza: perché trasformano con una giocata, un'intuizione, un pareggio in vittoria e una sconfitta in un pareggio. Faccio un altro esempio al rovescio per farvi capire cosa intendo per campionato livellato: l'Udinese, decantata per settimane come la sorpresa del campionato, la squadra rivelazione, ha tre punti più di noi. Tre punti: una semplice e misera vittoria…

La Juve, ad esempio, che quest'anno sta facendo pena, si ritrova terza perché ha inanellato una serie di 1-0 legati a solidità difensiva e al solito golletto che prima o poi spunta fuori da qualcuno in una rosa dove il più scarso è stato pagato quanto la stella di una qualunque altra squadra. Quindi, detta fuori da denti, ma di cosa parliamo? Juric da buon professionista vuole giocarsela e per farlo, oltre a metterci tanto del suo nel plasmare il gioco della squadra, ha anche bisogno di quelle pedine fondamentali per trasformare prestazioni in risultati.

La società non può ignorare in questa finestra di mercato le richieste del mister altrimenti non farebbe che avallare due cose: gli alibi che si darebbe Juric a fronte del solito decimo/dodicesimo posto a fine stagione e le critiche dei tifosi che da tempo pensano che a Cairo non interessi fare un salto in termini di ambizioni sportive.

Infine non dimentichiamo una cosa da molti sottovalutata: con una sosta di quasi due mesi, tre settimane più corta dello stacco che c'è normalmente tra una stagione e la successiva, quello che è cominciato mercoledì scorso è a tutti gli effetti un "altro" campionato: dopo così tanto tempo i valori e soprattutto i risultati delle prime quindici giornate restano con i loro effetti sui punti che ogni squadra ha in classifica, ma si sono azzerati per quel che riguarda i trend anche psicologici che fanno parte delle dinamiche di una stagione calcistica. Si riparte da zero e chi andava forte prima rischia di aver perso il ritmo, chi andava piano può ritrovare il passo.

Il pareggio col Verona è quindi deludente sulla carta perché il Verona è ultimo, ma non così da buttare per tutta una serie di ragioni: smuove la classifica, avviene in rimonta e non da rimontati come ad esempio il precedente a Roma, poteva essere una vittoria se Lukic avesse centrato la porta nel recupero. Ritorno quindi alla mia domanda iniziale: Toro, anno nuovo, vita vecchia? Se per vecchia intendiamo la consuetudine di questa squadra di non fare il salto di qualità, allora la risposta può essere sì se la società non opererà per colmare alcune evidenti lacune. Se invece intendiamo una squadra che di riffa o di raffa prova a fare il suo mettendo insieme dignitosi campionati come quello scorso, allora c'è quasi da augurarsi che sia ancora così…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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