"Gabe, me lo fai vedere di nuovo?" gli chiedeva Sauro Tomà in allenamento, dopo aver assistito ad un suo goal in acrobazia. Mai che succedesse. Puro istinto. Creatività.
La Leggenda e i Campioni
I Gabetto. Di padre in figlio
Come chiedere a Picasso di fare due ceramiche identiche a Vallauris.
Zio Ezio, che ha tramandato nella mia famiglia il ricordo di Quelli Là, raccontava che in area di rigore, lassù dove i difensori avversari andavano in elevazione a colpire di testa, compariva il piede del "9" granata, slanciatosi in acrobazia. Astuto, ormai esperto e malizioso, sfruttava il fisico spigoloso per farsi rispettare in area: evidentemente odiava fare le cose banali. La bicicletta con cui, durante la comune militanza nella Juventus, Guglielmo Gabetto aveva ispirato Carlo Parola. Due leggende a colpire il cuoio nell'aria...prima la Juventus, vivendo da comprimario l'epilogo del Quinquennio. Poi, erroneamente valutato a fine carriera dai vertici bianconeri, passato al Torino che contribuirà a rendere Grande per Sempre. Non ha mai conquistato "ufficialmente" il titolo di capocannoniere, pur essendo il calciatore che fra Campionato Alta Italia e Girone finale ha realizzato il maggior numero di reti (22 in totale) nell'anomala stagione della ripresa post-bellica, nel 1945-46. Ettore Berra ne rimarcò il tiro secco, la palla colpita sempre in modo nitido, pulito.
Torinese purosangue di Borgata Aurora, con Alfredo "Pinza" Bodoira ed Eugenio Staccione, uno dei soli tre calciatori - tutti torinesi, gli altri due portieri - ad aver vinto il campionato italiano con entrambe le maglie delle squadre sabaude.
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Arbiter elegantiae, sceglieva la cravatta, come il compagno Sebi Castigliano, nel negozio del consigliere tecnico Copernico. Portava i capelli all'umbertina, sempre in ordine anche sotto sforzo in partita, lisciati dalla brillantina. Oggi si direbbe, oltre che "il Barone", autenticamente un figo.
Era il cosiddetto "uomo spogliatoio", capace di sdrammatizzare ogni situazione, gratificato da una spontaneità tipicamente popolana.
Sempre un mazzo di carta in tasca. Con Franco Ossola aprirono un caffè molto frequentato in Centro: si diceva, andiamo dai "Gabos". Il Bar Vittoria in via Roma. È rimasta una bella foto con Pozzo, Bongiorni, Grava insieme al caffè in un tardo pomeriggio d'autunno, con gli impermeabili alla moda di allora.
A questo punto l'aneddotica s'impone per inquadrare appieno Gabetto, diciassettenne, e carpirne il sense of humour. In gergo, la sua "faccia buona".
Dobbiamo a Franco Ossola jr questa autentica perla. Vercelli, ottobre 1933. Atrio d'albergo. Le riserve della Juventus che devono affrontare le riserve dei "bianchi" della Pro, attendono di andare al campo di giuoco. Alcuni intenditori lì appresso parlano di futbal. "Ah, Piola! È proprio il miglior centravanti italiano". Un giovane giocatore bianconero s'inserisce nella conversazione: "Lor signori parlano di Piola, è proprio un gran centravanti. Ma loro non conoscono Gabetto, quello sì che è il più grande centravanti d'Italia". E chi è questo Gabetto? "Il centravanti delle riserve juventine, vadano a vederlo, signori, e vedranno che fenomeno!". I signori lasciano l'atrio e i ragazzi juventini sbottano in una risata. Gabetto, proprio lui ancora sconosciuto e non asceso alla ribalta della prima squadra, è in effetti colui che ha interloquito.
Che bello pensare che almeno gli sia stata lieve e piena di sorrisi la vita!
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"...e cul pistin
'd Gabett, ca fasia vni tuti fol
cunt vint dribbling e poi jera già gol"
L'esuberanza e il fatto di essere persona estroversa, non ne limitò affatto l'amore per la famiglia e l'impegno scrupoloso di professionista esemplare. Inter e Sampdoria lo cercarono ripetutamente.
Due figli, Pier Luigi - per tutti Gigi - e Sergio.
Gigi, il maggiore, si è spento a 80 anni il 18 settembre 2022.
Testimone della squadra mito, con il suo savoir-faire ha saputo tessere rapporti con stile, sia in rappresentanza del Torino Settore Giovanile, sia con la propria Scuola Calcio.
Razionale ed appassionato, visionario e concreto, ha contribuito alla valorizzazione ed al lancio di giocatori quali Semioli, Comotto, Tiribocchi, Pellissier. Questo all'interno di importanti successi di squadra, due Tornei di Viareggio e la Coppa Italia Primavera 1999, con Claudio Sala in panchina.
I Gabetto. "Me grand Turin", di padre in figlio.
Ottant'anni di passione.
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Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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