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La Leggenda e i Campioni

Paolino. Che belle domeniche …

Paolo Pulici al Filadelfia con la sciarpa del Torino Calcio
Torna "La Leggenda e i Campioni" la rubrica di Gianni Ponta: "Come si fa a scrivere di un giocatore così, la nostra punta per cui non solo abbiamo tifato allo stadio..."

Gianni Ponta

"L'esultanza è ciò che non muore, mentre tutto il resto è mortale, archiviabile"

- Vladimir Dimitrijevic

"Paolino Pulici, l'ultima pagina del Grande Torino". La definizione è di Mario Sconcerti, nel suo Storia del Gol, Le Scie Mondadori, marzo 2015.

"Quando arrivai al Toro ero un ragazzino. Non fu facile ambientarsi in città, avevo dei problemi. Pianelli mi capì, parlò a lungo con mio papà".

Come si fa a scrivere di un giocatore così, la nostra punta per cui non solo abbiamo tifato allo stadio, ma di cui si intuivano le giocate e si immaginavano i goal durante le radiocronache di Tutto il Calcio Minuto per Minuto.

Tre volte capo-cannoniere.

Sono state fatte descrizioni giuste e scritte prose bellissime da giornalisti di chiara fama, a cominciare da Gianni Brera: "Un Puliciclone si è abbattuto oggi sulla squadra avversaria del Torino".

Rapidità di coordinazione, velocità, potenza, tiro. Nel Torino, quanto a perentorietà nelle conclusioni, pochi anni prima, forse solo Nestor Combin "la foudre" ebbe impatto paragonabile.

"Io sono istintivo, da area di rigore, il modo come ci arrivavo non mi interessava", così Paolino in un'intervista.

Ai tempi della Primavera, mentre avrebbe voluto solo sfondare in attacco, fino al 70-75' Ellena e Ussello obbligavano Pulici a giostrare a centrocampo per capire il gioco di squadra e curare il fraseggio con i compagni. Soltanto a fine partita, in allenamento, un quarto d'ora di libertà per scatenarsi in attacco.

Non era mancino, ma "Bida" Ussello sosteneva la sinistra essere la sua gamba più forte, "perché quando tiri di destro è lì che ti appoggi".

Ciò che si può fare è raccontarne i flash di alcune gesta.

5 novembre 1972. Torino-Juventus 2-1

Al 63' il pallonetto in corsa da lontano a Zoff, mentre Spinosi e Cuccureddu rincorrono alle sue spalle. "A essere sincero, ricordo soltanto la corsa. Sentivo sulla schiena la Maratona che mi spingeva". Una parabola di puro istinto. Rivedendo oggi l'azione, nel calciare un gesto tecnico perfetto. L'importanza dell'evento rivela il Campione.

Quanti interventi in acrobazia, quante azioni impetuose con palla fuori ci sono state prima di diventare Pulici. Sempre comunque sorretto da un impegno costante, da una serietà operaia, da una fede incrollabile, accompagnato da maestri di grandissima levatura, Ellena, Ussello, Giagnoni.

6 aprile 1975. Lazio-Torino 1-5

12' e 40' pt Graziani; 13' st Chinaglia, 28', 40' e 42' st Pulici.

Nella radiocronaca di Sandro Ciotti nel secondo tempo, che emozioni per noi! Tra l'altro, la partita tra le uniche due squadre per le quali il radiocronista romano, dall' indimenticabile graffio vocale, nutriva un affetto particolare.

Per Paolino, due "tocchi sotto" e un bel diagonale, al termine di tre scatti perentori.

Il reportage di Antonio Tavarozzi, inviato torinese, descrive le azioni che hanno visto protagonista Pulici, abile nel partire in contropiede dalla linea di centrocampo, evitando la trappola del fuorigioco: "...la Lazio crolla sotto le tre botte consecutive di Pulici che galoppa solitario in quella metà campo laziale diventata vasta e invitante come una prateria sconfinata". Aveva ragione anche Helenio Herrera, oh già, al provino all'Inter :"Buono per correre i 100 metri".

Ogni grande stagione vive la sua preparazione. È stato così anche per l'anno dello Scudetto, che vide in quella magnifica domenica di un raro successo esterno di quelle proporzioni all'Olimpico di Roma il prologo della cavalcata del 1975-1976. "Si tratta, indubbiamente, del compleanno più bello della mia vita, meglio di così non avrei potuto aspettarmi". Firmato Angelo Cereser.

Peccato che la partita che diede, prima di ogni altra, la consapevolezza di essere finalmente grandi, sia in fondo ai cassetti, un tabellino impolverato derubricato semplicemente ad un successo in trasferta.

18 aprile 1976. Torino-Fiorentina 4-3

Tripletta di Pulici, al 10' e 36' nel primo tempo.

Nella ripresa, alla mezz'ora, scatta e dribbla in velocità Tendi, Brizi e il portiere Superchi, depositando la palla nella rete ormai sguarnita. Nella sorpresa generale, l'allenatore della Fiorentina Carlo Mazzone lo chiama a sé per stringergli la mano e fargli i complimenti.

16 maggio 1976. Torino-Cesena 1-1

Al 61' il goal Scudetto. Sul cross di Graziani da sinistra, Paolino vola parallelo radente al terreno, il suo slancio è il propulsore perfetto per incrociare con forza di testa la palla in rete. Rimarchevole il fatto che, proteso in tuffo, tenga gli occhi aperti a pochi centimetri dal piede del difensore cesenate Danova. Per parlare di coraggio, nel rugby sono soliti dire: dove tu metti il piede nel calciare il rilancio, io ci metto la faccia a placcare.

5 dicembre 1976. 34' della ripresa.

Il goal del raddoppio granata nel derby d'andata.

Zaccarelli nel cerchio di centrocampo ne salta due (uno è Benetti, centrocampista che non fa prigionieri, epigono di "Doble Ancho"Monti) e lancia in contropiede Pulici. Paolino, dalla posizione di ala destra si accentra verso Zoff che gli esce incontro. Decide di fargli passare la palla sopra la testa, Zoff devia appena, Pupi è una folgore, continua in corsa e va ad insaccare di testa sulla linea di porta, anticipando Cuccureddu.

Juventus-Torino 0-2.

17 aprile 1977. Cesena-Torino 0-3

Tre goal di Francesco Graziani.

In questo caso, la prodezza è diversa.

Al 34', Pulici scatta nella posizione di ala sinistra. Il suo è il gesto classico, lineare, esplosivo dal punto di vista atletico, dell'ala di una volta. Quaranta metri almeno di scatto lungo la linea del fallo laterale, per recapitare al centro un calibrato passaggio rasoterra: per il terzo goal di Graziani.

Al termine dell'incontro, nel lasciare lo stadio cesenate, il pullman della squadra si trovò ad affiancare il nostro, Toro Club Alessandria e Acqui Terme. Ricordo Fabrizio Gorin, mentre si sporge a toccare un nostro vessillo particolare, l'ombrello granata che il tifosissimo signor Gorrino issava su una lunga asta durante la partita. "Non vi ha mai visto perdere!", gli urla entusiasta. Che tempi!

18 dicembre 1977. Torino-Milan 1-0

Dalla cronaca di Angelo Rovelli sulla Gazzetta:

"Nella ripresa il Milan ha lasciato l'iniziativa al Torino e questi non ha tardato a confermarsi superiore in quel trio d'attacco che ormai è entrato nella storia del nostro calcio per le qualità di realizzazione perentoria: Claudio Sala-Graziani-Pulici. Difatti, sul cross teso del primo, su una finta disarmante del secondo, sul colpo di testa in tuffo del terzo, il Torino ha costruito la sua vittoria".

Campionato 1981-1982. È il giovane Torino allenato da Giacomini.

Dopo due giornate in testa a punteggio pieno con i goal di Pulici a Marassi sul Genoa e al Bologna al Comunale.

Al termine di Genoa-Torino 0-1 del 13 settembre 1981, Giampaolo Piaceri, ex centravanti, ebbe a commentare: "Si può dire quel che si vuole ma soltanto Pulici poteva fare quel goal a Martina. Già era stato bravo a deviare il primo tiro di Ferri. Il pallone è stato messo in mezzo da Cuttone nell'area affollata. Pulici era già lì, soltanto lui poteva essere già lì".

Giacomini introduce il riscaldamento in campo, come in Olanda. I giocatori, Zaccarelli, Pulici e Salvadori a guidare i giovani, lo effettuano agli ordini di Zoratti.

Nei Distinti siamo ancora in pochi. Manca più di un'ora al fischio d'inizio. Uno spettatore, di malagrazia, esagera nel pretendere più impegno e risultati, vista la gioventù e la mancanza di esperienza della squadra.

Pulici si ferma un attimo, lo fissa: "Venga lei a correre". Educato, composto, serio. Pupi stava semplicemente lavorando.

Ne ricordiamo volentieri gesti ripetitivi, scaramantici, che per noi sono diventati cult.

La fasciatura alla mano, anche una volta guarito dall'infortunio, i pantaloncini arrotolati prima di tirare la punizione, l'ingresso in campo da ultimo per correre poi lungo la linea dei compagni.

Per ovvie ragioni, non abbiamo mai visto ma ce l'hanno raccontati, il testa contro testa con Gigi Radice e i due-tre tiri di sigaretta prima di entrare in campo. La lucidata alle tue scarpette in una sciarpa qualunque prima del derby...

"Finché sarò presidente, Pulici non lascerà la Società", parole di Orfeo Pianelli. E in quella dolce serata d'autunno in cui si giocò Torino-Magdeburgo di Coppa UEFA, 22 ottobre 1980, a dispetto di un paio di compagni che suggerivano all'allenatore Rabitti di lasciarlo fuori, Paolino venne schierato nell'undici titolare.

Ricordo un suo dribbling di tacco volante con cui andò via al difensore avversario, involandosi all'ala destra verso la curva Filadelfia.

Ah, Paolin. Quante volte il ricordo degli istanti successivi ai tuoi goal ci hanno scaldato il cuore, negli anni grami.

FVCG

Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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