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La salita di Giampaolo

Editoriale / Torino-Cagliari era di fatto la prima “vera” partita della gestione del tecnico abruzzese e il secondo tempo è stato all’altezza

Gianluca Sartori

"Marco Giampaolo ha dinanzi a sé una montagna da scalare e la strada, vista da laggiù a quota zero punti, sembra davvero in salita. Ha confessato lui stesso di avere questa impressione, e probabilmente il tecnico era il primo ad aspettarsi qualcosa del genere. Vuoi per il poco tempo avuto per gettare le basi della stagione prima del campionato; vuoi per un calciomercato che – come si è evidenziato – non gli ha portato i calciatori che sperava di avere e che soprattutto gli ha consegnato gli ultimi giocatori in netto ritardo; vuoi per la variabile del maledetto Covid, che ha messo, sta mettendo e metterà i bastoni tra le ruote a tutti gli allenatori e soprattutto a chi di loro sta cercando di fare una rivoluzione tecnico-tattica.

"Tenuto conto di tutto questo, pare giusto che a Giampaolo si dia almeno il giusto tempo per lavorare con il gruppo. Ricordiamo che, di fatto, il primo allenamento con tutta la squadra è stato svolto solo venerdì: Torino-Cagliari, da questo punto di vista, è come se fosse stata la prima giornata di campionato. Tra l’altro, non è stata una partita tutta da buttare. Il primo tempo sì, dopo il gol di Belotti è stato un dominio sardo. Nella ripresa si è visto un Torino all’altezza almeno dal punto di vista nervoso. Il gol decisivo è arrivato per un infortunio di Sirigu (ma allora sbaglia anche lui!) e la squadra con tutti i suoi limiti ci ha provato fino all’ultimo; alla fine poteva anche scapparci il 3-3 se Verdi, dopo quel bel controllo, avesse messo la palla in porta come ci si aspetta possa fare un giocatore di Serie A da quella posizione.

"Detto questo, è innegabile che Giampaolo abbia una marea di cose da sistemare, su tutti i fronti: quello tattico (se vuoi fare a fette questo Toro ti basterà cambiare gioco), quello tecnico, quello fisico, quello mentale. E allora si chiuda un occhio su alcune scelte discutibili del tecnico (perché Lyanco al posto di Bremer? Perché i primi cambi solo all’ottantesimo?): crediamo che le prime somme sul suo operato si possano tirare solo tra una decina di partite. L’allenatore abruzzese ha una bella gatta da pelare; la sua scelta di accettare la sfida granata piuttosto di rimanere a casa a godersi l’anno di contratto col Milan, aspettando qualcosa di più facile, va rispettata a prescindere.