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La società occidentale, in tutto l’ottocento, ha provato ad opporsi a tale “equivalente generale” su cui riflettersi, ha cercato di porre la questione della violenza esistenziale del denaro, che stava per abbattersi sulle generazioni a venire. “Il Capitale” di Karl Marx e la “Rerum Novarum” di Leone XIII, pur nelle loro logiche e grandi differenze, sottolineano le conseguenze sociali di un denaro in procinto di abbandonare definitivamente il conio metallico, per abbracciare prima la banconota e poi la sempre più presente e onnisciente moneta virtuale(ma quest’ultima fase Marx e Leone XIII non potevano prevederla). Nel virtuale finisce ogni tipo di problematicità, perché se sulla moneta di metallo c’era il volto del sovrano e sulla banconota la firma del governatore di una Banca Centrale, teoricamente gente con cui ce la si può prendere, sulla moneta virtuale c’è solo una promessa digitale sulla sua esistenza. La moneta virtuale è lo schiaffo definitivo ad ogni tentativo rivoluzionario, è prendere a sberle i Robin Hood di ogni tempo. Oggi non si rapinano più diligenze carichi di paghe per minatori o militari, oggi si derubano i beni comuni elevati a strumento per procurarsi ciò che non si può rubare: la ricchezza virtuale. E’ la semplificazione finale della sempiterna lotta tra guardie e ladri, è l’impossibilità di giungere a qualsiasi verità. “Senza verità – scrive Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate”- l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società”. Il denaro elevato a fine, consente a gente come De Laurentiis e Lotito di “derubare” l’indipendenza di club calcistici, sopprimendo il loro diritto a non essere ridotti a centro d’interessi e di potere. La difesa della verità, imporrebbe una lotta senza quartiere a chi ritiene di poter far soldi sul calcio senza porsi nemmeno un perché, senza mettere al centro di tutto un perché. Le modalità con cui oggi si fanno soldi con il calcio, stanno mutando la qualità del calcio stesso, con una mutazione genetica in corso di tutti i suoi rapporti sociali e culturali. Non c’è una ragione sportiva, quindi etica, per cui uno stesso soggetto possa disporre della proprietà di due squadre di calcio. Non c’è una ragione cresciuta all’ombra della filosofia del diritto per cui ciò possa essere permesso giuridicamente, e quindi dargli una parvenza di legalità. Eppure questo sta succedendo sotto l’indifferenza generale, perché nella semplificazione sta avvenendo una polverizzazione di tutto il mondo conosciuto, e lo si sta vendendo come un processo di modernizzazione.
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Lotito e De Laurentiis possono giocare con la sacralità del calcio, perché il sacro ormai è andato via da esso da un pezzo. E’ il prezzo pagato dalla contemporaneità all’intelligenza binaria, dove persino l’idea di Dio si è appannata fino a quasi scomparire. Dio non può vivere in un sì o in un no, ha sempre bisogno di un forse, per porre continuamente domande a cui si dovrebbe provare a rispondere. Dio non è morto a causa della sua negazione, ma si è estinto nella semplificazione di ogni tipo di problematicità. Esiste, per dirla alla Gunther Anders, un “totalitarismo morbido” dedito alla costruzione di individui conformisti, che collaborano euforicamente alla defraudazione delle proprie qualità individuali. La Salernitana giocherà in Serie A? la storia, a breve, chiarirà la questione; ma a prescindere da come andrà a finire il prezzo che il calcio sta pagando all’intelligenza binaria è altissimo. “Chi sempre faticò a cercare, noi possiamo redimerlo”, scrive Wolfgang Goethe nel “Faust”, prefigurando una possibilità di salvezza anche nelle più sottili tentazioni. Non si smetta di cercare, non si smetta di lottare, non si smetta di interrogarsi; si abbia la forza di dire ai De Laurentiis e ai Lotito di turno, che la loro bravura possono tranquillamente andarla ad esercitare da qualche altra parte. Lascino in pace il calcio. Amen.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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