Culto

Mentre morivo 1: piccole perle del Toro 93/94

Francesco Bugnone

Torna Culto, la rubrica di Francesco Bugnone: "Quell’anno, che è l’ultimo col “primo” Mondonico in panchina, l’ultimo al Fila, l’ultimo di tantissime cose, il Toro come lo avevamo sempre conosciuto stava morendo..."

“Culto” ha già parlato del 93/94 nel pezzo “Un Toro bellissimo” dove si ricordava la doppia sfida contro l’Aberdeen, uno dei momenti più alti dei granata in Europa. Come per il 1987/88 però c’era la remora, da parte mia, di affrontare tutta la stagione e stavolta non per un risultato sportivo beffardo, ma perché stava finendo un’epoca. Forse stava addirittura finendo il Toro o se non il Toro una parte importante di esso.

Stavolta non si tratta di non voler pensare a un finale di stagione amaro, ma a qualcosa di più. Quell’anno, che è l’ultimo col “primo” Mondonico in panchina, l’ultimo al Fila, l’ultimo di tantissime cose, il Toro come lo avevamo sempre conosciuto stava morendo. Le buone prestazioni sportive hanno lasciato in sottofondo una fine che arriva al galoppo, giorno dopo giorno. Sprazzi di Toro, anche importanti, ce ne sono stati anche dopo, ma il nostro periodo peggiore stava per cominciare, tra acquirenti che spariscono e proprietari che disfano tutto, senza pensarci troppo su.

E dire che in estate stava arrivando addirittura Gullit, dato quasi per fatto dopo un incontro con Goveani a Forte dei Marmi, invece la prima di tante “scelte di vita” lo porterà a fare bella la Samp. Poco male, il Toro con la coccarda della Coppa Italia sul petto piace. L’esperto Galli prova a sopperire all’addio di Marchegiani, Gregucci rafforza la difesa mentre un sacco di ragazzi del “Fila” stanno mettendo stabilmente il naso in prima squadra (in primis Falcone, Delli Carri e Sottil) provando a rendere meno duro il saluto a Pasquale Bruno. Il fortissimo Jarni si piazza a sinistra, spostando a destra Sergio che nel nuovo ruolo, senza l’ombra di Policano da contrastare, tornerà quello della Lazio. Scifo al Monaco è un altro addio pesante, ma Francescoli, sebbene non fisicamente al top, è un signor sostituto e lo stesso si può dire, sulla carta, di Osio, reduce dagli anni da Sindaco al Parma e da una Coppa delle Coppe alzata di fresco. Davanti Casagrande saluta, ma Silenzi resta il Re di Roma che ci ha fatto vincere la Coppa e un piccoletto calabrese rientrato dal prestito all’Ascoli è pronto a vestire la maglia numero dieci. Si chiama Benito Carbone, detto “Benny”, e non vede l’ora di mostrare quanto valga a quello che ha continuato a reputare il suo pubblico anche quando girovagava, con successo, l’Italia: “La mia testa era sempre qui”.

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1a giornata PIACENZA-TORO 0-3

Mondonico si innamora calcisticamente di Benny e alla prima di campionato a Piacenza, dopo la sfortunata sconfitta in Supercoppa a Washington, lo schiera col dieci sulla schiena, complici le assenze di Francescoli e Aguilera impegnati in Sudamerica nelle qualificazioni a Usa ‘94. “Carboncino” lo ripaga subito perché, dopo lo spavento causato da un certo Ferrante, è lui a segnare il primo gol stagionale del Toro ed è una perla: su lancio perfetto di Osio, controlla di petto, porta avanti la palla col destro e, sempre di destro, fulmina Taibi con un bolide a incrociare. Molto bello il raddoppio di Silenzi nella ripresa che riannoda il filo col finale della stagione scorsa: azione testarda su tocco di Fortunato conclusa con un preciso diagonale rasoterra e una corsa sotto il settore ospite. Il colpo di testa di Poggi, appena entrato, su centro di Jarni rende un incubo l’esordio in massima serie del Piacenza tutto italiano e ci fa sorridere molto, mentre, fuori dallo stadio, la rivalità con la tifoseria biancorossa inizia a materializzarsi nei fatti, anche violenti.

2a giornata TORO-ATALANTA 2-1

Il Toro non è l’unica squadra ad avere ottenuto una vittoria roboante all’esordio: c’è anche l’Atalanta dello zonista convinto Francesco Guidolin che ha sconfitto 5-2 il Cagliari di Radice che viene immediatamente esonerato da Cellino, subendo la seconda decisione assurda nel giro di un anno dopo quella di Firenze. I bergamaschi verranno a Torino, dove in A non perdono dal 1979, ed è subito zona contro uomo, nuovo contro presunto, molto presunto, vecchio sui giornali. Mondonico ride sotto i baffi e guardando il primo tempo si capisce molto in fretta il perché. Sì, perché Emiliano la impacchetta benissimo al collega e il Toro gioca un primo tempo grandioso: dopo un brividino (salvataggio di Annoni su tiro di Rambaudi) c’è solo granata in campo. Preceduti da un tiro di Silenzi a lato di poco, due schemi su punizione annichiliscono i nerazzurri: al 21’ Carbone, da destra, invece di crossare, serve rasoterra fuori area Venturin che trova il giusto spiraglio per sbloccarlo, poi al 30’, su piazzato di Carbone, la testa di Annoni fa finire la palla sul destro di Daniele Fortunato che, al volo, trova il gol dell’ex. Una punizione di Osio deviata da Ferron contro la traversa potrebbe chiudere la frazione in goleada, ma non va. Nella ripresa gli orobici si scuotono, il Toro potrebbe triplicare di rimessa (Carbone è tanto irresistibile quanto egoista), ma il finale è da brividi: Ganz la riapre in rovesciata, Annoni salva ancora una situazione scabrosa in area e poi il triplice fischio ci regala la domenica perfetta, visto che le radioline ci informano che la Juventus ha perso a Roma sbagliando due rigori.

Mondonico in sala stampa sembra un gatto che ha appena inghiottito un topolino e distrugge col sorriso: “Avete visto che anche noi che giochiamo a uomo in settimana lavoriamo molto, non stiamo lì a farci le se…renate”.

Guidolin, incensato dalla stampa come “profeta” e “nuovo messia” (testuali) ben oltre le sue dichiarazioni, verrà esonerato dall’Atalanta, che retrocederà malamente, di lì a qualche giornata. Paradossalmente sarà la sua fortuna: ripartirà da Vicenza, più pragmatico e attento tatticamente, seppur capace di far giocare comunque bene le sue squadre, ottenendo risultati incredibili e diventando uno dei più bravi tecnici italiani. Tra l’altro a Bergamo, l’anno successivo, ci sarà proprio il ritorno di Mondonico, ma adesso non è tempo di pensare a quello che in quel momento sembra fantascienza. E’ tempo di godersi due vittorie in due partite.

4a giornata TORO-UDINESE 2-0

Il Toro strappa un pareggio al San Paolo nel turno infrasettimanale e la domenica sera esordisce sulla pay tv: la prima apparizione granata su Tele+2 è molto importante, perché battere l’Udinese vorrebbe dire primo posto in classifica a sette punti in coabitazione con l’invincibile Milan. Le assenze sono tantissime (oltre ai citati Aguilera e Casagrande, mancano Annoni, Cois, Fusi e Fortunato), ma l’occasione è troppo ghiotta per fallire.

I friulani di Vicini si difendono con ordine e nel primo tempo c’è poco da segnalare, ma al 50’ si decide la partita con Carbone che affonda splendidamente a sinistra e centra per Silenzi il cui sinistro al volo supera Battistini. Carboncino che salta in groppa a Pennellone per festeggiare è una delle scene simbolo di quello splendido inizio di campionato. Poggi sbaglia qualche volta di troppo il raddoppio, una su meraviglioso assist di Osio, giusto per avere lo spavento finale con un colpo di testa di Sensini allo scadere ben bloccato da Galli.

Toro sul tetto del Milan, come titolano alcuni giornali, e la chiosa finale è come sempre di Mondonico. E’ contento perché i tifosi del Toro “possono godere ancora per una settimana (…) noi ci accontentiamo di godere un poco alla volta, perché abbiamo un vecchio detto: è importante saper godere al momento giusto”. Finezza non da poco: non l’abusato “chi si accontenta gode”, ma saper godere al momento giusto, senza paranoie, senza seghe mentali, godersi bene il momento visto che non è detto che le opportunità per farlo siano così tante. In una semplice frase, detta col suo solito sorriso, una bellissima verità.

6a giornata TORO-GENOA 2-0

L’esordio in Coppa delle Coppe è brillante con un secco 2-0 in casa del Lillestrom (testa di Silenzi su corner di Jarni, raddoppio del croato su cross di Fortunato), poi il Toro viene travolto a Parma dal ciclone Asprilla che ci stende con una tripletta. In casa contro il Genoa si vuole tornare a respirare l’aria dei due punti e lo farà nella gara che dirà a tutti che Silenzi fa davvero sul serio. Esordisce Francescoli, ma non sta bene, non è lui e infatti lascerà anzitempo il campo. Le due reti decisive arrivano nella ripresa, sotto quella Maratona dove il presidente Goveani si è mescolato agli ultras per guardare la partita. Al 51’ Sergio si destreggia a sinistra e centra, Fortunato prolunga di testa e Silenzi apre le marcature con una strepitosa giravolta al volo di destro che è un capolavoro di coordinazione. Il Genoa è solo un incrocio dei pali di Bortolazzi su punizione, mentre il raddoppio arriva a poco più di 5’ dalla fine. Carbone è imprendibile a sinistra e centra per Venturin che di testa smarca Silenzi, il cui tocco morbido morbido supera Berti in uscita. Si invoca la Nazionale, si sorride guardando la classifica col Toro che, con Samp e Parma, è a quota nove, a due punti dal Milan. Davanti all’Inter. Davanti alla Juventus, con cui giocherà domenica sera. Davanti più o meno a tutti.

(Continua)

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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