Il calcio è una materia proprio strana: puoi sviscerarla con numeri, statistiche, fatturati, tattiche, tecniche, moduli, monte ingaggi e tutti i parametri che puoi immaginarti per misurarla e cercare di capirla, ma poi basta una piccola variabile impazzita (un arbitro in giornata no, una buca nel terreno, un infortunio e così via) ed ecco che il risultato di una partita o addirittura di una stagione si discosta da ciò che i numeri potevano aver predetto. Il calcio è strano perché è un'immensa alchimia di persone (tra giocatori, staff e dirigenti una società conta più di 50 persone che direttamente ed indirettamente influiscono con le loro interazioni su prestazioni e risultati), momenti e ambienti da far risultare quasi impossibile capirlo fino in fondo e ancora di più prevederlo con una certa sicumera. Prendiamo il Torino di Juric: sulla carta è una squadra accreditata tra il dodicesimo ed il nono posto tanto che l'attuale decimo ne rispecchia tutto sommato le previsioni degli esperti. Il Toro di Juric visto però nelle ultime tre partite (dalle quali è uscito con un misero punto…) è una squadra che ha prodotto e dominato a lungo queste partite per un controvalore, diciamo, di 7 punti che, se ottenuti, lo avrebbero proiettato al settimo posto, quindi ben sopra le aspettative. Eppure così non è stato perché alcune variabili hanno determinato risultati diversi da quelli che l'andamento di queste partite avrebbe dovuto riportare.
IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO
Toro, con il cuore i limiti possono essere superati
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Commentare il calcio è, quindi, un esercizio di pura opinione perché qualunque dato oggettivo si presenti a sostegno della propria tesi può essere ragionevolmente ritenuto corretto, sebbene nella sostanza nulla nel calcio sia davvero spiegabile con i soli meri dati oggettivi. Come si spiega d'altronde un Sassuolo sull'orlo della B o un Bologna in piena zona Champions? Tornando alle cose di casa nostra, sono d'accordo con Juric quando dice che una squadra come la nostra deve avere tutti gli elementi al 100% per pensare di ottenere risultati superiori alle aspettative: se Sanabria non lo è e da solo davanti a Terracciano si ferma e aspetta il recupero del difensore per dribblarlo sprecando una colossale occasione, come fai a vincere partite e fare più punti di quelli stimati dagli addetti ai lavori? Se il tuo portiere non è al top in ogni partita, il tuo terzino sinistro non va forte come quello destro e i centrocampisti giocano alternativamente bene e male, ma mai bene tutti assieme, come fai ad andare oltre ai tuoi limiti? Semplicemente ci provi e se va male ci riprovi. E se quando ci vai vicino un arbitro vanifica il tuo sforzo, ti arrabbi, eccome se ti arrabbi, ma ci riprovi ugualmente. Questo è il senso del calcio, questo è lo spirito del Toro. E gli applausi della Maratona alla squadra, meritevole di non essersi piegata ad una palese ingiustizia e di aver portato a casa un punto contro la Fiorentina nonostante l'inferiorità numerica, ci dice che questa è la strada. Con il rientro di Buongiorno, in una serata che ha sancito il “passaggio di consegne” ideale tra il vecchio idolo, Belotti, subissato dai fischi e il nuovo idolo, Alessandro, acclamato dalla Maratona, la squadra ritrova leadership e cuore e si prepara all'ultimo quarto di campionato con l'idea di andare oltre ai propri limiti senza precludersi la possibilità di tentare un'impresa quasi impossibile. “Ho un gruppo meraviglioso” ha detto il mister nel dopo gara di sabato sera ed è questa la notizia migliore in mezzo a tante notizie poco piacevoli: il settimo posto che si allontana, l'infortunio di Ilic, la squalifica di Ricci e il solito metro arbitrale da “figli e figliastri”.
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La contestazione a Cairo, dura e costante durante tutta la partita contro la Fiorentina, esula dal supporto, doveroso, a questa squadra e a questo gruppo spinto dalla forza di Zapata, dalle folate di Bellanova e dalla tenacia di Buongiorno. Cairo sa perché è contestato, i ragazzi invece devono sapere che siamo dalla loro parte. Soprattutto quando danno tutto e serrano i ranghi contro tutto e tutti come accaduto con la Viola. La classifica non sorride particolarmente, in vista c'è una sfida complicata con il Napoli: nessuno ha detto che sarebbe stato facile, ma il bello è anche questo. Sudare, lottare e provare alla fine a conquistarsi qualcosa nonostante i propri limiti. Cosa c'è di più granata di questo?
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