Torna l'appuntamento con un nuovo episodio della rubrica "Una voce fuori dal Toro", a cura di Enzo Borgna
Una delle affermazioni più conosciute del poeta cileno Pablo Neruda si addice perfettamente al mondo del calcio. Lo stesso verbo – vincere - è portatore di significati diversi per i tifosi del Real Madrid rispetto a quelli granata. Così come la classifica dei capo-cannonieri non dice tutta la verità riguardo le capacità realizzative del calciatore. Nello stilarla sarebbe più corretto attribuire a ciascun gol coefficienti legati alla difficoltà o al peso delle reti. Il gol del vantaggio o del pareggio ha infatti un valore superiore rispetto a quello del 2-0, il quale, a sua volta, ha un valore superiore a quello del 3-0 e via dicendo. Sul punto Cerci docet.
Da ultimo rispondo ad un lettore che per la terza volta mi chiede se credo in quello che scrivo. Assolutamente sì, e confesso di essere più ottimista di quanto in realtà mostri (anche grazie a Juric) non volendo apparire come un provocatore. So bene che dirigere una società di calcio (per un mio lontano passato in tale veste) significa ricevere critiche sempre e comunque (addirittura recentemente nemmeno Percassi ne è stato indenne!), ma resto più che mai convinto che Cairo voglia portare in alto il Toro. La stessa scelta degli allenatori che si sono succeduti a Ventura è indicativa delle sue ambizioni. Mi auguro comunque, se questa mia rubrica avrà un seguito, che chi critica, ove avessi avuto ragione, a fine stagione lo riconosca. Per parte mia non mi tirerò indietro ad ammettere i miei eventuali errori. In ogni caso sempre e comunque forza Toro.