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Esclusiva

Bottoni (tactical analyst): “Verticalità e aggressione alta: vi spiego Juric”

Bottoni (tactical analyst): “Verticalità e aggressione alta: vi spiego Juric”

Le parole di Bottoni (Uefa A professional coach e tactical analyst) in esclusiva su Toro News: sotto la lente d'ingrandimento il gioco di Juric, il suo 3-4-2-1 in fase di possesso e non possesso

Andrea Calderoni

Come gioca una squadra di Ivan Juric? Lo abbiamo chiesto a mister Emanuele Bottoni, Uefa A professional coach e tactical analyst (LEGGI QUI  e QUI le sue precedenti interviste) che in esclusiva su Toro News ci parla dell’idea di calcio dell’allenatore croato.

Buongiorno Emanuele, quali sono in linea teorica le principali caratteristiche del 3-4-2-1 di Ivan Juric in fase di possesso palla?

“In fase di possesso palla il modulo 3-4-2-1 può diventare anche un 3-2-5: gli esterni si alzano a livello degli attaccanti. È un movimento in avanti molto utile perché il gioco si sviluppa molto in verticale e in questo modo si donano cinque possibilità di passaggio in verticale. L’avversario al contempo si trova in difficoltà a coprire tutte le linee e l’intera ampiezza del campo. I tre attaccanti (due trequartisti e una vera prima punta, ma possono essere anche intercambiabili gli interpreti) non stanno mai piatti: uno può, ad esempio, venire incontro mentre l’altro può dettare la profondità. L’avversario, perciò, deve guardarsi da parecchi pericoli. Sempre in fase di possesso, l’attacco dell'area  avviene sempre almeno con quattro giocatori: almeno due attaccanti, un mediano che si inserisce e l’esterno della corsia opposta. Il coinvolgimento dell’altro esterno è una mossa che vediamo attuata molto spesso anche nell’Atalanta di Gian Piero Gasperini, la principale fonte d’ispirazione di Ivan Juric, e non soltanto per tale aspetto. L’attacco dell’area è sempre abbastanza corposo. Comunque, il fondamento del calcio di Juric da non dimenticarsi mai è il seguente: recupero palla e verticalizzazione veloce. La ripartenza è imprescindibile nel 3-4-2-1 di Juric”.

 Emanuele Bottoni, Uefa A professional coach e tactical analyst

Come lavorano i tre giocatori offensivi in una squadra di Juric?

“I tre giocatori offensivi di Juric tendono a muoversi e a svariare parecchio, non c’è mai staticità nei tre avanti. Come detto, non sempre gioca con due trequartisti e un attaccante puro. Gli è capitato anche di puntare sul cosiddetto falso 9. Gli attaccanti in fase di possesso possono anche allargarsi, trasformando il modulo in un 3-4-3. Gli scambi di posizione sono all’ordine del giorno nel gioco di Juric. Se lil laterale va molto incontro al terzo difensore centrale per garantirgli una soluzione di gioco in più, allora lo spazio alle sue spalle si svuota e viene attaccato dal trequartista. D’altronde il principale compito dei trequartisti in Juric è attaccare gli spazi vuoti, lasciati da coloro i quali vanno ad accorciare. In questo caso vanno lunghi, sfruttando un movimento a esca di un compagno. Capita, comunque, anche il contrario, ovvero che sono i trequartisti ad andare incontro al compagno in possesso. E in questo caso può prendersi il centro del campo il laterale. Nell’Hellas regolarmente Faraoni entrava dentro al campo, proprio come si verifica nel Milan con Theo Hernandez. D’altro canto nel calcio del 2021, si deve parlare sempre meno di ruolo e sempre più di funzione, perché un terzino può ricoprire nell’arco di una partita anche il ruolo di mezz’ala o di trequartista”.

In fase di costruzione i tre difensori partecipano attivamente?

“Se la palla è tra i piedi del terzo centrale difensivo, significa che si possono innescare quei meccanismi sopra descritti in base al movimento dell’esterno e del trequartista. Si accendono, quindi, una serie di automatismi nei giocatori in campo. Inoltre, spesso un mediano segue l’azione offensiva e viene seguito a distanza dall’avversario, permettendo al proprio difensore centrale di portarsi a livello della linea dei centrocampisti, o guidando la palla o semplicemente uscendo dalla sua abituale zona. Trasformare nell’azione il difensore in centrocampista può creare situazioni di superiorità. A volte nella stessa azione ben due difensori centrali escono fuori dai blocchi e vengono sostituiti dal laterale o dall’altro mediano”.

 BRESCIA, ITALY - SEPTEMBER 20: US Citta di Palermo head coach Gian Piero Gasperini (R) and assistant coach Ivan Juric during a US Citta di Palermo Training Session at Coccaglio stadium on September 20, 2012 in Coccaglio near Brescia, Italy. (Photo by Dino Panato/Getty Images)

Il 3-4-2-1 di Juric in fase di non possesso, invece?  

“I primi difensori sono i tre giocatori offensivi che cercano di disinnescare le fonti di gioco avversarie. Il primo blocco di pressing cambia la propria aggressione in base all’avversario. A seconda delle uscite proposte dalle altre squadre. Due giocatori su tre escono sul lato della palla affinché possa essere bloccata una potenziale linea di passaggio senza far uscire anzitempo un laterale. L’altro uomo offensivo va sul vertice basso, ovvero sul costruttore dell’azione. Capita spesso, comunque, in Juric di vedere il laterale del centrocampo a 4 uscire sul terzino o sul centrale allargato avversario. Questo si traduce con una mentalità ultra-coraggiosa. È, infatti, un pressing ultra-offensivo. Questa è un’altra caratteristica fondamentale del calcio di Juric: si accorcia sempre in avanti e si limita l’avversario soltanto se non lo si molla di un centimetro tramite appositi accoppiamenti. L’uscita del laterale si riflette in tutte le scalate degli altri giocatori, tanto che può succedere che il difensore centrale rompa la linea e vada ad anticipare o contrastare l’attaccante anche se quest’ultimo è andato incontro nella sua metà campo. Il difensore centrale, perciò, sta incollato alla sua preda. Lo stesso si verifica in altre zone del campo e quindi si creano, come detto, una serie di accoppiamenti e l’uomo di Juric non deve mai staccarsi dal suo avversario per sopperire agli spazi che possono restare vuoti”.

Nel caso in cui il possesso palla avversario sia particolarmente prolungato cambia qualcosa?

“Sì, il baricentro della squadra di Juric tende ad abbassarsi. Si passa al 5-3-2 o al 5-4-1. Stare a cinque sotto palla permette proprio al difensore centrale, come esposto prima, di uscire forte e di scardinare la linea, perché comunque si rimane quanto meno a quattro alle sue spalle. Comunque, l’obiettivo è recuperare il pallone il prima possibile e poi procedere con la verticalizzazione e se ciò non avviene ci si abbassa, come appena descritto”.

 VERONA, ITALY - JANUARY 24: Ivan Juric, head coach of Verona celebrates during the Serie A match between Hellas Verona FC and SSC Napoli at Stadio Marcantonio Bentegodi on January 24, 2021 in Verona, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Esposti i pro, procediamo con i contro di questa mentalità.

“Il primo contro sono gli spazi che i difendenti si lasciano alle spalle. Anche in questo Juric assomiglia a Gasperini. Scegliendo l’uomo e non lo spazio, l’avversario ti può studiare dei lanci alle spalle e ti possono sorprendere nella copertura della profondità. Alcuni contro movimenti avversari non letti dall’Hellas nell’ultimo campionato sono stati emblematici, me ne ricordo soprattutto uno di Cuadrado che è andato incontro e poi si è gettato nello spazio. L’altro contro riguarda l’aspetto disciplinare. Il pressing alto presuppone entrate decise perché non si può essere superati e bisogna mantenere l’avversario di spalle. Ciò comporta molti cartellini gialli e a volte rossi. Falli tattici e falli dettati dalla troppa aggressività sono tra gli aspetti meno positivi di questo tipo di atteggiamento. Un terzo contro è relativo agli accoppiamenti che possono saltare quando di fronte c’è una squadra particolarmente tecnica in grado di eludere la tua pressione. In questi casi è lo stesso Juric a predicare un atteggiamento più conservativo. L’atteggiamento ultra-offensivo, inoltre, non è mantenibile per l’intero arco della gara perché è molto dispendioso e quando si deve rifiatare ci si posiziona con la linea a cinque prima descritta”.

Altre considerazioni generali su Juric?

“Ce ne sarebbero parecchie. Ha un’identità definita. Ha chiari principi di gioco, rigidi ma efficaci. Dà grande disciplina e furore agonistico. Sa valorizzare benissimo i giovani ed è un allenatore bravo, come dimostrato negli ultimi anni. È impossibile, però, dire a priori se farà bene o male a Torino. Credo che anche per lui sarà una prova di maturità dopo Genoa e Verona. Un’altra cosa positiva di Juric è che le sue squadre segnano molto da fermo: circa il 22%-23% da punizione, il 17-18% da rigore (ricordo che i penalty vanno sempre conquistati)”.