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Esclusiva

Claudio Sala a TN ricorda Gigi Gabetto: “Uomo fuori da ogni cosa”

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In esclusiva le parole di uno dei più grandi calciatori della storia del Torino che ricorda un suo ex dirigente

Andrea Calderoni

“Un uomo fuori da ogni cosa, gentile, pacato, mai sopra le righe”: Claudio Sala tratteggia in esclusiva su Toro News con queste poche, semplici parole il ritratto di Pier Luigi Gabetto (per tutti “Gigi”), scomparso all’età di ottant’anni. Era figlio del “Barone”, Guglielmo, uno degli Invincibili. Con il “Poeta del gol” ha vissuto anni indimenticabili sotto la Mole alla guida del settore giovanile. Stagioni ricche di soddisfazioni: Gabetto era responsabile del settore, Sala allenatore di quella Primavera che conquistò il Torneo di Viareggio nel 1998 e la Coppa Italia l’anno successivo.

Non erano momenti prosperi per il mondo granata, eppure il vostro tandem fece un gran bene.

“Erano momenti di magra, non c’erano soldi. Insieme a me, Gigi riuscì a tirare fuori un Viareggio e una Coppa Italia. Facemmo risultato con poca roba perché prima c’era Calleri che non tirava fuori soldi, poi sono subentrati i genovesi e nonostante tutto abbiamo portato a casa due trofei in due anni”.

Era un periodo complesso per il Torino...

“Era complesso perché non si investiva nei giovani. Bisognava fare quello che si riusciva con il materiale umano a disposizione. Con quelli a disposizione siamo comunque riusciti a ottenere grandi cose. Buona parte del merito va alla persona di Gigi Gabetto”.

Claudio Sala a TN ricorda Gigi Gabetto: “Uomo fuori da ogni cosa”- immagine 2

Oggi è percorribile la strada dei giovani?

“Ci vogliono soldi. Per prendere i giovani più bravi ci vogliono soldi. Il Torino oggi non ha tutta questa disponibilità e quindi i giovani più forti finiscono nelle società più ricche. Poi, bisogna essere bravi a pescarli come fatto dal Napoli con Kvaratskhelia. Con la liquidità bisogna prendere giocatori di prospettiva che ti possano garantire un futuro. In realtà, le garanzie nel calcio non ci sono mai perché due più due non fa mai quattro”.

Sarebbe un segnale per la Primavera tornare a giocare al Filadelfia?

“Io non ho mai giocato e non mi sono mai allenato al Filadelfia con la Primavera. Sarebbe un indubbio vantaggio: ciò dipende soltanto dal Torino e dai vertici societari. Credo che oggi sia abbastanza semplice decidere di spostare le partite interne della Primavera al Filadelfia, tutto sta alla volontà del club. Bisogna capire se all’allenatore della Prima Squadra va bene, se il campo può reggere i carichi delle partite dei più giovani e gli allenamenti della Prima Squadra. Insomma ci sono delle variabili tecniche da tenere in considerazione”.

Veniamo all’oggi. Come si possono giudicare le prime sette giornate?

“Era partita forte la squadra di Juric, poi ci sono state delle difficoltà, evidenti soprattutto contro il Sassuolo. Non dimentichiamo però che la sconfitta è arrivata all’ultimo con un gran gol di testa di Alvarez, altrimenti sarebbe stato pareggio, magari non bello ma pur sempre valeva un punto. Il Toro sembra essere rientrato nei ranghi. Dopo la sosta ci sarà la trasferta a Napoli e quindi il Toro mi sembra che faccia fatica a stare nel gruppo delle squadre più importanti”.

Si prospetta un torneo simile a quello scorso?

“Direi che il campionato di Serie A è differente rispetto a quello scorso, basti pensare all’Udinese che nessuno pronosticava così in alto. Una volta c’erano Milan, Inter e Juventus che dominavano, oggi invece sembra che ci sia maggior spazio per le altre”.

Questo per dire che il Torino può avere dei rammarichi per i punti persi negli ultimissimi minuti con Inter e Sassuolo?

“Peccato che il Toro non ha dato la continuità dell’Udinese. Poi serve sempre la fortuna, ma la fortuna nello sport e nella vita devi andartela a cercare”.

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