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Esclusiva

Raggio Garibaldi racconta il primo Juric: “Si vedeva che era un predestinato”

Raggio Garibaldi racconta il primo Juric: “Si vedeva che era un predestinato”

In esclusiva a Toro News l’attuale mediano del Foggia ci parla del suo allenatore ai tempi del Mantova, era la stagione 2014-2015 e il croato esordiva tra i professionisti

Andrea Calderoni

Silvano Raggio Garibaldi è un testimone dei primi tempi da allentore di mister Ivan Juric, il nuovo tecnico del Torino. Era la stagione 2014-2015 e il mediano, oggi 32enne del Foggia, militava in Serie C nel Mantova. In panchina c'era proprio l’allenatore croato, alla sua prima esperienza tra i professionisti dopo essere stato per alcune stagioni vice di Gian Piero Gasperini. Per quel Mantova fu una stagione fu una stagione chiusa al 13° posto con una buona salvezza, nonostante i problemi societari, e il ricordo di Raggio Garibaldi, cresciuto nel Genoa, è più che positivo. “Di Juric non posso parlare che bene” afferma in esclusiva a Toro News il centrocampista.

Buongiorno Silvano, ci spieghi perché per Juric i giudizi non possono che essere positivi dal suo punto di vista.

“In primo luogo perché si capiva che era un predestinato. Si capiva che in Serie C era di passaggio. Io avevo 25 anni all’epoca e mi ricordo che ci aveva dato una certa fisionomia. Tutti remavamo dalla sua parte e mettevamo in pratica quello che lui ci diceva. È stata una bella annata, nella quale abbiamo prodotto un bel calcio. Ho un gran bel ricordo”.

 Silvano Raggio Garibaldi, oggi 32enne in forze al Foggia

Si può definire Juric un gran motivatore?

“Sì, confermo. È un trascinatore. È un tecnico che si fa seguire. Tira fuori il meglio, sa come spremere i suoi giocatori. Fa allenare bene la squadra e il suo segreto è il lavoro. Fa lavorare tanto il gruppo e di conseguenza il gruppo sta sempre bene fisicamente”.

Il suo calcio punta alla verticalità?

“Sì, ama andare in verticale piuttosto che orizzontale. Però, il mio giudizio risale a sei/sette anni fa. Come allenatore Juric sarà evoluto moltissimo in questo lasso di tempo, dunque avrà maturato altre idee. All’epoca i centrocampisti avevano un ruolo centrale nel suo tipo di calcio”.

Vi siete più sentiti dopo la stagione a Mantova?

“Sentiti no, ma ci siamo visti in un paio di occasioni. È chiaro che le nostre carriere hanno preso due vie differenti. Da lontano ho seguito la sua grande carriera. Lo seguo con grande affetto ancora oggi e faccio tifo per lui”.