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Juric, due milioni di motivi per accettare il Toro

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Se c'è ancora qualcuno che crede alla favola delle "garanzie" richieste dai tecnici prima di firmare, temo resterà deluso…

É finita con un deja-vù l'avventura di Davide Nicola sulla panchina granata: il cuore Toro chiamato a salvare una squadra allo sbando che riesce nella sua difficile missione e viene immediatamente messo da parte con una pacca sulla spalla, senza avere la benché minima possibilità di poter presentare un progetto tecnico-tattico per l'intera stagione successiva. Era successo l'anno scorso a Longo, che in verità aveva fatto meno bene di Nicola pur raggiungendo l'obiettivo per nulla scontato, e anche in quel caso Cairo e Vagnati avevano subito puntato in maniera sbagliatissima su Giampaolo senza dare una chance all'ambizioso Moreno. 

Quest'anno quanto meno è stato scelto un allenatore, Juric, più adatto alle caratteristiche della piazza e all'idea di calcio che in generale ha in testa il tifoso del Toro. Lungi dal giudicare a priori la bontà della scelta fatta da presidente e ds, mi limiterò, però, ad un paio di considerazioni, spingendomi in qualche illazione che mi auguro non si avveri per il bene del Toro e del fegato di noi tifosi tutti… 

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In primo luogo, io, personalmente, non capisco perché non sia stata data la possibilità a Nicola di andare avanti nel suo lavoro: con una squadra mal costruita e piena di "mal di pancia" ha tenuto una media punti che, se proiettata su di un interno campionato, sarebbe comunque stata da parte sinistra della classifica, cioè in linea con il potenziale attuale del Torino FC targato Cairo. Certo la debacle col Milan, e la seguente vergognosa partita con lo Spezia, avevano rischiato di compromettere l'ottimo lavoro del tecnico di Vigone, ma alla fine il risultato è stato portato a casa e Nicola, che in questi mesi aveva avuto modo di capire chiaramente quali erano i problemi della rosa, avrebbe potuto impostare la prossima stagione dando quelle indicazioni a presidente e ds su come evitare di trovarsi nuovamente nei guai. Su Nicola, quindi, non c'è altro da aggiungere: ha dimostrato ancora una volta di essere un allenatore molto bravo a muoversi in situazioni delicate, collezionando la sua terza salvezza in A arrivata con l'ennesima mission impossible e al tempo stesso si è fatto apprezzare sia per il ben noto attaccamento ai colori granata, sia per le capacità di gestione del gruppo, dote ormai determinante per un tecnico nel calcio moderno. Continuo a pensare che avrebbe meritato una chance, ma il presidente ha preferito puntare su Juric, tra l'altro dandogli un generosissimo stipendio. Perché? 

A mio parere la scelta, agli occhi dei più, insensata, di continuare con Vagnati (sul cui operato ci sarebbe molto da obiettare… ) e di puntare su Juric certifica l'impossibilità di produrre quel repulisti nella rosa che sarebbe necessario (e doveroso!) dopo i risultati degli ultimi due anni. Cairo non ha la forza economica, né soprattutto la volontà, di fare quella rivoluzione che sarebbe necessaria all'interno del parco giocatori, cedendo a costo di minusvalenze i tanti giocatori flop accumulati in rosa (Verdi, Zaza, Rodriguez, ecc.) e comprando altrettanti nuovi giocatori per cominciare un nuovo ciclo. È più semplice fare un grosso investimento sul mister (12 milioni lordi più bonus in tre anni) attirandosi la ribalta mediatica con un nome, quello di Juric sulla cresta dell'onda dopo le ultime due stagioni a Verona, che ascoltare le richieste di Nicola che gli sarebbero costate economicamente  di più in termini di minusvalenze e nuovi innesti. Sorrido quando penso a chi dice che Juric "non le manderà a dire a Cairo" se il presidente non accontenterà l'allenatore sul mercato: anche Giampaolo, che passava per un talebano ed era considerato un maestro del calcio, è arrivato a dichiarare che gli stava bene Rincon regista quando anche mia nonna sapeva che un medianaccio come El General non poteva fare quel ruolo neppure nelle partitelle scapoli ed ammogliati. Gli allenatori per quanto di personalità o di carattere sono dei "dipendenti" profumatamente pagati anche per accettare la linea dettata dal datore di lavoro. E di tecnici che si dimettono rinunciando allo stipendio ne ho visti proprio pochi… Per non parlare di chi sostiene che Juric "avrà sicuramente preteso delle garanzie da Cairo prima di firmare". Certo, come no! Perché Juric vive su Marte e non sa cos'è successo a Mihajlovic o a Mazzarri, che voleva tre rinforzi all'indomani del settimo posto e ottenne solo Verdi dopo essere stato eliminato dai preliminari di Europa League o a Giampaolo che sta ancora aspettando il regista e il trequartista fondamentali per il suo modulo di gioco. Juric, da serio e capace professionista del calcio, ha avuto due milioni di motivi per accettare la proposta di lavoro di Cairo, sapendo benissimo che nel mondo del calcio le garanzie non esistono, mentre gli ingaggi determinano praticamente tutto e smuovono tutto e tutti (vedere il caso di Donnarumma per capire cosa intendo). Juric prenderà il suo bel cachet e farà con le sue competenze, che magari sono anche superiori a quelle di Nicola, con la legna che gli daranno, a prescindere dai suoi desiderata. Di sicuro nella testa del presidente c'è l'idea di un Juric novello Gasp capace di coniugare plusvalenze e risultati: peccato solo che il presidente non tenga conto della diversa struttura societaria tra Atalanta e Torino… 

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Ovviamente da tifoso che ama visceralmente il Toro mi auguro che Juric ottenga risultati straordinari sulla panchina granata e da domani faccio il tifo per lui con tutte le mie forze. Per oggi mi limito a constatare che negli ultimi sedici anni il modus operandi di questa società è sempre stato lo stesso: tanto fumo e sempre troppo poco arrosto. E l'operazione Juric, così, su due piedi, spero proprio non sia un altro deja-vù.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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